12.07.2015 Views

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

20 febbraio - Associazione Luca Coscioni

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

18WELBY:IL VATICANOE I FEDELILaici e GerarchiaL’impossibilitàdi un dialogo onestoGUSTAVO ZAGREBELSKYstralci da “la Repubblica”, 10 gennaio <strong>20</strong>07SE IL DOGMAÈ CONTRO RAGIONEIl dialogo, anche quello così frequentemente auspicatotra i cattolici e gli altri (che si indicano, in negativo, comei non-cattolici), presuppone una condizione: che le partisi riconoscano pari, in razionalità e moralità. Se si partedal presupposto che l’altro non è solo uno che pensadiversamente, ma è uno da meno o, addirittura, è unmentecatto o un immorale, il dialogo sarà perfettamenteinutile; sarà tempo perduto, adescamento o simulazione.Dove vige questo pregiudizio, ci si ignora o ci sicombatte. Si potrà anche fare finta di dialogare, come lostratega che procrastina lo scontro e rafforza intanto leposizioni. Ma dialogare onestamente, no, non si potrà….non occorre essere Socrate per comprendere che se nonc´è reciproca disponibilità e apertura, tanto vale andarseneognuno per la sua strada, sempre che non si vogliaprendere a bastonate. Onde, se sinceramente si dice: “Ildialogo, così necessario, tra laici e cattolici” (J. Ratzinger,L’Europa nella crisi delle culture, Il Regno – documenti,9/<strong>20</strong>05), si dovrebbe supporre che questo riconoscimentodi razionalità e moralità sia acquisito. Ma è così?Il dialogo presuppone pari dignitàSolo i credenti – questo il Leitmotiv – sarebbero capaci di“senso della vita”. La vita eterna promessa da Dio ai suoifedeli dà un significato alla loro vita mortale. Se tutto siconsuma quaggiù, senza premi e punizioni lassù, allorauna cosa vale l’altra e, per ricorrere a Dostoevskij, «tutto èpermesso». Ecco allora il relativismo, l’indifferentismo,l’egoismo, il puro calcolo di utilità, la sopraffazione, la disperazione,il non-senso della vita: in breve, l’impossibilitàdi una morale esistenziale e, dunque, di una vita rivoltaal bene piuttosto che al male. Così ragionando, però,non si è sfiorati dall’idea che si possa dire: la vita nonha un senso ma siamo noi a doverglielo dare e, come sipuò fondare una morale sulla vita immortale dell’al di là,così si possono cercare i fondamenti della vita moralenell’al di qua, precisamente nel comune destino di noimortali. Non si considera la possibilità che qui, nella libertà,ci possa essere una ricerca morale – non facciamograduatorie – degna almeno quanto la fede in promessedi ricompense e punizioni…Da Pio XII a Ratzinger nihil sub sole novum:l’ombra diBellarmino...Proclamandosi custode dell’ordine natural-razionale,la Chiesa può proporsi come custode dell’ortodossia dellaragione; non solo della ragione filosofica, come è statoper secoli, ma anche della ragione scientifica, cioè dellaragione applicata alle scienze naturali. Gli uomini diChiesa diventano scienziati; anzi, scienziati accreditatipiù di tutti gli altri, perché la loro “ragione” onnicomprensiva,che si abbevera alla scienza di Dio, la teologia, puòvantare un’esclusiva garanzia di verità. Per qualche misteriosoricorso storico, riappare il volto del cardinaleBellarmino, con la sola differenza che oggi, invece d’invocarel’autorità delle Scritture contro Galileo, si invoca illogos divino.Su simili premesse, è chiaro che il dialogo onesto che siauspicava all’inizio è impossibile. L’interlocutore noncattolico, per la Chiesa, è uno che, in moralità e razionalità,vale poco o niente; è uno che le circostanze induconoa tollerare, ma di cui si farebbe volentieri a meno. Aben pensarci, la “amichevole” proposta ai non credentidi «vivere [almeno] come se Dio esistesse» è conseguenzadi questo disprezzo.GIANFRANCO SPADACCIAPubblichiamo alcuni stralci di un editorialepiù vasto e argomentato diGustavo Zagrebelsky, scritto per “laRepubblica” il 10 gennaio <strong>20</strong>07.Riportiamo alcuni passi, a propositodel dialogo con la Chiesa in tema dimoralità e razionalità, nei quali pienamenteci riconosciamo.Questo dialogo è stato a lungo sollecitatodalla Chiesa in nome di una“bene intesa laicità”, contrapposta allaicismo e al relativismo, responsabilidell’indifferentismo etico che lastessa Chiesa denuncia come fenomenodi disgregazione morale dellasocietà. Posta in questi termini, lastessa possibilità del dialogo vienenegata in radice e si riduce - come osservagiustamente Zagrebelsky – adun espediente tattico, opportunistico,per meglio riproporre, in un’epoca incui la gerarchia ecclesiastica si senteminoritaria e assediata da una culturasecolarizzata, la superiorità dellapropria concezione dell’etica e dellaragione (la sua pretesa “oggettività”) espianare la strada ad un più efficacecondizionamento della politica e