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20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

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6:PER IL<strong>20</strong> FEBBRAIONEL NOMEDI LUCALUCA,SEI NATOALL’ITALIAI messaggidi cordoglio giuntidal mondodella politicaCARLO AZEGLIO CIAMPIallora Presidente della RepubblicaI suoi interventi, sempre lucidie mirati, hanno contribuito adaccendere il dibattito su temicruciali per il futurodell'umanità in Italia, inEuropa e nel mondo. <strong>Luca</strong><strong>Coscioni</strong> è stato un simboloma anche un esempio di comela forza di volontà, unita aduno straordinario amore per lavita, possa far superareostacoli ritenuti insuperabili.SILVIO BERLUSCONIallora Presidente del ConsiglioPartecipo commosso al doloreper la scomparsa di <strong>Luca</strong><strong>Coscioni</strong>. Nella sua breve maintensa ed impegnataesistenza ha testimoniato conforza il valore dei diritti civiliche sono alla base del pensierodella grande famiglia liberale.Con tali sentimenti sonovicino ai familiari e ai radicaliitaliani.ROMANO PRODIallora Leader dell’UnioneSono addolorato e colpito perla morte di <strong>Luca</strong> <strong>Coscioni</strong>,coraggioso testimone di unostraordinario impegno indifesa della dignità della vita edei malati. Esprimo la miacommossa partecipazione alvostro dolore e agli amici chehanno condiviso le suesofferenze e la sua passionecivileMARCELLO PERAallora Presidente del SenatoI miei sentimenti di profondocordoglio per la scomparsa di<strong>Luca</strong> <strong>Coscioni</strong>. La sua malattianon gli ha mai impedito dioperare costantemente per leproprie convinzioni ed ideecon grande forza di volontà eprofondo impegno.L’UOMO DELLALIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICACon questa copertina,uscita sul CorriereMagazine del <strong>20</strong> gennaio’05, a pochi mesi dalla tenutadei referendum, <strong>Luca</strong><strong>Coscioni</strong> fu riconosciutoleader politico. In pochi, finoad allora, avevano conosciutoil volto e la storiadell’ “uomo della libertà diricerca scientifica”.CORRIERE DELLA SERA MAGAZINE<strong>20</strong> gennaio <strong>20</strong>05Un corpo immobile eppure contundente.Che fa male, che fa star male,quando ti chiede la libertà di vivere.Di poter guarire. Di poter cercareuna cura per sé e per quelli nelle suecondizioni e per tanti, troppi altriIo credo che un modellodemocratico debba mettere alcentro la libertà e laresponsabilità individuale, non ilpaternalismo dello Stato etico edell'etica di Statoancora. Perché "ci sono malattie conle quali è possibile vivere, altre concui è possibile convivere, e alcune allequali si può sopravvivere. Ma lamia non rientra in nessuna delle trecategorie: io sono come un cieco alquale è stato chiesto cosa prova nelvedere un tramonto".Un corpo aggredito dalla malattiadegenerativa. E pure dall'ignoranza:"C'e chi osserva la mia immobilità esi interroga se sono sordo. Chi, in albergo,domanda a mia moglie seposso salire da solo, scendendo dallacarrozzina, i tre gradini davanti all'ascensore.E persino quelli che, condiscrezione, le chiedono se riesco ascopare. E io, che ci sento benissimo,avrei voglia di rispondere: brutto imbecille,non farò tutte le posizioni delkamasutra, ma me la cavo anch'io".Infine, un corpo ostaggio della politicache per poter gridare - senzaavere più voce - si è fatto corpo politicoa sua volta: manifesto di carnesconvolta e rabbia lucida, progetto ebattaglia civili. Un corpo scomodo adirsi: "Sono un uomo imprigionatoin un gigante di pietra, questo peròmi ha reso duro e forte". Ma scomodo,molto scomodo, anche per quelliche fingono di non vederlo e preferisconoliquidarlo con due soldi dipietismo laico e uno di carità cristiana.