medicale.pdf - Osservatorio Biomedicale Veneto
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Bio<strong>medicale</strong> veneto<br />
62<br />
Bio<strong>medicale</strong> veneto tra società del benessere e mercato<br />
novazioni radicali. L'organizzazione di forme di innovazione di tipo distribuito<br />
entro ambiti territoriali circoscritti - come il distretto industriale - consente da un<br />
lato di consolidare saperi maturati a livello locale e rinnovati facendo leva su<br />
linguaggi (tecnico-produttivi, commerciali, ecc.) specifici, ma dall'altro lato pone<br />
dei limiti alla capacità di riproporre e riutilizzare anche al di fuori degli ambiti<br />
(organizzativi e territoriali) di origine conoscenze di natura contestuale (Becattini,<br />
1998; Corò, Rullani, 1998). Queste dinamiche interattive e reticolari di<br />
gestione dell'innovazione possono però avere, nell'attuale scenario competitivo,<br />
un maggiore riconoscimento rispetto al quadro fordista, legittimando e sottolineando<br />
anche la piccola impresa come promotore di nuova conoscenza.<br />
Oggi l'innovazione si configura come un percorso aperto (Chesbrough, 2003)<br />
di raccolta, organizzazione ed elaborazione di stimoli e contributi che provengono<br />
da una pluralità di fonti distinte, non necessariamente contigue<br />
all'impresa. Se la codificazione consente di identificare un insieme di saperi appropriabili<br />
e difendibile (brevetti), allo stesso tempo però non sempre questo<br />
processo di formalizzazione è possibile o realizzabile a costi accessibili per le<br />
imprese (cfr. design).<br />
L'economia globale rappresenta, inoltre, una consistente opportunità per le imprese<br />
di aumentare la scala di applicazione delle conoscenze oltre i contesti di<br />
origine. Rispetto ad una lettura delle dinamiche di globalizzazione come pura<br />
omologazione nei prodotti e nei consumi, questo approccio enfatizza le opportunità<br />
di una riorganizzazione a scala mondiale delle forme di divisione del<br />
lavoro cognitivo, riconoscendo il valore della varietà dei contesti (produttivi, sociali,<br />
istituzionali, territoriali) per l'attivazione di virtuose dinamiche di innovazione<br />
(Grandinetti, Rullani, 1996). In questa prospettiva, anche la piccola impresa<br />
può trovarsi avvantaggiata se in grado di proporre, con la propria specializzazione,<br />
delle prestazioni distintive incentrate su conoscenze maturate nel<br />
proprio ambito competitivo, rivendibili ad una scala internazionale.<br />
Rispetto all'attività innovativa dunque, le imprese venete del bio<strong>medicale</strong> emergono<br />
dall'analisi come un sottoinsieme abbastanza interessante: il 30% delle<br />
imprese è sorto producendo un nuovo prodotto e il 17% migliorando un prodotto<br />
esistente; nelle imprese produttive il 6% del fatturato è speso in attività di<br />
R&S ma i ricercatori (anche non a tempo pieno) coinvolti nelle attività di ricerca<br />
rappresentano l'11% degli addetti.<br />
Come detto, un altro strumento importante per misurare la performance della<br />
ricerca scientifica è il brevetto, sebbene non necessariamente misuri la qualità<br />
del risultato raggiunto dalle imprese (si contano i brevetti assumendo che ciascuno<br />
abbia la stessa rilevanza scientifica e tecnologica), e non tenga conto<br />
della diversa propensione settoriale e aziendale alla brevettazione che dipende<br />
dal modello scelto dall'impresa per proteggere la sua innovazione (come<br />
abbiamo visto sopra: segreto industriale, brevetto o lead-time).<br />
A questo riguardo, le imprese venete del bio<strong>medicale</strong> negli ultimi anni hanno<br />
registrato 92 brevetti internazionali e le imprese con presenza di attività brevettuale<br />
sono circa il 30% ma il numero medio di brevetti per impresa brevettante<br />
è piuttosto elevato: circa 7 brevetti per impresa. Solamente nel 36% dei casi<br />
non si hanno né attività di ricerca formalizzata né attività di brevettazione, mentre<br />
l'analisi delle fonti innovative ha mostrato la forte capacità delle imprese di<br />
sfruttare altre risorse di conoscenza oltre alla fonte interna R&S: soprattutto la<br />
capacità creativa imprenditoriale e l'interazione con i clienti. Inoltre, in circa un<br />
terzo delle imprese esiste un'attività di interfacciamento fra R&S pubblica e privata.<br />
Si tratta di una relazione che in alcuni casi proietta le imprese venete a collegarsi<br />
con le università straniere e dare avvio a dei veri start-up imprenditoriali