12.07.2015 Views

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

12LEGGE 40!TRA SCIENZAGIUSTIZIA E MORALELA STORIADI SIMONAPortatori sani di talassemia e sterili, fanno ricorso alle tecniche diprocreazione assistita. La legge 40 vieta la diagnosi genetica dipreimpianto e solo a gravidanza avviata scoprono che l’embrioneè affetto da Anemia Mediterranea. Dopo un aborto terapeutico,tentano di nuovo di avere un figlio. Ma lo spettro di un secondoaborto li spinge a ricorrere alla Corte Costituzionale per effettuarela diagnosi prima dell’impianto. la richiesta viene respinta.Simona ci racconta il dolore di non potere avere un figlio sano.CHIARA LALLICome è cominciata la vostra storia?Io e mio marito siamo una coppia infertile e per avere unfiglio abbiamo dovuto ricorrere alla procreazione medicalmenteassistita. Siamo anche portatori sani di anemiamediterranea. Abbiamo deciso purtroppo dopo l’entratain vigore della legge 40. Io mi sono sottoposta a molte visite,e speravo che non ci fossero impedimenti per avere unfiglio.In che modo la legge 40 vi creava problemi?Quando siamo andati all’Ospedale Microcitemico hochiesto se durante la fecondazione in vitro potevamo saperese l’embrione fosse sano o malato. Ma non potevamo,perché la legge 40 non permetteva la DiagnosiGenetica di Preimpianto che a noi serviva per sapere sel’embrione aveva ereditato la talassemia.Che cosa avete deciso di fare?Di tentare comunque: non si poteva fare altro, desideravamocosì tanto un figlio. Nel maggio <strong>20</strong>04 sono rimastaincinta; eravamo felicissimi. Poi all’undicesima settimanaho fatto la villocentesi, e ho scoperto che l’embrioneera malato. È stato come se ci fosse caduto il mondo addosso.Com’è vivere con la talassemia?Ho visto tanti malati da vicino, e quando vedo quei ragazzial Microcitemico, solo a guardarli negli occhi penso:“Come posso mettere al mondo un bambino destinato auna vita del genere?”. È una sofferenza dalla nascita finoalla morte; morte precoce perché hanno una vita più brevedel normale. E soprattutto è una vita disgraziata, bruttissima,non possono fare dello sport agonistico, non possonomangiare molti cibi, hanno difficoltà a studiare perchénon riescono ad apprendere facilmente, vanno a lettocon delle pompe d’infusione perché devono fare delleterapie particolari (che a lungo andare danneggiano gli altriorgani del corpo). I talassemici devono sottoporsi a trasfusionicontinue (circa una al mese), con tutti i problemimedici che ne conseguono.Quale decisione avete preso dopo la villocentesi?Ho deciso di abortire perché non volevo condannare miofiglio a questa tortura. Io non la posso chiamare vita; e nonsono io a distruggere una vita abortendo. Sto risparmiandoad un essere umano una esistenza sciagurata.Con la Diagnosi Genetica di Preimpianto avremmo potutoavere una speranza.Dopo la decisione di abortire cosa è successo?Da una emozione di fiducia, in cui non esisteva la malattia,sono passata alla brutale consapevolezza. Ero talmentefelice della gravidanza che ho voluto andare avanti. Mapoi la diagnosi infausta mi ha costretta a fare i conti con ladrammatica realtà.Ho dovuto abortire, sono stata ricoverata alla dodicesimasettimana. In questi casi l’intervento non consisterebbein un raschiamento, ma sono passati altri sei giorni e quindiero andata oltre la dodicesima settimana, in quanto nell’ospedaledove mi ero ricoverata i medici erano tuttiobiettori di coscienza. Chiedevo aiuto aimedici ma mi rispondevano: “Mi dispiace,lei la vedrà il primario, purtroppolei deve aspettare, noi siamo