dimostrando efficace ed inoltre alleata stretta di altri interventi (quali interventi psicoterapeutici). Si rivolgealle persone più disagiate, utilizzando la gradualità ed il rispetto dei tempi di apprendimento personale comestrumenti basilari.Si svolge spesso in piccoli gruppi.L’esperienza del Laboratorio “Contatti” è stata proposta ed accettata da quegli utenti del tutti contrari adaltri tipi di intervento proposti in precedenza dal Servizio: si può dire cioè, che l’attività del Laboratorio èstato l’unico aiuto non farmacologico offerto dal Ser.T. che alcuni utenti sono riusciti ad accettare dopoanni di frequenza al servizio.L’attività ha dato positivi risultati fin dai primi mesi, sorprendendoci rispetto alle nostre aspettative.Prima di tutto, il Laboratorio si è rivelato una preziosa opportunità di conoscenza del paziente, che ci hapermesso di cogliere risorse e, in qualche caso, carenze, aggiungendo consapevolezza nel definire iprogrammi terapeutici.Per tutti gli utenti del Laboratorio l’occasione ha permesso di riprendere respiro e senso di sé in una vita aimargini della socialità, grazie a piccole cose concrete, come la reciproca cortesia, una capacità di aiutoreciproco, una torta preparata insieme per una ricorrenza…..Provando a leggere il senso dell’attività con le coordinate teoriche precedentemente descritte, si può dire cheil Laboratorio “Contatti” si è dimostrato una vera “palestra” per apprendere in modo non superficialecompetenze sociali oltre che professionali.La presenza e la partecipazione al Laboratorio, seppur con qualche difficoltà iniziale soprattutto di rispettodell’orario, è stata assidua e vivace, restituendo ai partecipanti aspetti di vitalità nemmeno immaginabili.Questo ci ha permesso di comprendere che è probabilmente il “fare” insieme ad aver creato lo spazioaccessibile e la possibilità delle trsformazioni personali e del gruppo: è dunque ancora lo spaziotransizionale del “gioco” il medium efficace per chi non è ancora in grado di esprimersi con le parole o diricostruire se stesso attraverso la parola. Ci sembra, cioè, che gli utenti ci abbiano fatto capire comepossono essere aiutati.In conclusione, l’esperienza del Laboratorio non solo insegna e riattiva abilità sociali, ma si avvicinaall’area della trasformazione personale grazie ad uno spazio di “mediazione” che permette disperimentare un luogo “malleabile”, non soffocante, molto diverso, potremmo dire, dal soffocante vissutodi invischiamento con le sostanze.
<strong>IL</strong> LABORATORIO <strong>CONTATTI</strong>Esperienze di un educatore(a cura di Massimo Urso Rainer)Da più di sette mesi mi occupo della gestione diretta del laboratorio Contatti, precedentemente holavorato presso la Comunità Terapeutica del Centro Don Milani-Ce.I.S di Mestre con un genere diutenza molto diversa da quella che il progetto Contatti tratta.Un'utenza più definita rispetto alla motivazione e non sostenuta da farmaci e/o metadone. I primi tempi sonostati un po' duri per me, poiché mentalmente ero strutturato al lavoro di comunità e la prima necessità che hosentito è stata quella, non facile, di liberarmi da qualsiasi struttura o schema mentale in modo tale dapermettermi un'osservazione "pulita" dell’utenza che mi si presentava. Il primo lavoro che ho seguito pressoil laboratorio era costituito dall'assemblaggio di cavi elettrici per conto di una cooperativa. La mattinaandavo a prendere gli utenti dal Ser.T, li accompagnavo in laboratorio e dopo la colazione s'iniziava alavorare, cavo marrone a destra, cavo blu a sinistra; alle 12,30 si smetteva di lavorare e si ritornava a casa ecosì ogni giorno, con tempi e modalità ben scanditi.Per motivi tecnici il lavoro d'assemblaggio dei cavi non dava continuità, quindi periodicamente sipassava ad un'attività manuale di cartonaggio