delParlamento, avvalendosi del potere diinfluenza e qualche volta di veto chela gerarchia cattolica si è conquistatanell’attuale bipolarismo italiano.Di questa pretesa superiorità, che -anche in questo ha ragioneZagrebelsky – non riesce a celare unsostanziale disprezzo per l’altro concui si dovrebbe dialogare, abbiamoavuto un significativo esempio proprionel caso Welby. Chi chiede di porrefine, come ha fatto Piergiorgio, a unormai insopportabile accanimentoterapeutico e comunque chi chiededi porre fine a una vita giunta al termine,priva di speranza e carica disofferenza, viene considerato conL’atmosfera politica ènettamente sfavorevoleall’apertura di un dialogo tralaici e cattolici e non credo cheil Ministro della salute abbiamolto spazio per muoversiha accolto la sua richiesta. Preparare eaccompagnare il malato terminale allesofferenze e alla morte per Ruini eper Sgreccia significa soltanto prepararloe accompagnarlo a donare lesue sofferenze a Dio. Questo donodella sofferenza a Dio è l’unica “buonamorte” ipotizzabile dalla Chiesa.Convinzione non solo legittima madegna del massimo rispetto, a condizioneche non si pretenda di imporlaa chi non crede in Dio o a chi ha unadifferente concezione del propriorapporto con Dio e con il mistero checirconda la vita e la morte.Dalla fecondazione assistita ai Pacs,dalla ricerca sulle cellule staminaliembrionali al caso Welby, viene ripropostolo stesso copione: da una parteci sono i portatori della verità, dall’altrai suoi negatori o spregiatori, dauna parte la Morale, dall’altra l’immoralità,da una parte i Valori e dall’altrai disvalori. Dopo Pannella, ancheZagrebelsky ha evocato l’ombra diBellarmino. Mai viene riconosciutoall’altro il riconoscimento di essereportatore di una diversa moralità,ugualmente legittima e ugualmenterispettabile. La Chiesa (ma è più giustodire il suo Papa e la sua gerarchia)pretendono di dialogare su una nuovaconcezione della laicità, ma mai epoi mai accetterebbero di discutereuna nuova concezione della religiosità,della quale si considerano gli unicidepositari.L’appello della Chiesa a un dialogosulle basi di una “bene intesa laicità”trova naturalmente una risposta condiscendenteda parte dei tanti laiciche invocano sui temi etici “soluzionicondivise”. Da ultimo a farlo è stato,sui Pacs, lo stesso capo delloStato. Ma se un dialogoreale e paritario è impossibile,per il sostanzialedisprezzochela gerarchia nutre per le concezionimorali (per essa immorali) dell’interlocutore,quali soluzioni condivisepossono ipotizzarsi che non sianoappena mascherati cedimenti alle ingiunzionidella gerarchia ecclesiastica.L’atmosfera politica ènettamente sfavorevoleall’apertura di un dialogo tralaici e cattolici e non credo cheil Ministro della salute abbiamolto spazio per muoversiNon è questione che riguardi la divisioneideale fra laici e cattolici, nonsolo perché fra i laici ci sono innumerevolicattolici e comunque credenti,ma perché la divisione su questi temiattraversa anche la Chiesa, come dimostranole reazioni e il dibattito suscitatodall’intervento del cardinalMartini. Anche qui ha ragioneZagrebelsky, sono davvero lontani itempi e lo spirito del ConcilioVaticano II, la sua apertura al mondo.Ma un abisso sembra anche separarcida un papa vitale e contraddittoriocome Giovanni Paolo II.È lontano lo spirito del Concilio...Diverso era lo spirito del dialogo che anima molte pagine,aperte alla speranza, del Concilio Vaticano II, nellequali il “mondo moderno” è assunto come interlocutorepositivo, portatore di moralità ed espressivo di segni meritevolidi ascolto. Diversa era la concezione del rapportotra fede e ragione, tra fede e attività dei cristiani nelmondo. La subordinazione al magistero della Chiesa nelcampo della fede non era vista in contraddizione con laloro autonomia e responsabilità nei campi della ragionepratica. Questo era il terreno sul quale la speranza di undialogo onesto era costruita, il terreno sul quale anchel’accettazione piena della democrazia da parte del mondocattolico poteva fondarsi. Ma è ancora così?sufficienza o commiserazione: se lochiede o lo ha chiesto è perché è statolasciato solo alle prese con la sua malattiae con la prospettiva della morte:nessuno, né il medico né i familiari,hanno saputo e voluto prepararlo eaccompagnarlo fino alla fine. In unatrasmissione dell’Infedele di GadLerner abbiamo visto questa presunzionegiudicatrice – inaccettabile eperfino disgustosa - rivolta contro lostesso Piergiorgio. Contro i suoi familiarie gli amici e contro il medico che«La volontà del malato,attuale o anticipata o espressaattraverso un suo fiduciarioscelto liberamente, e quelladei suoi familiari, non possonoavere per oggetto ladecisione di togliere la vitaal malato». Camillo Ruini

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!