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IL PROGETTO CONTATTI - Dronet

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Reinserimento, socio-lavorativo II° (risorse e strumenti) 8Lavoro di rete e approccio relazionalenei processi di aiuto(a cura di Fabio Folgheraiter)PremessaIn questa relazione cercherò di chiarire se al diverso assetto organizzativo e valoriale dei servizi socialipersonali e la più avanzata teorizzazione dei rapporti tra welfare pubblico e società civile, che si stannoprospettando con le aperture neoliberali oflllai imminenti, corrisponda un diverso e originale modo dilavorare degli operatori sociali.Andremo pertanto ora a interrogarci circa la possibilità che possa esistere una metodologia, vale a dire unateoria dei procedimenti pratici, che, maneggiata da un professionista consapevole del mix (della irriducibile«confusione» ) in cui si trova, quando affronta qualche situazione pratica complessa, permetta aquell’operatore di aggrapparsi a qualche punto fermo, sul piano mentale, senza doversi rassegnare per cosìdire a ballare nel caos. Tale dovrebbe essere in effetti il suo destino- da cui le sue caratteristiche ansie più chelegittime (Maslach e Leiter, 1997) -: se accettasse fino in fondo tutto ciò, quell’operatore si dovrebbechiedere se è inevitabile allora, per aver fatto quel salto avventuroso di mentalità, che lui debba accettare dinavigare a caso, senza alcun ancoraggio o direzione, se non le spesso eccessive procedure/regolamentazioninegli enti managerializzati, pensate apposta per togliergli «potere» (Harrison e Pollit, 1994).La tesi che sosterrò qui è che il social worker dei nostri giorni abbia la possibilità di attrezzarsi conconoscenze e strumenti, persino con qualche tecnica, per rimanere un professionista, quindi per continuare adagire con intenzionalità, anche nei nuovi contesti di un mix innovativo. Il passaggio cruciale da capire è chepossiamo avere metodi e tecniche professionali efficaci anche se (o meglio: solo se) impiantati in un quadrologico non deterministico.Gli operatori moderni sono cresciuti nell’assoluta fiducia che «dato a succederà b», che a una causacorrisponde sempre un effetto. Fintanto che l'assistente sociale riduceva la realtà in piccoli pezzetti (come larelazione duale) aveva l'impressione che i suoi atti producessero davvero effetti controllati. Ora che larelazione terapeutica «uno a uno» (non è scomparsa ma) la si vede risucchiata in un flusso più ampio, dovemolteplici disordinati influssi (inputs) entrano in gioco da tutte le parti, egli deve prendere atto che le regoledel gioco sono cambiate.L’indeterminismo, a una prima impressione, sembra refrattario a ogni metodo o procedimento intenzionale,quindi non compatibile con l’azione professionale. Dire indeterminazione significa dire ignoranza, eincertezza. Nascono allora altre domande: l’operatore professionale, per postmoderno che sia, può vivereveramente con l’ignoranza, anzi addirittura incorporare l’ignoranza nei propri programmi d’azione, vale adire: pensare il suo «piano» in funzione del fatto che gli sviluppi dell’azione gli sfuggono?L'incertezza sistematica, che è la peggiore nemica dei procedimenti tecnici, può invece sostenere alla base illavoro sociale (che per fortuna tecnico non è)? E se è così: quali modelli mentali e quali metodi concreti ciaiutano a procedere non solo senza perdere la testa, che è il minimo, ma anche a sperare ragionevolmente,come ci incoraggiano ormai le molte evidenze empiriche, di raggiungere risultati migliori?Per penetrare in tali questioni occorre esaminare, almeno a grandi linee, due coppie di concetti fondazionaliper una nuova metodologia del servizio sociale (Folgheraiter, 1998). I concetti sono quelli di capacitàd'azione/empowerment e fronteggiamento in rete/lavoro di rete. È forse utile precisare che si tratta di nozionisignificativamente tratte, per la prima volta, dal bagaglio conoscitivo della sociologia, non a caso la scienza«del sociale» 9 (Scaglia, 1998).Capacità di azione ed empowermentDalla microsociologia prendiamo a prestito un concetto classico, quello di «azione sociale» (Weber, 1968;Schutz, 1974), che è astratto quanto basta per portarci rapidamente in quel giusto livello di profondità8 Piano di Formazione Tossicodipendenze: 4-5 Aprile 20019 Storicamente il lavoro sociale, nonostante la sua denominazione e la sua natura essenzialmente inter-disciplinare, si è soprattuttoriferito alla psicologia, alle sue nozioni e alle sue prospettive strategiche (Payne, 1991 ).

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