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20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

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22ROMALAICA&CELLULEDI ALTERNATIVAASPETTANDO IL CAMPIDOGLIOROMA LAICA BATTE UN COLPOMARIO STADERINICapogruppo RnP al Municipio I diRoma - centro storicoNelle ultime settimane la questionelaica ed anticlericale hainiziato a scuotere il Comune diRoma ed il suo sindaco, WalterVeltroni.Le contingenze sono state lamorte di Piergiorgio Welby, la discussionesui Pacs, la dedica dellaStazione Termini a PapaGiovanni Paolo II.Sullo sfondo i rapporti con ilVaticano, l’azione radicale, l’agitarsidella sinistra Ds ed il primostrutturarsi di un’opinione pubblicaanticlericale.Iniziamo da Piergiorgio. I suoi funeralisono stati occasione di conoscenza.L’imbarazzo delCampidoglio si è manifestatocon le difficoltà a concedere lasua piazza (di domenica non èpermesso, è stata la giustificazione)e con l’assenza del sindaco ilgiorno della cerimonia.A dir la verità, anche SandroMedici, esponente di spicco diRifondazione comunista ePresidente del Municipio X ,competente al rilascio della concessionedel suolo pubblico apiazza Don Bosco, ha a suo modotentato di scongiurare che ilfunerale laico si svolgesse di frontealla chiesa che ne aveva rifiutatoil rito cattolico. Effettivamente,in ambito locale la capacità dicontrollo del voto da parte dell’apparatoparrocchiale è di granlunga superiore rispetto al datonazionale.Nessuna remora, invece, hannoavuto le migliaia di romani chehanno gremito la piazza per salutareil Calibano, marcando la distanzada chi aveva avuto il cattivogusto di scomunicarlo postmortem. Dello stesso avviso i tifosiromanisti della Curva Sud,che a Piero hanno dedicato unevocativo “Buon Natale Welby”.Tra i Ds romani, intanto, serpeggiamalcontento per la scarsa attenzionemostrata in questa occasioneda Veltroni, proprio lui,conosciuto come instancabilepresenzialista ad inaugurazioni efunerali. Gli esponenti del “correntone”diessino, capitanati dalconsigliere comunale RobertoGiulioli, lo rinfacciano a più riprese.Grazie ad una loro iniziativa,appoggiata da tutti i capigruppodi maggioranza, tra pochi giornisarà votata una mozione chechiede l’intitolazione aPiergiorgio del parco dove si sonosvolti i funerali.Il giorno prima, il 23 dicembre,Veltroni aveva invece officiato lacerimonia di dedicazione dellaStazione Termini a PapaGiovanni Paolo II. Una storia natanell’aprile <strong>20</strong>05, poche ore dopola morte del Papa, con l’annunciodel sindaco di intitolarglila stazione.L’inopportunità evidente di talescelta, tesa a dare alla stazionedella Capitale italiana il nome delsovrano di uno Stato estero confinantee capo di una confessionereligiosa, sembrava aver fattorientrare la boutade iniziale. Alcontrario, venti mesi dopo, duegiorni prima di Natale, in pienosciopero dei giornalisti e alla presenzadel sindaco di Roma, dell’amministratoredi Trenitalia, delPresidente della Conferenza episcopaleCamillo Ruini e delSegretario di Stato VaticanoTarcisio Bertone, vengono scopertedue grandi steli alte 12 metrie posizionate nei punti più frequentatidello snodo ferroviarioromano. La scritta è inconfondibile,“Stazione Termini - GiovanniPaolo II”; ma il dubbio rimane:intitolazione o cosa?Decido di promuovere un’interrogazionedi iniziativa popolareper saperne di più (sono sufficienti<strong>20</strong>0 firme di cittadini perchéil sindaco abbia 60 giorni diPerché non sono affattoconvinto che il sapere e lascienza prima o poi l'avrannovinta: la storia è piena di ottimecause, seppellite sotto unamontagna di ragionitempo per rispondere), e con leassociazioni laiche romane organizziamouna conferenza stampa/manifestazionedavanti allastazione. Il giorno prima, Veltronicorregge il tiro, e fa sapere che dimera dedica si tratta.A questo punto è l’Osservatoreromano, quotidiano della S.Sede, ad attaccare il sindaco, ironizzandosul suo coraggio e l’eccessivaattenzione rispetto all’opinionepubblica laicista aizzatadai soliti maliziosi radicali.Sui giornali si delinea un vero eproprio affaire Termini, che palesala distanza tra la popolazione(un sondaggio di Libero fissa al70% i romani che non voglionocambiare nome alla stazione) e laclasse politica. Il fatto nuovo è lamessa in discussione, netta eprolungata, di una scelta sostanzialmenteclericale: il costo politicoper chi l’ha