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20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

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10LEGGE 40!IL REGISTRODELL’ERROREIL REGISTRO PMA E LA FOTOGRAFIADELLA RIPRODUZIONE ASSISTITAFILOMENA GALLOIntervista a Giulia ScaravelliIn che modo saranno utili i dati raccolti dalRegistro nazionale PMA?I dati raccolti forniranno in primo luogoun’idea della reale entità del fenomeno dellaprocreazione assistita: quanti e quali ciclivengono effettuati in Italia, quante coppiesi rivolgono ai Centri, quali sono le problematichedi infertilità, le tecniche maggiormenteutilizzate e le percentuali di successo.Sono stati censiti tutti i Centri che operanosul territorio e gli embrioni prodotti ecrioconservati in modo da valutare le caratteristichetecniche dei Centri, l’attività e leprestazioni offerte, l’efficacia e la sicurezzadelle tecniche usate.Come hanno aderito i Centri alla raccoltadei dati del Registro Nazionale PMA?L’Istituto Superiore di Sanità ha creato un sitointernet (www.iss.it/rpma), nell’ambitodel portale dell’ISS e ha una parte riservataa tutti i Centri che applicano le tecniche diPMA ed una parte aperta a tutti i cittadini ein particolare alle coppie infertili. OgniCentro ha la sua password e il suo usernamepersonale. Così, in forma del tutto anonima,i Centri inseriscono su delle schedepreordinante dall’ISS tutti i dati concernentile tecniche applicate nel corso di un annosolare. Il primo anno di operatività delRegistro Nazionale PMA ha visto un’adesionequasi totale dei Centri italiani, circa il90%.Quanto tempo richiede la raccolta dei dati?Per l’anno <strong>20</strong>07 sono stati elaborati tutti idati relativi al <strong>20</strong>05. La raccolta dei dati deicicli di PMA richiede, infatti, tempi lunghiperché una procreazione medicalmenteassistita non è un evento puntuale, ma unciclo articolato in più fasi che si estende nell’arcodi diversi mesi. Per valutarne l’esito,I primi dati ufficiali sugli esiti delle fecondazioni assistite effettuate neiCentri di medicina della riproduzione saranno consegnati come previstoper legge al Ministro della Salute. È partito ufficialmente ilRegistro Italiano sulla procreazione medicalmente assistita, istituitopresso l’Istituto Superiore di Sanità. Strumento di cui sono dotati quasitutti i Paesi Europei e che, con il decreto Ministeriale attuativo dellalegge 40/<strong>20</strong>04 (7 ottobre <strong>20</strong>05), avrà il compito di fotografare l’attivitàdei Centri di PMA autorizzati dalle regioni ad operare su tutto il territorioitaliano. Finora, invece, era possibile avvalersi solo di studi di settore,realizzati da organizzazioni scientifiche o da alcune regioni, chetuttavia non offrivano un dato univoco, elaborato a livello nazionale, suquali e quanti Centri e con quali modalità i Centri in Italia offrono unservizio di PMA. Ne abbiamo parlato con Giulia Scaravelli, responsabiledel Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita,che già da anni collabora con i Centri di PMA per monitorare qualità equantità dell’offerta dei servizi dei circa trecento centri di riproduzioneche operano nel nostro Paese.bisogna innanzitutto sapere se una gravidanzasi sia verificata, poi se si sia svolta fisiologicamente,sia andata a buon fine conla nascita di un bambino e infine valutareanche il benessere e la salute di questobambino. Ecco perché in tutti i Registri esistential mondo, trascorre un lasso di tempodi circa due anni dall’effettuazione deicicli di terapia fino alla relativa pubblicazionedei dati.Come avviene la raccolta di questi dati?I dati sono raccolti in forma aggregata, cioètutti quanti insieme e non ciclo per ciclo.Alcune stime quindi verranno fatte su qualesia la percentuale dei Centri operanti inogni regione, l’affluenza di pazienti e le tecnichepiù utilizzate e che hanno maggioripercentuali di successo.La raccolta dei dati rappresenterà un vantaggioper le coppie?I dati che presenteremo non avranno il valoredi una classifica dei centri, ma consentirannoscelte più consapevoli e coscienti,saranno sicuramente uno strumento capacedi orientare il cittadino sul valore e l’efficaciadelle tecniche. In una seconda fase,quando sarà possibile istituire dei meccanismidi “audit”, ossia di controllo randomizzatosulla congruenza dei dati inviati da tuttii centri, con la collaborazione delleRegioni, potremo implementare lo strumentodel registro e rendere possibile la distribuzionedei dati relativi a ogni Centro,con le singole