22ROMALAICA&CELLULEDI ALTERNATIVAASPETTANDO IL CAMPIDOGLIOROMA LAICA BATTE UN COLPOMARIO STADERINICapogruppo RnP al Municipio I diRoma - centro storicoNelle ultime settimane la questionelaica ed anticlericale hainiziato a scuotere il Comune diRoma ed il suo sindaco, WalterVeltroni.Le contingenze sono state lamorte di Piergiorgio Welby, la discussionesui Pacs, la dedica dellaStazione Termini a PapaGiovanni Paolo II.Sullo sfondo i rapporti con ilVaticano, l’azione radicale, l’agitarsidella sinistra Ds ed il primostrutturarsi di un’opinione pubblicaanticlericale.Iniziamo da Piergiorgio. I suoi funeralisono stati occasione di conoscenza.L’imbarazzo delCampidoglio si è manifestatocon le difficoltà a concedere lasua piazza (di domenica non èpermesso, è stata la giustificazione)e con l’assenza del sindaco ilgiorno della cerimonia.A dir la verità, anche SandroMedici, esponente di spicco diRifondazione comunista ePresidente del Municipio X ,competente al rilascio della concessionedel suolo pubblico apiazza Don Bosco, ha a suo modotentato di scongiurare che ilfunerale laico si svolgesse di frontealla chiesa che ne aveva rifiutatoil rito cattolico. Effettivamente,in ambito locale la capacità dicontrollo del voto da parte dell’apparatoparrocchiale è di granlunga superiore rispetto al datonazionale.Nessuna remora, invece, hannoavuto le migliaia di romani chehanno gremito la piazza per salutareil Calibano, marcando la distanzada chi aveva avuto il cattivogusto di scomunicarlo postmortem. Dello stesso avviso i tifosiromanisti della Curva Sud,che a Piero hanno dedicato unevocativo “Buon Natale Welby”.Tra i Ds romani, intanto, serpeggiamalcontento per la scarsa attenzionemostrata in questa occasioneda Veltroni, proprio lui,conosciuto come instancabilepresenzialista ad inaugurazioni efunerali. Gli esponenti del “correntone”diessino, capitanati dalconsigliere comunale RobertoGiulioli, lo rinfacciano a più riprese.Grazie ad una loro iniziativa,appoggiata da tutti i capigruppodi maggioranza, tra pochi giornisarà votata una mozione chechiede l’intitolazione aPiergiorgio del parco dove si sonosvolti i funerali.Il giorno prima, il 23 dicembre,Veltroni aveva invece officiato lacerimonia di dedicazione dellaStazione Termini a PapaGiovanni Paolo II. Una storia natanell’aprile <strong>20</strong>05, poche ore dopola morte del Papa, con l’annunciodel sindaco di intitolarglila stazione.L’inopportunità evidente di talescelta, tesa a dare alla stazionedella Capitale italiana il nome delsovrano di uno Stato estero confinantee capo di una confessionereligiosa, sembrava aver fattorientrare la boutade iniziale. Alcontrario, venti mesi dopo, duegiorni prima di Natale, in pienosciopero dei giornalisti e alla presenzadel sindaco di Roma, dell’amministratoredi Trenitalia, delPresidente della Conferenza episcopaleCamillo Ruini e delSegretario di Stato VaticanoTarcisio Bertone, vengono scopertedue grandi steli alte 12 metrie posizionate nei punti più frequentatidello snodo ferroviarioromano. La scritta è inconfondibile,“Stazione Termini - GiovanniPaolo II”; ma il dubbio rimane:intitolazione o cosa?Decido di promuovere un’interrogazionedi iniziativa popolareper saperne di più (sono sufficienti<strong>20</strong>0 firme di cittadini perchéil sindaco abbia 60 giorni diPerché non sono affattoconvinto che il sapere e lascienza prima o poi l'avrannovinta: la storia è piena di ottimecause, seppellite sotto unamontagna di ragionitempo per rispondere), e con leassociazioni laiche romane organizziamouna conferenza stampa/manifestazionedavanti allastazione. Il giorno prima, Veltronicorregge il tiro, e fa sapere che dimera dedica si tratta.A questo punto è l’Osservatoreromano, quotidiano della