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Libretto - Radio Rai

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What a Wondeful World,<br />

ovvero Candido e le ragioni di un furore<br />

di Giuliana Manganelli<br />

What a Wonderful World! Povero Armstrong. Insieme a Mozart, Vivaldi<br />

e Rossini costretto a fare da parafulmine agli improperi di abbonati<br />

messi in attesa da melliflui centralini. Tra un “La preghiamo di attendere<br />

in linea” e l’altro, però, nelle hit parade aziendali a lui è toccata la parte<br />

più ingrata. La sua voce di catrame rotola lungo il filo per consolarci della<br />

seccatura di stare manciate di vita con la cornetta in mano come ebeti<br />

ad ascoltare l’assenza dell’interlocutore. Mentre là fuori il mondo preme,<br />

schiuma, impazzisce e prende fuoco Satchmo ci culla aggrovigliando What<br />

a Wonderful World, un giardino pieno di alberi e rose, arcobaleni, gente<br />

che si stringe la mano e si ama, bambini che piangono sì, ma qualcuno<br />

li consola e li aiuterà a crescere. Ma Armstrong, pace all’anima sua, non<br />

si è mai sognato di dire che il suo “wonderful world” è anche il migliore<br />

dei mondi possibili.<br />

Il Dottor Pangloss, invece, cattivo maestro in buona fede (il peggio<br />

che il mercato pedagogico possa offrire), sì. Promuovendo il “migliore dei<br />

mondi possibili” di Leibniz, la ferrea catena di eventi che tutti ci avvince<br />

e la ragion sufficiente al di là di ogni ragionevole dubbio, stacca il biglietto<br />

per il suo ingenuo allievo Candido, se stesso e un bel po’ di varia<br />

umanità disgraziata, per un apocalittico, comico e surreale tour no limits.<br />

Candido naïf e cuor d’oro, travolto malgré lui da bulimia catastrofista<br />

ma per fortuna intelligente e assistito dal germe del dubbio, attraversa a<br />

scheggia un numero mirabolante di sventure personali e disastri collettivi<br />

del XVIII secolo. Voltaire non gli fa mancare niente: guerre, naufragi,<br />

stupri e saccheggi, tradimenti, sfruttamento e cannibalismo, corruzione e<br />

violenze, auto-da-fé serviti a fuoco lento, rapine e schiavitù, nel migliore<br />

dei mondi possibili governato da impostori, ladri, ingrati, ipocriti, religiosi<br />

avidi e corrotti, nobili sciocchi e prepotenti. E se per puro caso Candido<br />

e il pratico Cacambo riprendono fiato sfiorando la dorata utopia di Eldorado,<br />

ben presto subentra una sorta di noia esistenziale a ributtarli tra le<br />

gioie e i dolori dell’être-au-monde.<br />

Candide, ovvero l’ottimismo, il più celebre dei contes philosophiques di<br />

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