percentuali di successo, comegià si fa da tempo in alcuni Paesi anglosassonie negli USA. Le coppie avranno l’ulterioreopportunità di compiere una sceltapiù consapevole e rispondente alle loro specifichenecessità, soprattutto circa i Centricui accedere. In questo senso il sito delRegistro Nazionale PMA, oltre a essere unostrumento di raccolta dati, è anche un grandemezzo di comunicazione con i cittadini.Già tra due mesi avremo la parte interamenterivolta al cittadino molto più ampia econ la possibilità di rivolgere quesiti specifici.Esiste già in rete la lista di tutti i Centriautorizzati regione per regione con le caratteristichee i servizi offerti, che è già un passoimportante per garanzia di qualità deiCentri e uno strumento sempre più “di servizio”,più capace di orientare il cittadinonelle scelte.Ma che tipo di informazione, attualmente,sarà garantita al cittadino?Saranno garantite le informazioni sulle percentualidi successo ottenute per tecnica alivello nazionale e regionale, il numero di ciclieffettuati e di pazienti che si rivolgono atali tecniche. Informazioni più specifiche suogni singolo centro verranno adottate in futuro,questo perché, sia le utenze che accedonoai Centri che le tipologie dei Centristessi sono molto diverse tra loro, perciò sipotrebbero dare notizie che genererebberosolo confusione. Ad esempio un Centro, insé e per sé validissimo, che registra una minorepercentuale di successo solo perchéoffre cure a pazienti con un’età molto elevata,o a coppie con gravi problematiche di infertilitào con particolari fattori di rischio,potrebbe dare l’idea di un Centro con minoripercentuali di successo, cui il cittadinosi accosterebbe meno volentieri e questopotrebbe non rispecchiare la realtà. Quindiper ora si parlerà solo di percentuali di successoa livello nazionale, magari suddiviseper regioni o per Centri pubblici o privati.Come verranno diffusi i dati?Dopo aver elaborato definitivamente i dati,il Registro italiano li trasmetterà al Ministrodella Salute, Livia Turco che, come previstoper legge, ne relazionerà al Parlamento.Dott.ssa Scaravelli,cosa pensa invece dellamigrazione delle coppie verso i centriesteri?A volte le coppie si rivolgono all’estero pereffettuare una tecnica di PMA anche quandonon esiste una reale necessità. È vero chea seguito dell’entrata in vigore della legge 40alcune tecniche oramai non sono più consentitein Italia, ma a volte si va all’estero soloanche nell’illusione di ottenere miglioririsultati a un minor costo. Questo non sempreè vero, anzi, laddove centri promettonoa costi più bassi, come a volte accade in alcunipaesi dell’Est, gli stessi trattamenti, nonsempre al centro sono l’interesse, la tutela eil benessere dei pazienti e gli operatori italianipossono trovarsi a fronteggiare conseguenze,alcune volte molto gravi, di terapieeffettuate all’estero in modo tutt’altro chebrillante.DIVIETI MADE IN ITALYFAR WEST STRANIERIDOMENICO DANZADi modifiche alla Legge 40 del<strong>20</strong>04 ormai non si parla più. In unmodo o in un altro scivola sempredalle agende di tutti i Ministri edei rami del Parlamento. Comese, con il varo della Legge, fosserosvaniti anche i problemi che queltesto portava con sé. Con buonapace di quanti hanno sostenuto edifeso il testo dei divieti.Perfettibile, sì, lo si diceva prima edopo il refendum, e ancora primaci si affrettavano per varare la leggecon la scusa di scongiurare unfar west sostanzialmente inesistentema con l’impegno di perfezionare,rivisitare, modificare, migliorareun testo che, evidentemente,era insostenibile per i medici,per le donne, per i pazientitutti.Doveva essere un momento politicodi “apertura” e, invece, ci vuoleil binocolo per intravedere segnaliche possano preannunciaretempi migliori.La Legge 40/04, sul proibizionismoriproduttivo, non ha disattesonessuno degli effetti previsti: riduzionedelle nascite, aumentodelle gravidanze plurime con i rischiad esse connessi, aumentodei costi, dello stress fisico e psicologicodelle coppie, degrado edistruzione degli embrioni abbandonati,forte penalizzazionedella ricerca scientifica. Ma cosahanno prodotto realmente i divieti“made in Italy”? Per ora un“far west” straniero. Centri nati“on demand” disponibili ad accoglierei bisogni dei nostri pazientie sulle cui garanzie che offrononessuno sa nulla. Soprattutto neiPaesi dell’Est, quelli più vicinigeograficamente, dove si sonoabbassate le tariffe e si è creato untraffico di pazienti italiani privi diqualsiasi tutela.

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