obiettori”.E nei loro sguardi c’era una condannasenza appello.Mi sentivo morire. Chi non ha capito lamia decisione evidentemente non hamai visto un bimbo talassemico, unbimbo condannato a soffrire e destinatoa una morte prematura.Anche i magistrati sono senza cuore. Èimpossibile vietare ad una donna di esseremadre.L’esperienza dell’aborto ha condizionatoil vostro desiderio di avere un figlio?Dopo quei giorni di attesa, il primariomi ha portato urgentemente in salaoperatoria. Mi hanno fatto un raschiamento,e il giorno dopo avevo dei doloriallucinanti. Ero stata talmente scioccatache nonostante il dolore insopportabilesono tornata a casa. Ma una voltaa casa i dolori continuavano ad aumentaree stavo sempre peggio; ma non volevotornare in quell’ospedale, tanta erala paura di tornare lì, la paura di riaffrontaretutto quello che avevo passato inaggiunta al dolore di abortire.Siamo andati in un altro ospedale e ho subito un altro raschiamento.Un dolore fisico e morale. Stavo malissimo. Avevo paura,ero angosciata.Passato un anno, ho deciso di riprovare, e ho deciso di cercareassistenza psicologica.Ma dopo il prelievo degli ovociti mi è tornato in mente tuttoquello che avevo vissuto e non ce l’ho più fatta. Ho rivissutotutto, mi sono rivolta ad uno psichiatra, e anche seavevo firmato per l’impianto degli embrioni ho deciso diricorrere al giudice per chiedere la possibilità di ricorrerealla Diagnosi Genetica di Preimpianto.Che cosa vi hanno risposto i giudici e che cosa avete intenzionedi fare oggi?In ballo c’era la mia salute, oltre che quella dei figli cheavremmo messo al mondo. Ho chiesto alla CorteCostituzionale se fosse possibile cambiare l’articolo 13della legge 40. È possibile fare le analisi prenatali come lavillocentesi o l’amniocentesi. Perché non avrei potutofare ricorso ad una indagine preimpianto in modo daevitare un eventuale aborto? Invece purtroppo la CorteCostituzionale ci ha risposto di no.Ora grazie all’aiuto di una coppia fuori dalla Sardegna,che è disposta ad aiutarci economicamente, abbiamodeciso di andare all’estero per poter ricorrere allaDiagnosi Genetica di Preimpianto.Certo, pensare di essere costretti ad andare all’estero peravere un figlio mio mi fa rabbia, spendere tanti soldi,non è giusto che a noi italiani ci si vieti una cosa simile.La legge 40 invoca la sacralità del concepito a scapito deidiritti di persone già indubitabilmente esistenti: il dirittoalla salute, il diritto alle scelte terapeutiche e così via.Frustrando i desideri legittimi di genitorialità: che cosarisponderebbe a quanti condannano il presunto dirittodi “pretendere un figlio a tutti i costi”?Non è pretendere un figlio a tutti i costi. Io chiedo soloun figlio sano. Lo desideriamo. Io voglio una famiglia,chiedo soltanto questo. Una cosa bella, non cattiva, nonbrutta. Non c’entra niente la pretesa a tutti i costi. È possibileavere un figlio sano. Sono loro a renderla a tutti icosti una cosa impossibile mettendo sulla nostra pelledelle leggi ipocrite e contradittorie come la legge 40, chevieta la Diagnosi Genetica di Preimpianto per salvaguardarel’embrione (che poi non è un embrione ma sonosolo otto cellule), ma poi ti permette di abortire (abortoterapeutico come viene chiamato nella legge 40) alla dodicesimasettimana, uccidendo un feto già completamenteformato che ha bisogno solo di crescere.Appello alle coppietitolari di embrioninon più impiantabiliPER DONARE ALLA RICERCASCIENTIFICA INTERNAZIONALEGLI EMBRIONI ALTRIMENTIDESTINATI ALLA SPAZZATURA

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!