Libretto - Radio Rai
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C a n d i d e : i l m o n d o è 4 / 3 p i g r e c o e r r e t r e<br />
non soddisfare né il pubblico, né gli addetti della stampa. Ciò, malgrado<br />
alcuni suoi temi avessero un alto gradimento, malgrado il successo personale<br />
di Mary Costa, la Cunegonda di questa produzione, tutta un brillare<br />
di acuti nell’aria virtuosistica “Glitter and Be Gay”, andando anche più su<br />
di quanto richiesto dalla partitura, malgrado già si fosse instaurato con<br />
il tema iniziale dell’orchestra (che è poi una citazione della canzone di<br />
Cunegonda di cui s’è appena detto) quel meccanismo di riconoscimento<br />
di massa capace di chiamare l’applauso nel cuore dell’esecuzione.<br />
In seguito a quest’ancor tiepida accoglienza, si decise di agire radicalmente<br />
sul testo di questa pièce teatrale. Si cominciò coll’abbandonare il libretto<br />
che era stato scritto da Lillian Hellman e si chiamò Hugh Wheeler<br />
per trarre da Voltaire un libretto nuovo, furono rivedute le canzoni con<br />
il contributo di Stephen Sondheim e si andò in scena a New York, nel<br />
1973, tenendo il cartellone per 740 serate. Questa edizione, col ridurre<br />
l’orchestra a 13 strumentisti, aveva però portato l’accento in maniera<br />
evidente sull’aspetto teatrale dello spettacolo, relegando la musica a una<br />
dimensione di sfondo. Dopo questo allestimento ci si trovava però aperta<br />
dinanzi la via per giungere a una definizione pienamente soddisfacente<br />
di Candide quale testo per il teatro d’opera. Sul palcoscenico, infatti,<br />
a questo punto funzionava bene e, riorchestrato il tessuto musicale, che<br />
si era smagrito eccessivamente per giustificarne la presenza nei cartelloni<br />
d’opera, si sarebbe potuti tornare su queste scene con un prodotto solido,<br />
capace di convincere il pubblico di questo genere di spettacolo.<br />
Fu ciò che avvenne nel 1982 all’Opera City di New York dove venne<br />
presentato, 26 anni dopo quello che possiamo considerare l’urtext dell’opera<br />
quale oggi si ascolta, “Candide – the opera house version”.<br />
Ora, al di là della possibilità di mettere insieme un’edizione critica<br />
capace di accogliere tutti i passaggi e le trasformazioni che hanno accompagnato<br />
il primo quarto di secolo di questa pièce per il teatro musicale,<br />
lavoro che comunque non darebbe mai l’opportunità di mettere in scena<br />
un ipotetico “vero” Candide, ma di riproporne uno di quelli di cui abbiamo<br />
scritto (senza che sia improbabile che ce ne siano degli altri) o di<br />
farne un altro ancora, prendendo da quel che è servito a un allestimento<br />
e da quel che è stato utilizzato in un altro, prendendo da fonti legittime,<br />
ma accostando sequenze che non sono ancora state vicine, legittima confusione<br />
dei segni lasciati dallo stesso macro-Candide, cioè dall’insieme<br />
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