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IL PROGETTO CONTATTI - Dronet

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La mia esperienza clinica è che non sono possibili affermazioni “dogmatiche” e che molto dipende da latri fattori quali:la dose, la relazione con l’operatore, la collaborazione della famiglia, la negatività dei controlli urinari, la tolleranzaindividuale, la durata della dipendenza etc….Se esistono perplessità sulla compatibilità metadone-psicoterapia neesistono anche su quelle metadone-lavoro, metadone-guida.A mio avviso anche in queste situazioni valgono le precedenti considerazioni:ContestiAmbulatoriale “semplice”Ambulatoriale-DomiciliareResidenzialeSemiresidenzialeAltro4. Il significato del lavoro nel percorso riabilitativoPer molto tempo, in passato, e spesso ancora oggi, si è pensato che un’occupazione lavorativa costituisse una barrieraprotettiva o un deterrente all’uso di droga. Gli effetti prodotti dalla droga non erano conciliabili con le prestazionirichieste sul posto di lavoro.L’esperienza clinica ha dimostrato che questo è vero solo in parte.Solo nel caso della dipendenza da eroina (che comporta un uso quotidiano della sostanza e produce effetti sedativi sulSNC) l’assunzione di droga diviene in breve temo incompatibile con studio e lavoro.Nel caso degli stimolanti, l’uso degli stessi può (fintanto non si sviluppa una dipendenza) addirittura aumentare laperformance lavorativa. Nel caso poi di assunzione durante il fine settimana o alla sera (dopo il lavoro) il consumo disostanze stimolanti, alcool, sostanze psichedeliche e cannabinoidi è compatibile, anche per lunghi periodi, con ilmantenimento di un’attività lavorativa.Episodi ripetuti di abuso (e quindi di assenze dal lavoro), la comparsa di disturbi psichici o somatici indotti dall’uso o illento passaggio alla dipendenza, possono determinare la rottura di questo equilibrio, la cui durata è varabile da caso acaso. Circa la metà dei soggetti in trattamento protratto con metadone presso il SERT di Vicenza, hanno un’attivitàlavorativa.Quindi l’equazione lavoro=sobrietà non è valida.Significato del lavoro.Per molti soggetti il lavoro è il mezzo per avere soldi e mantenersi. Punto e basta.Per altri è un modo di tenere occupato il tempo per cui diviene critico il cosiddetto “tempo libero”.Non so per quanti il lavoro è un tempo di vita e quindi di relazioni e di significati.Ma già questo sarebbe un livello molto elevato.Con i soggetti TD l’educazione al lavoro coincide soprattutto con l’educazione a:‣ il rispetto degli orari e l’organizzazione del tempo‣ il rispetto dell’autorità‣ il rispetto di regole chiare e condivise‣ il rispetto degli altri e dei luoghi‣ l’assunzione di responsabilità‣ l’esecuzione di un compito fino al suo compimento (e non iniziato e lasciato a metà)‣ l’uso del denaro‣ la capacità di procedere realisticamente e non (come si è sempre fatto) cedere alle prime difficoltà‣ fare progetti realistici e non grandiosi e fantasiosi (dimensione dell’attesa e delle aspettative).Da queste considerazioni si evince che il compito educativo e terapeutico è tutt’altro che facile. L’osservazione disoggetti in fase riabilitativa nelle C.T., nei laboratori protetti, nelle Cooperative di lavoro costituisce non solo un validostrumento di valutazione prognostica ma permette di effettuare mirati interventi educativi e psicoterapeutici.Il lavoro dunque per se stesso e per quanto è stato detto è parte integrante del processo terapeutico.5. Le relazioni riabilitativeLa reciprocità nelle relazioni di aiuto: un Io e un TU che si incontrano.Attivazione delle risorse personali (e non solo assistenzialismo o maternage), condivisione e consenso nellarealizzaziione dei progetti (e non solo direttività/autorità paterna).

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