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20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

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26UNIVERSITÀ!REGOLEE RIFORMELA VERA RIFORMA?RISPETTARE LE NORME ESISTENTINon servono soluzioni miracolistiche. Occore iniziare con l’applicazione delnuovo ordinamento didattico.ALESSANDRO FIGÀ TALAMANCAProfessore di Analisi matematicaall'Università di Roma "La Sapienza"Quando si parla di riforme perl’università, ci si tiene generalmentesul vago, oppure si propongonosoluzioni miracolisticheche dovrebbero rimediare atutti i mali. Bisognerebbe invecepartire da problemi concreti, inmodo che le proposte siano giudicateper l’effettiva capacità dirisolverli senza crearne di più gravi.A titolo di esempio elencheròtre problemi, risolvibili con azioniconcrete senza soluzioni miracolistiche.Quello più grave riguarda l’applicazionedel nuovo ordinamentodidattico, disegnato per impartireun'istruzione universitaria dimassa al 30-40% della popolazionegiovanile, ma che non può rinunciarea coltivare, in una minoranzadegli studenti, una formazioneavanzata. Ci sono normeche imporrebbero una selezioneall’ingresso degli studi universitari,che consentirebbe diimpartire ad alcuni una istruzionepreparatoria ai veri studi universitari,ad altri una istruzioneuniversitaria adatta alla massadegli studenti e ad altri ancorauna istruzione già dai primi annipiù approfondita. Altre normeimpongono un’ulteriore severaselezione individuale per l’ammissionealla laurea “magistrale”.Quali sono gli ostacoli che rendonodifficile l’applicazione di questenorme? Quali incentivi dovrebberoessere offerti alle universitàche le applicano? Se nonsi affronta seriamente questoproblema si rischia, da un lato, dinegare un’istruzione universitariaa chi ne trarrebbe profitto, sesolo potesse accedere, dopo lamaturità, a corsi preparatori aglistudi universitari più impegnativie più utili per il paese, ma si rischiaanche, ad esempio, di abbassare,l’insegnamento universitariodi ingegneria al livello prevalentementerichiesto dal mercatoe compatibile con la preparazionee le aspettative dellamaggioranza degli studenti, e ditrovarci tra qualche anno a cortodi giovani ingegneri in grado diprogettare in modo innovativo.Un secondo problema è quellodella formazione degli insegnantidi scuola secondaria, per i qualiè previsto ora un percorso universitariodi almeno otto anni,per ottenere l’abilitazione all’insegnamento.Questo non soloscoraggia gli studenti miglioridall’intraprendere questi studi,ma alimenta scorciatoie irregolari,per raggiungere l’abilitazioneall’insegnamento e l’impiego atempo indeterminato, scorciatoieregolarmente “sanate” da leggineapprovate dal Parlamento.Per risolvere questo problemabasterebbe una decisa presa diposizione del Governo, che rompala situazione di stallo dovuta acontrasti tra due diverse specie didocenti: quelli delle facoltà di letteree quelli delle scuole di specializzazioneper la didattica.Nessuna delle due specie vuolemollare la presa sulla formazionedegli insegnanti dopo la laureatriennale, che considerano unafonte potenziale di “cattedre universitarie”.Ma non dovrebberoessere gli attuali studenti ed i futuriallievi della scuola secondariaa pagare per contrasti tra accademici.Un terzo problema riguarda laqualità dell'insegnamento nellemolti sedi periferiche o "distaccate",dove l'istruzione è impartitada migliaia e migliaia di "professoria contratto" dei quali siignorano le qualificazioni, e chespesso sono pagati con compensiirrisori. I numerosi corsi, quasi“a costo zero”, sponsorizzati daenti locali, dove i docenti ufficialinon possiedono le qualificazioniminime corrispondenti ad undottorato di ricerca, non sono vericorsi universitari e pertanto costituisconoun inganno per glistudenti, e dovrebbero esserechiusi.I PROFESSORIAL PRESIDENTE PRODISignor presidente,come ella certamente sa, tra gliuniversitari serpeggia una sensazionedi smarrimento, a volteorientata verso la delusione piùdisimpegnata, a volte verso laprotesta più sconsiderata, a causadella grande distanza tra leaspettative riposte in questo governoe le