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il quaderno conclusivo del progetto "Corridoio Esino" - Comune di Jesi

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38 <strong>Jesi</strong> La visione: dal <strong>Corridoio</strong> al Parco <strong>del</strong>le attività<br />

Interporto Marche, Consorzio Zipa, Autorità portuale <strong>di</strong> Ancona, Aerdorica,<br />

Trenitalia, Rfi, Anas.<br />

Il tavolo <strong>di</strong> lavoro aveva sostanzialmente due obiettivi: <strong>il</strong> primo era<br />

quello <strong>di</strong> mettere per la prima volta insieme i rappresentanti <strong>di</strong> istituzioni<br />

pubbliche, <strong>di</strong> agenzie tecniche e i vari soggetti che si occupano<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo industriale, logistica e infrastrutture, per scambiare le<br />

conoscenze <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i sui progetti in corso (interporto, scalo merci,<br />

quadr<strong>il</strong>atero, ecc.) e sul futuro <strong>del</strong>le infrastrutture già presenti; <strong>il</strong> secondo<br />

era quello <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre alcuni obiettivi <strong>di</strong> fondo e gettare le<br />

basi per un lavoro successivo nell’ipotesi <strong>di</strong> trasformare le numerose<br />

e <strong>di</strong>verse iniziative in atto in un vero e proprio <strong>progetto</strong> <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo<br />

territoriale per la valle <strong>del</strong>l’Esino.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong> partenariato, l’ere<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> Piano strategico era<br />

dunque ancora più cospicua: c’erano degli attori, c’erano state <strong>del</strong>le<br />

modalità <strong>di</strong> interazione, erano stati raccolti primi elementi <strong>di</strong> conferma<br />

<strong>del</strong>l’importanza <strong>di</strong> lavorare ad una scala territoriale. Si trattava <strong>di</strong> organizzare<br />

questi elementi all’interno <strong>di</strong> una nuova opportunità <strong>di</strong> azione<br />

chiamata “Progetto Sistema”.<br />

3.2 Le ipotesi iniziali:<br />

la Vallesina<br />

come <strong>Corridoio</strong><br />

Per cominciare si è ritenuto ut<strong>il</strong>e proporre una immagine <strong>di</strong> riferimento<br />

per <strong>il</strong> territorio <strong>del</strong>l’Esino.<br />

La prima immagine ut<strong>il</strong>izzata è stata quella <strong>di</strong> <strong>Corridoio</strong> Esino, ripresa<br />

dal Pit <strong>del</strong>la Regione Marche, derivata da una lettura dei caratteri <strong>del</strong><br />

territorio regionale che pone al centro i corridoi vallivi e la necessità <strong>di</strong><br />

intervenire integrando sistemi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> infrastrutture.<br />

Quella <strong>di</strong> “corridoio” era una definizione che assumeva per alcuni versi<br />

dei dati <strong>di</strong> fatto (la configurazione <strong>del</strong>la Vallesina) e una problematica<br />

interpretazione <strong>di</strong> stampo funzionalista <strong>del</strong> territorio che, nonostante<br />

le critiche, resiste nel tempo (territori come gran<strong>di</strong> piattaforme per intercettare<br />

flussi; territori come porzioni locali <strong>di</strong> corridoi plurimodali<br />

estesi al livello europeo).<br />

Si trattava dunque <strong>di</strong> un’immagine non <strong>del</strong> tutto convincente perché<br />

troppo legata al problema <strong>del</strong>le infrastrutture e circoscritta alla fascia<br />

valliva, penalizzante rispetto all’ipotesi <strong>di</strong> mettere in valore le <strong>di</strong>fferenze<br />

e le necessarie coesistenze tra paesaggi <strong>del</strong>la pianura e <strong>del</strong>la collina.<br />

Un’immagine che aveva in sé alcune ragioni <strong>di</strong> debolezza in quanto<br />

non intercettava altri aspetti <strong>del</strong> territorio Esino, ritenuti r<strong>il</strong>evanti dagli<br />

stessi attori (come provano le interviste raccolte): <strong>il</strong> <strong>del</strong>icato assetto<br />

idrogeologico che caratterizza <strong>il</strong> fondovalle e le colline, <strong>il</strong> rischio<br />

ambientale legato alle attività inse<strong>di</strong>ate, le conseguenze <strong>del</strong>le opere<br />

sul sistema ecologico, le conseguenze negative <strong>del</strong>le aree produttive<br />

e logistiche sull’abitab<strong>il</strong>ità, la competizione tra funzioni qualificanti <strong>il</strong><br />

territorio, l’indebolimento <strong>di</strong> preziose risorse paesaggistiche, storiche<br />

e <strong>di</strong> cultura materiale.<br />

Occorreva dunque costruire un’immagine in grado <strong>di</strong> riconoscere le<br />

possib<strong>il</strong>ità offerte dalle gran<strong>di</strong> reti ma anche <strong>di</strong> ancorarle ad un riconoscib<strong>il</strong>e<br />

<strong>progetto</strong> <strong>di</strong> territorio plurale, dove la presenza <strong>di</strong> spazi per<br />

logistica e infrastrutture non minaccia quella <strong>di</strong> spazi per la natura, la<br />

produzione agricola, <strong>il</strong> turismo sostenib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> loisir.

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