S.Sede, ad attaccare il sindaco, ironizzandosul suo coraggio e l’eccessivaattenzione rispetto all’opinionepubblica laicista aizzatadai soliti maliziosi radicali.Sui giornali si delinea un vero eproprio affaire Termini, che palesala distanza tra la popolazione(un sondaggio di Libero fissa al70% i romani che non voglionocambiare nome alla stazione) e laclasse politica. Il fatto nuovo è lamessa in discussione, netta eprolungata, di una scelta sostanzialmenteclericale: il costo politicoper chi l’ha compiuta, è statoalto.Come nella politica nazionale,poi, il dibattito sui Pacs accendegli ardori dei politici romani.Veltroni la giudica una questionedi rilevanza nazionale e non locale;coerentemente, ritiene di nondover replicare nulla allorchéBenedetto XVI sceglie di rilanciarei suoi affondi contro i progettilegislativi della Repubblica italianaproprio durante la visita inVaticano degli amministratoripubblici del Lazio.Anche per questo, forse, inConsiglio comunale giaccionosospese sia la mozione che impegnavail sindaco a segnalare algoverno “l'attenzione della cittàsulla necessità di una legge cheestenda i diritti civili delle coppieche vivono insieme, siano esseetero o omosessuali, istituendoun registro nei comuni italiani”,sia la delibera per istituire i registricomunali delle unioni civili.Il già citato Giulioli arriva ad affermareche “se non riusciremo a discuterequest'ordine del giornoin aula, allora vuoi dire che ci saràstato impedito di esercitare il nostromandato di consiglieri comunali”.Radicali romani ed associazioniGLBT sono anch’essipronti a scendere per strada, raccogliendole firme necessarie arompere l’empasse.Questi episodi hanno il pregio direndere evidente una partita piùampia, quella dei rapporti traVaticano e politici; una partitache a livello locale assume la concretezzadi scelte di governo delterritorio. Roma è di certo la cittàche più di tutte paga l’invadenzadi Oltretevere. Non a caso, in seianni il sindaco di Roma non èmai andato alla celebrazione delXX settembre a Porta Pia, unavolta addirittura perché occupatoa consegnare al Papa le chiavidella città.La concessione di spazi pubblicicome la presenza alle cerimoniee la gestione della toponomastica,non sono altro che l’epifenomenodell’ influenza del playervaticano nell’amministrazionedella città. Discorso che, a fortiori,vale lì dove girano miliardi dieuro e strategie per gli anni futuri:la sanità, l’istruzione, il turismo,la cultura. Non c’è settore dove sifermi l’invadenza clericale, sipensi all’ulteriore privilegio concessopochi giorni fa dalla Giuntacomunale: i permessi per entrarecon la macchina in centro storico,che ai cittadini come alle ambasciateestere o agli esponenti diStazione San Pietro: proporremoche si chiami “Ernesto Nathan”SERGIO ROVASIO E LUIGI CASTALDIPerché non sono affattoconvinto che il sapere e lascienza prima o poi l'avrannovinta: la storia è piena di ottimecause, seppellite sotto unamontagna di ragionialtre confessioni religiose costano550 euro l’anno, agli uominidel Papa costeranno miracolosamentesolo 55 euro.Dopo tanti anni di torpore, però,Roma laica ha battuto un timidocolpo. Non sono tanto i politici adare speranza - la posizione dellasinistra ds potrebbe rivelarsi strumentalealla polemica sul partitodemocratico, mentre all’inversosi moltiplicano i comportamentiindulgenti di Rifondazione comunista-, quanto l’emergerenell’opinione pubblica della consapevolezzache tutto il bailammesui “valori” e sulla “fede”, in realtà,nasconde interessi economicie di potere che accomunanouomini di stato al pari di quelli dichiesa.La laicità del governo delle nostrecittà passa necessariamente attraversola resistenza e la lotta aiclericalismi di ogni risma.