concrete azioni che sinqui sono state intraprese.Contemporaneamente, voci autorevoli,ma interessate, promuovononell'opinione pubblica l'immaginedi una università allo sfascio.Non è così, e lei lo sa bene(…). Noi lavoriamo nell'universitàe ci crediamo. Sotto vari aspettil'università italiana si sta sviluppandopositivamente e, tenutoconto della scarsità di fondi e dell'obsolescenzadel sistema, si stacomplessivamente muovendonella direzione giusta (…). Masenza risorse non si va avanti. Sein varie sedi, anche governative, èmaturata la convinzione che gliinvestimenti sull'università cosìcome è oggi non siano pienamenteproduttivi, il dovere del governosarebbe quello di renderlitali, non di depotenziare ulteriormentel'intero sistema senza distinguere.Anche a nostro avvisoesistono nell'università deglisprechi e degli squilibri che un governoriformatore, insieme alleforze universitarie dedicate e progressiste,dovrebbe impegnarsi dasubito a combattere.L'istituzione dell'agenzia per lavalutazione è una scelta che condividiamopienamente (…). Mal'esperienza dei Paesi che hannoda tempo in atto strumenti diquesto tipo ha mostrato che daquando il sistema viene messo apunto a quando esso è concretamenteutilizzabile per orientare lescelte finanziarie passano parecchianni (almeno 3 o 4); gli ateneinon possono certo attendere tanto.L'immissione, assolutamentenecessaria fin dall'inizio del <strong>20</strong>07,di risorse aggiuntive rispetto aquelle previste nella Finanziaria,a partire dalla riconsiderazionedella situazione con la trimestraledi cassa, dovrebbe pertanto anticiparealcuni criteri premianti,privilegiando le assegnazioni alleUniversità che (…) presentinodocumentati progetti di “miglioramentodella qualità” (riduzionedi costi, maggiore efficacia edequità connesse a innovazioni eall'uso più efficiente delle risorse);alla valutazione ex ante dovrà seguirneuna corrispondente expost organizzata in modo affidabilee rigoroso. Citiamo, al proposito,due esempi concreti (…).1) L'università può decidere di incentivareper i docenti a tempopieno l'attività esterna riferibileall'istituzione, in modo che anchegli atenei ne traggano vantaggio(una improvvida norma sul pubblicoimpiego ha lasciato agli ateneitotale discrezionalità nell'autorizzareper essi attività private,in contrasto con l'idea stessa didocente a tempo pieno). (…) Al riguardo,anche il Governo potrebbeutilmente operare dando a tuttele strutture pubbliche un precisoindirizzo: se è ritenuta utile laconsulenza di un docente universitario,la si affidi sempre tramitel'istituzione e non a titolo personale.2) L'università può attuare immediatamente(solo pochi ateneihanno finora provveduto) la normache impone 1<strong>20</strong> ore di attivitàdidattica “frontale” ai docenti atempo pieno (80 ai docenti a tempodefinito).Da questi esempi, che potrebberoessere completati da molti altri, riteniamoappaia chiaro che ciòche chiediamo non è un genericoampliamento delle risorse.Vogliamo che le università e i docentisiano messi in condizionenon di lavorare meno, ma di lavoraremeglio. Per il raggiungimentodi questo obiettivo appare indispensabilerafforzare diverse formedi valutazione, in particolareex-post, che verifichino la reale attivitàscientifica e didattica delpersonale docente e la incentivinoattraverso meccanismi di premio/punizioneatti a riconosceresia i meriti di chi si dedica alle attivitàdella propria istituzione (e sonomolti) sia i demeriti di chisfrutta rendite di posizione a finimeramente personali.PresidenteNapolitano:con la ricerca“ci si gioca ilfuturo delPaese”Martedì 23 gennaio il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano, visitando lafondazione “European brain researchinstitute” (Ebri) di Roma, ha sollecitato loStato “ad aprire il proprio bilancio alleesigenze della ricerca scientifica”. IlPresidente, accompagnato nella sua visitadal premio Nobel Rita Levi Montacini, hasottolineato come sia necessario “investirein ricerca. Devono investire gli enti pubblicie i privati”. “Dobbiamo comprendere – haconcluso - che ci si gioca il futuro del paese”.

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