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universita - Clinica pediatrica - Università degli Studi di Trieste

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1.5 GENETICA<br />

L’interazione, ancora non del tutto chiarita, tra fattori genetici e fattori ambientali nella<br />

malattia celiaca la fa considerare chiaramente una malattia multifattoriale. Il<br />

coinvolgimento genetico nello sviluppo della patologia è stato evidenziato dall’alta<br />

prevalenza (10%) tra i familiari <strong>di</strong> primo grado dei pazienti celiaci e dall’alta concordanza<br />

(70-100%) della malattia nei gemelli monozigoti [61,62]. Tuttavia non sono noti tutti i<br />

numerosi geni che contribuiscono alla pre<strong>di</strong>sposizione ere<strong>di</strong>taria. Tra questi comunque il<br />

principale fattore genetico pre<strong>di</strong>sponente, identificato nel 1965, è il sistema HLA, un<br />

complesso <strong>di</strong> geni con la funzione primaria <strong>di</strong> riconoscere le molecole estranee<br />

all’organismo. Il sistema genico HLA è <strong>di</strong>sposto nell’uomo sul cromosoma 6p21.3 ed<br />

occupa circa l’1% dell’intero genoma. La funzione <strong>di</strong> queste molecole è quella <strong>di</strong><br />

presentare pepti<strong>di</strong> al recettore dei linfociti T: rispettivamente le molecole HLA <strong>di</strong> classe I<br />

ai linfociti CD8 + mentre quelle <strong>di</strong> classe II ai linfociti CD4 + .<br />

Il 90-95% dei celiaci presenta l’aplotipo HLA II DQ2 dato dagli alleli DQA1*0501 e<br />

DQB1*0201 in cis (DR3) o in trans (DR5/7) mentre il rimanente 5-10% presenta<br />

l’aplotipo DQ8 dato dagli alleli DQA1*0301 e DQB1*0302 soprattutto in cis (DR4) [63].<br />

Questi due aplotipi sono considerati dei marcatori <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione genetica<br />

dell'intolleranza. Hanno un valore pre<strong>di</strong>ttivo positivo basso (infatti questi genotipi si<br />

riscontrano nel 20-30% <strong>di</strong> soggetti sani della popolazione generale ma solo lo 0,1%<br />

sviluppa la malattia) ma un valore pre<strong>di</strong>ttivo negativo elevato [64].<br />

La capacità <strong>di</strong> questi alleli nel conferire suscettibilità al glutine risiederebbe nella loro<br />

peculiare affinità nel legare amminoaci<strong>di</strong> carichi negativamente come quelli presenti nei<br />

pepti<strong>di</strong> glia<strong>di</strong>nici in seguito a deamidazione da parte della tTG [65]. La componente<br />

genetica potrebbe agire non solo inducendo un’immunità anomala ma anche influenzando<br />

la gravità <strong>degli</strong> effetti patologici.<br />

Tuttavia l’avere questi aplotipi è una con<strong>di</strong>zione necessaria ma non sufficiente per<br />

sviluppare la malattia. Infatti i gemelli monozigoti hanno una concordanza solo del 70-<br />

80% e quelli <strong>di</strong>zigoti <strong>di</strong> appena del 10-20% [66]. Quin<strong>di</strong> sono sicuramente coinvolti altri<br />

geni. A tal proposito sono stati compiuti analisi <strong>di</strong> linkage con marcatori genetici<br />

polimorfici sul genoma per trovare geni non HLA eventualmente associati alla CD ma i<br />

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