o produzione di carta marmorizzata.In questo passaggio tra un'attività “statica", come quella dei cavi, ad un'attività creativa il comportamentodegli utenti mutava. Si sviluppavano dinamiche diverse e particolarmente interessanti, sia all'interno delgruppo che dei singoli; gli utenti mostravano una maggior partecipazione, interesse e vivacità. Taleosservazione mi ha spinto a ricercare attività che dessero loro la possibilità di esprimere al meglio le proprierisorse pur riconoscendo i propri limiti. Inizialmente ho puntato sulle maschere, ma purtroppo il tentativo èfallito per la difficoltà di inserirsi in un mercato di nicchia come risulta essere l’artigianato veneziano dellemaschere. Successivamente ho avuto la possibilità di conoscere un Maestro d'arte di Madonna di Campiglioche pratica un'attività particolarmente adatta al nostro scopo e che è proprietario di un negozio chiamato“l'Officina del Sole”. La produzione più interessante e particolare del negozio risulta essere la creazione dioggetti d'arte con la tecnica del Papier Màchè. Si procede a miscelare una pasta di cellulosa e colleparticolari, che amalgamata all'interno di stampi dà forma a vari tipi di soggetti/oggetti. Quest'attività èrisultata essere adatta ai nostri scopi per tanti motivi: originalità, dopo un breve iter formativo, l'utente, èstato messo al corrente che la tecnica del Papier Màchè è opera in Italia di quest'unico artigiano; creazioned’interdipendenza positiva, quando un utente, ma a questo punto lo chiamerei artigiano, mette ad essiccarenel forno il suo pezzo dà uno sguardo al lavoro del suo compagno e se è pronto da stornare lo avvisa, inoltreil resto del gruppo stucca e leviga il pezzo passando così dalla catena di montaggio ad una catena dicollaborazione; alto livello d'attenzione, il lavoro d'amalgamazione, di stuccatura e levigatura è difficile erichiede un'attenzione particolare altrimenti il pezzo va buttato; sviluppo della responsabilità individuale,ogni giorno il lavoratore deve dare il proprio contributo nella propria fase di lavoro affinchè il soggetto, sirealizzi nel miglior modo per assicurare una produzione costante di pezzi; autostima, "…io riesco ancora afare qualcosa di bello con le mie mani…"; accettazione del fallimento, non sempre i soggetti riesconobene, di conseguenza gli utenti sviluppano così una sorta di sfida personale nella riuscita del lavoro "…devoriuscire a farlo bene..”; competitività, (positiva) nella qualità del lavoro; la relazione con l'educatore,diventa molto stretta poiché il lavoro richiede un confronto costante ed è proprio in questo contesto che ilragazzo instaura con l'educatore un legame a volte dipendente, poiché la sua richiesta di affettività è moltoalta. Il ragazzo cerca, nella figura dell'educatore, il fratello maggiore, l'amico, il confidente. Non sempre èfacile coniugare il doppio ruolo in cui mi trovo ogni giorno, da un lato il ruolo di educatore che accompagnaun processo di acquisizione di manualità e dall'altro il ruolo di datore di lavoro che deve far rispettare leregole essenziali che il mercato del lavoro richiede. Purtroppo non per tutti è stato un successo, per alcuni ilconfrontarsi con i propri limiti è stata causa di regressione e apatia e per loro si è pensato a occupazionidiverse. A prescindere dall'attività, il “Laboratorio Contatti”, per noi addetti ai lavori è una fonteinesauribile di informazioni sugli utenti in quanto ci permette di conoscere il loro mondo, i loro problemi, lepaure e le speranze, aspetti che non sempre in un colloquio formale possono emergere; non menointeressante è capire il gergo che usano tra loro e il rapporto che hanno con l'autorità. Alla fine della giornatal'educatore, in qualità di osservatore e gli utenti compilano una scheda di valutazione. Ogni quindici giorni,