“Ringraziamo per gli elogi “L’Osservatore Romano”, il cui editore, la Santa Sede, non contenta degliospedali italiani dedicati ai Santi, le Banche dedicate ai Santi Spiriti, vorrebbe le Stazioni ferroviarieintitolate ai Subito-Santi.La vicenda della Stazione Termini “dedicata” e non “intitolata” a Giovanni Paolo II manda su tutte lefurie il quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano” e se la prende con i “soliti ossessionati laicistipronti ad alzare la voce… e quei radicali che, come già accaduto per altre questioni, non si fannosfuggire mai la ghiotta (e rara) occasione per dimostrare a se stessi e agli altri di esistere politicamente”.Ebbene si, esistiamo politicamente e ne siamo orgogliosi, a differenza di chi, organo mediatico diuno Stato teocratico, non può tollerare un ordinamento democratico all’interno dei suoi confini evorrebbe la teocrazia applicata anche all’interno dello Stato italiano”.La Stazione Termini continuerà a chiamarsi così, è una nostra vittoria! Ora inizierà la battaglia percambiare il nome alla Stazione San Pietro. La nostra proposta è che diventi Stazione Ernesto Nathan”
PILLOLADEL GIORNO DOPO&DICELLULEALTERNATIVA23MA AL “PERTINI”CI VORREBBE PERTINI...All’ospedale romano la contraccezioned’emergenza è tornata a rischioSILVIO VIALELa decisione di introdurre un ticketper le prestazioni di prontosoccorso rischia di penalizzare ulteriormentel’accesso alla contraccezionedi emergenza (CE),rendendo improcrastinabile unintervento del ministro per eliminarel’obbligo della ricetta per la“pillola del giorno dopo”.L’attribuzione di un ticket di 25 ,affidato all’arbitrio del medico diturno, espone la donna ad un ingiustificatoatteggiamento punitivoda parte di medici ignoranti oideologicamente prevenuti.Significativa è la decisione di unacommissione di medicidell’Ospedale Pertini di Roma,ASL Roma B, di attribuire il “codicebianco” alla contraccezione diemergenza.Questa decisione è figlia del disinteressepolitico sulla CE, per cuinon ci si cura affatto che una donnapossa ricorrervi in tempo utile,qualora sia incorsa in un incidentecontraccettivo. Molti medici dibase e dei pronto soccorso si rifiutanodi prescrivere la CE, considerandolaerroneamente una prestazionespecialistica ginecologica,mentre altri si appellano aduna inesistente possibilità di“obiezione di coscienza”, non previstada alcuna legge.Non stupisce quindi che i colleghiGiannotta, Piscioneri, Pagnanelli,Cinque, Marini e Giovannini, colpitida un furore sessuofobo e punitivo,abbiano optato per il codicebianco, abbiano predispostoun consenso informato e abbianodefinito un percorso a tuteladei medici obiettori che prevedeun’ulteriore peregrinare delladonna. Insomma tutto quanto dipiù schifoso sia stato documentatoda inchieste televisive.Non conosco nel dettaglio il documento“scientifico” a supportodella decisione, che forse per pudorehanno prudentemente evitatodi diffondere, ma sono certoche in esso non troverete gli standardscientifici della letteraturainternazionale, delle linee guidadelle principali società scientifichee dei documenti delle agenziedell’OMS.Da un punto di vista farmacologicoè inaccettabile che la prescrizionedi una singola dose di levonorgestreldi 1,5g, una tra le piùinnocue ricette che un medicopossa compilare, che non presentacontroindicazioni cliniche eche non necessita di visite o accertamentimedici, trovi così tanteresistenze da parte di molti medici,anche se capisco che l’obbligodi ricetta per una circostanza,l’avvenuto rapporto (non verificabile)possa creare frustrazionenel medico che deve prescriveresulla fiducia un farmaco che dovrebbeessere da banco.Come non percepire come “rompico…”le donne (i loro compagnirestano nell’ombra…) che a tuttele ore