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L'Orlando furioso Di Ludovico Ariosto - matematica fisica ... e altro

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L’Orlando <strong>furioso</strong><br />

ciò che non esiste. Dunque egli prestò fede al racconto, in quanto per necessità si dà<br />

facile credito a ciò che si vuole.<br />

Stanza 57<br />

- Se mal si seppe il cavallier d'Anglante<br />

pigliar per sua sciocchezza il tempo buono,<br />

il danno se ne avrà; che da qui inante<br />

nol chiamerà Fortuna a sì gran dono<br />

(tra sé tacito parla Sacripante):<br />

ma io per imitarlo già non sono,<br />

che lasci tanto ben che m'è concesso,<br />

e ch'a doler poi m'abbia di me stesso.<br />

(Tra sé Sacripante pensa): se il cavaliere di Anglante (cioè Orlando, figlio di Milone<br />

d’Anglante) non seppe sfruttare la buona occasione, peggio per lui. Dal canto mio non<br />

lo imiterò e non mi lascerò scappare questa occasione che mi è stata concessa, per poi<br />

pentirmene in seguito.<br />

Stanza 58<br />

Corrò la fresca e matutina rosa,<br />

che, tardando, stagion perder potria.<br />

So ben ch'a donna non si può far cosa<br />

che più soave e più piacevol sia,<br />

ancor che se ne mostri disdegnosa,<br />

e talor mesta e flebil se ne stia:<br />

non starò per repulsa o finto sdegno,<br />

ch'io non adombri e incarni il mio disegno. -<br />

Coglierò la fresca rosa mattutina che, tardando, potrebbe perdere lo splendore. So<br />

bene che non si potrebbe fare ad una donna cosa più bella e piacevole, anche se mostra<br />

di dolersene e, talvolta, finga di esserne dispiaciuta. Non rinuncerò al mio proposito a<br />

causa di rifiuti e finto sdegno.<br />

Stanza 59<br />

Così dice egli; e mentre s'apparecchia<br />

al dolce assalto, un gran rumor che suona<br />

dal vicin bosco gl'intruona l'orecchia,<br />

sì che mal grado l'impresa abbandona:<br />

e si pon l'elmo (ch'avea usanza vecchia<br />

di portar sempre armata la persona),<br />

viene al destriero e gli ripon la briglia,<br />

rimonta in sella e la sua lancia piglia.<br />

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