compiuta, è statoalto.Come nella politica nazionale,poi, il dibattito sui Pacs accendegli ardori dei politici romani.Veltroni la giudica una questionedi rilevanza nazionale e non locale;coerentemente, ritiene di nondover replicare nulla allorchéBenedetto XVI sceglie di rilanciarei suoi affondi contro i progettilegislativi della Repubblica italianaproprio durante la visita inVaticano degli amministratoripubblici del Lazio.Anche per questo, forse, inConsiglio comunale giaccionosospese sia la mozione che impegnavail sindaco a segnalare algoverno “l'attenzione della cittàsulla necessità di una legge cheestenda i diritti civili delle coppieche vivono insieme, siano esseetero o omosessuali, istituendoun registro nei comuni italiani”,sia la delibera per istituire i registricomunali delle unioni civili.Il già citato Giulioli arriva ad affermareche “se non riusciremo a discuterequest'ordine del giornoin aula, allora vuoi dire che ci saràstato impedito di esercitare il nostromandato di consiglieri comunali”.Radicali romani ed associazioniGLBT sono anch’essipronti a scendere per strada, raccogliendole firme necessarie arompere l’empasse.Questi episodi hanno il pregio direndere evidente una partita piùampia, quella dei rapporti traVaticano e politici; una partitache a livello locale assume la concretezzadi scelte di governo delterritorio. Roma è di certo la cittàche più di tutte paga l’invadenzadi Oltretevere. Non a caso, in seianni il sindaco di Roma non èmai andato alla celebrazione delXX settembre a Porta Pia, unavolta addirittura perché occupatoa consegnare al Papa le chiavidella città.La concessione di spazi pubblicicome la presenza alle cerimoniee la gestione della toponomastica,non sono altro che l’epifenomenodell’ influenza del playervaticano nell’amministrazionedella città. Discorso che, a fortiori,vale lì dove girano miliardi dieuro e strategie per gli anni futuri:la sanità, l’istruzione, il turismo,la cultura. Non c’è settore dove sifermi l’invadenza clericale, sipensi all’ulteriore privilegio concessopochi giorni fa dalla Giuntacomunale: i permessi per entrarecon la macchina in centro storico,che ai cittadini come alle ambasciateestere o agli esponenti diStazione San Pietro: proporremoche si chiami “Ernesto Nathan”SERGIO ROVASIO E LUIGI CASTALDIPerché non sono affattoconvinto che il sapere e lascienza prima o poi l'avrannovinta: la storia è piena di ottimecause, seppellite sotto unamontagna di ragionialtre confessioni religiose costano550 euro l’anno, agli uominidel Papa costeranno miracolosamentesolo 55 euro.Dopo tanti anni di torpore, però,Roma laica ha battuto un timidocolpo. Non sono tanto i politici adare speranza - la posizione dellasinistra ds potrebbe rivelarsi strumentalealla polemica sul partitodemocratico, mentre all’inversosi moltiplicano i comportamentiindulgenti di Rifondazione comunista-, quanto l’emergerenell’opinione pubblica della consapevolezzache tutto il bailammesui “valori” e sulla “fede”, in realtà,nasconde interessi economicie di potere che accomunanouomini di stato al pari di quelli dichiesa.La laicità del governo delle nostrecittà passa necessariamente attraversola resistenza e la lotta aiclericalismi di ogni risma.“Ringraziamo per gli elogi “L’Osservatore Romano”, il cui editore, la Santa Sede, non contenta degliospedali italiani dedicati ai Santi, le Banche dedicate ai Santi Spiriti, vorrebbe le Stazioni ferroviarieintitolate ai Subito-Santi.La vicenda della Stazione Termini “dedicata” e non “intitolata” a Giovanni Paolo II manda su tutte lefurie il quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano” e se la prende con i “soliti ossessionati laicistipronti ad alzare la voce… e quei radicali che, come già accaduto per altre questioni, non si fannosfuggire mai la ghiotta (e rara) occasione per dimostrare a se stessi e agli altri di esistere politicamente”.Ebbene si, esistiamo politicamente e ne siamo orgogliosi, a differenza di chi, organo mediatico diuno Stato teocratico, non può tollerare un ordinamento democratico all’interno dei suoi confini evorrebbe la teocrazia applicata anche all’interno dello Stato italiano”.La Stazione Termini continuerà a chiamarsi così, è una nostra vittoria! Ora inizierà la battaglia percambiare il nome alla Stazione San Pietro. La nostra proposta è che diventi Stazione Ernesto Nathan”

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