vengono a chiederti una ricetta,proprio a te.Eppure il concetto di urgenza èstato precisato nel <strong>20</strong>01 dal TARdel Lazio, secondo cui “ le caratteristichedel farmaco si traduconoin specifiche regole comportamentalia carico del medico, cheè tenuto a prescriverlo in presenzadei presupposti di emergenzae nei limiti idonei ad eliminare ilpaventato rischio di gravidanza.”A tal proposito occorre ricordareche l’efficacia nel prevenire il concepimentodiminuisce con iltempo, essendo massima entro le12 ore e dimezzandosi ogni 12ore, ovvero passando dal 95 %delle prime 24 ore, all’85 % a 48ore e al 58 % a 72 ore. Nella sentenzasi osserva come “la nozionedi emergenza, che costituiscepresupposto per la somministrazione,va considerata in sensostrettamente oggettivo - e cioè comeevento critico, suscettibile diintrodurre la possibilità di unagravidanza non desiderata, cui siintende porre rimedio con caratteredi immediatezza, indipendentementedal grado di volontarietào colpa dell’interessato neldeterminarlo; ciò in base ad uncriterio che è comune alla somministrazionedi ogni presidio terapeutico,che ha luogo in base aldato obiettivo della condizione fisiologicadell’individuo prescindendoda ogni valutazione circa ilconcorso psichico dello stesso neldeterminarne le cause”.Ridicola è, poi, la pretesa di farsottoscrivere un consenso informato,soprattutto se questo non èrichiesto per la prescrizione di altrifarmaci, come ad esempio gliantibiotici, considerando che laCE non è somministrata direttamentedal medico e che la donna,ottenuta la ricetta non è assolutamenteobbligata ad assumerla. Adifferenza delle informazioniscritte, che possono essere consegnatealla donna, la sottoscrizionedi un documento non richiestoper altri farmaci diventa unaimposizione vessatoria tesa acreare dubbi non giustificati e ascoraggiare il ricorso alla CE.Per quanto riguarda l’obiezionedi coscienza, occorre chiarire cheil nostro ordinamento la prevedesolo in quattro casi: rifiuto del serviziomilitare, sperimentazionesugli animali, interruzione volontariadella gravidanza e procreazionemedicalmente assistita.Solo una decisione politica dellaCommissione Nazionale diBioetica, tuttora non suffragata daalcun provvedimento legislativo,ha ipotizzato la possibilità dell’obiezionedi coscienza per la CE.In ognicaso, soprattuttoquando il medico ricopre l’incaricodi pubblico ufficiale o di incaricatodi pubblico servizio, nessunaobiezione può ledere il dirittodel paziente ad una prestazioneefficace, in particolare se il ritardopuò provocare un danno. Nel casodella CE, cioè di una sempliceprescrizione di medicina generale,come ha ribadito recentementeil presidente dell’Ordine deiMedici, il medico “deve provvederenell’ambito delle proprie responsabilità,affinché la richiedentepossa accedere con tempie modalità appropriate alla prescrizione”.E’ quindi limitativo epericoloso che nel documentodell’Ospedale Pertini si prevedada una prescrizione specialistica,non necessaria, per un percorsoche giunge ad allontanare la pazientedall’ospedale. Se si ritieneche debba essere un ginecologo aprescrivere la CE, come si puòpensare che debba farlo un medicodi base o di guardia medica?Che costoro non debbano inviarela paziente al ginecologo?Incoerente e ridicolo.Sul meccanismo d’azione, rimandandoad un articolo più approfonditoin corso di pubblicazionesu “BIOETICA – rivista interdisciplinare”,debbo denunciare la superficialitàcon la quale il CNB haaffrontato la questione, al solo finepolitico di legittimare una inesistenteazione abortiva.Senza entrare nel merito del concettodi gravidanza, come definitadall’OMS, devo fare notare comeper la legge 194/78 l’obiezionedi coscienza può essere invocatasolo in caso