<strong>Luca</strong> <strong>Coscioni</strong>, 37 anni, umbro diOrvieto, è quel corpo. Lo abita a fatica- "l'intelletto è l'unica risorsa chepuò aiutarti" e vuole riabilitarlo. Lopretende, da quando, dieci anni fa,una sclerosi laterale amiotrofica loha consegnato a una sedia a rotelle:lui che, quando ha sentito le gambefarsi marmo, stava preparando lamaratona di New York. E poi lo ha ridottoa dialogare attraverso un sintetizzatorevocale che traduce le parolescritte al computer, una ognitrenta secondi, "costretto a dovernefare economia": lui che era un profche sapeva far lezione. E incantaregli studenti. E Maria Antonietta piùdi tutti, se quella studentessa un po'speciale è diventata la sua compagnae poi sua moglie.ETICA DI STATOChiunque sarebbe finito travolto,nel suo stato, ma <strong>Coscioni</strong> no: dellamalattia ha fatto un'armatura e si èmesso a combattere. Contro lo Statoe per la libertà. Perché" spiega "iocredo che un modello democraticodebba mettere al centro la libertà ela responsabilità individuale, non ilpaternalismo dello Stato etico e dell'eticadi Stato". Quale libertà? Peresempio quella di poter utilizzare - èla sua battaglia di sempre - le staminaliembrionali nello studio di unacura per la sclerosi, l'Alzheimer, ilParkinson e le altre malattie degenerative:sì. insomma, quei 30 mila embrionisovrannumerari esistenti inItalia, sui quali la nuova legge sullafecondazione assistita (articoli 12, 13e 14) ha vietato la ricerca. Una battagliada affrontare, finalmente, sulterreno democratico dei referendum,"della responsabilità individuale",fortemente voluti da lui e dairadicali -suoi compagni di strada,prima: di impegno politico, poi - chè<strong>Coscioni</strong> è presidente del partito dal<strong>20</strong>01, quando si candidò allePolitiche, rispondendo agli inviti diPannella e Bonino, e trasformando,clamorosamente, la sua condizionein una sfida elettorale.Ma dopo che il governo s'è messo ditraverso, impugnando i cinque quesitireferendari, e dopo che, giovedìscorso, la Corte costituzionale ne haammessi soltanto quattro, bocciandoquello proposto dai soli radicali,di abrogazione dell'intera legge 40.<strong>Coscioni</strong> già intravede una nuova insidiasulla via della consultazionepopolare. "E la mia preoccupazionenon è tanto quella di vedere la leggemodificata in Parlamento, quantopiuttosto lo scendere di un silenzioassordante sui quattro quesiti rimasti".Così toccherà ancora a lui farsi sentire,attraverso l’<strong>Associazione</strong> <strong>Luca</strong><strong>Coscioni</strong> per la libertà di ricercascientifica, nata nel <strong>20</strong>02, e sostenutada un bel pò di intellettuali escienziati, da Dulbecco a Saramago,da Veronesi a Chomskv e dove i premiNobel, che sono in totale un centinaio,non esprimono soltanto solidarietàma partecipano all’iniziativa.Un'associazione dì scienziati,malati, disabili, cittadini, con 1.800nuovi iscritti nel <strong>20</strong>04 che, a partireda domani, terrà congresso aMilano, nel nome di questo maratonetadella libertà che non vuole enon può fermarsi: il tempo che scorreinesorabile e l'arrivo ogni voltaspostato più avanti. Stavolta dallosgambetto del governo, che ha messoin moto la Corte. ma anche dal silenzioassenso di molta opposizione.Da una certa comunanza d'intentitra schieramenti, fatta di"espressioni vuote e inutili", come ledefinisce <strong>Coscioni</strong>.QUELRITORNELLOBINDI-BONDìA cosa si riferisce? Prendete SandroBondi e Rosi Bindì; pronti a dirsele disanta ragione, brandendo un treppiedi,e una settimana dopo, con lalegge 40 in odor di referendum,pronti a intonare il medesimo ritornello:un bindibondi fatto di "ritengoche scontrarsi su temi del generenon faccia bene a nessuno (lei) e ilreferendum è uno strumento inadeguatoa risolvere problematiche legatealla vita (lui). Un ritornello dove,scambiando strofe e dicitori, ilprodotto politico non cambia: "Mala mia malattia è un filtro implacabilecontro uscite come queste, buonesolo a nascondere il problema, perimpedire alla gente di farsi un'opi-

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