di gravidanzadiagnosticabile (positività HCG) eche per la legge 40/<strong>20</strong>04, non essendocila certezza dell’embrione,solo nelle condizioni determinatedal trattamento medico. Inentrambi casi non per ipotesiastratte non verificabili.Nelmerito delmeccanismo diazione, nel <strong>20</strong>05, ilDipartimento di SaluteRiproduttiva e Ricercadell’Organizzazione Mondialedella Sanità, Special Programmeof Research, Development andResearch Training in HumanReproduction, ha affermato in undocumento che “la contraccezionedi emergenza con levonorgestrelha dimostrato di prevenirel’ovulazione e di non avere alcunrilevabile effetto sull’endometrio(la mucosa uterina) o sui livelli diprogesterone, quando somministratadopo l’ovulazione”, escludendoquindi un effetto intercettivosu un eventuale ovulo fecondato.Tornando allo stupefacente documentodei sei medici delPertini, devo osservare come nellaregione Piemonte, già alcunianni fa un assessore di AN avevapredisposto che il ticket non fossedovuto nelle ore di chiusura deiconsultori. Una decisione dibuon senso, considerato che iconsultori hanno orari variabili epresenze non continuative delmedico, che nessuno di noi è ingrado di conoscere l’effettivo orariodel medico di famiglia e chequasi mai il servizio di guardiamedica ha una postazione fissaper le ricette. Sarebbe curioso sostenereche la donna, in alternativaal pS, dovesse chiamare laguardia medica al domicilio.Coerentemente l’OspedaleS.Anna nel triage ha attribuito ilcodice verde, urgenza media, allaCE, confermando la scelta anchein occasione del ticket.Avviandomi alla conclusione, mipare evidente che l’abolizionedella ricetta ridurrebbe ogni tipodi conflittualità sulla natura dellaprescrizione, sull’obiezione e suldiritto alla prestazione, restituendola responsabilità etica all’individuo,nel caso specifico alla donnache necessitadella CE.Non esistono obiezioniscientifiche e sanitarie, poichéla CE soddisfa tutti i criteri di unprodotto da banco: tossicità moltobassa, nessun rischio di sovradosaggio,nessuna dipendenza,nessuna necessità di accertamentimedici, né di monitoraggiodella terapia, non significativecontroindicazioni mediche, nonteratogeno, facile identificazionedel bisogno, semplice da usare,dosaggio preciso, nessuna interazionefarmacologica di rilievo,nessun pericolo in caso di assunzioneimpropria e minime conseguenzein caso di uso ripetuto, oravvicinato nel tempo.Insomma è meno pericolosa diqualunque antinfiammatorio oantidolorifico da banco.E’ un provvedimento suggeritodalle agenzie dell’OMS e dal 1999ad oggi è diventato un prodottoda banco in molti paesi. Nel <strong>20</strong>06anche negli Stati Uniti con addiritturail sostegno di Bush. E’ unprodotto da banco in una ventinadi paesi europei. Non lo è ancorain Italia, Germania, Spagna eIrlanda, nonostante anche questipaesi siano firmatari di una risoluzionedel Consiglio d’Europadel 15 marzo <strong>20</strong>00 (Resolution onthe classification of medicineswhich are obtainable only on medicalpresciption Ed. <strong>20</strong>05), cheinserisce il levonorgestrel per laCE tra i farmaci vendibili OTC“over the counter”. Di fronte a tuttociò, c’è da chiedersi perché unministro donna non sia ancoraintervenuto per garantire la massimaefficacia della CE per le donne,per evitare loro inutili mortificazionie per superare i malumori,a volte ingiustificati altre voltecomprensibili, dei medici versouna prestazione che non necessitadi diagnosi medica ed è riconducibileal libero arbitrio dell’individuo.Come dimostrato in altripaesi con l’abolizione della ricettanon vi sono danni ma solo vantaggi.Mi auguro che i sei delPertini rivedano la loro decisionee si uniscano nella richiesta diabolire la ricetta.