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tesi vecchio

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estetica del paesaggio, risalente agli anni Settanta. Qui, indagando sul<br />

rapporto spazio-tempo, si perveniva al concetto di metaspazialità, intesa<br />

come costituirsi dello spazio in rappresentazione estensiva e simultanea<br />

del tempo, che permetteva di individuare tre diverse immagini del<br />

tempo, il tempo dell’individuo, il tempo della storia e il tempo della<br />

natura, per giungere alla conclusione che identificava il vero tempo del<br />

paesaggio nel tempo della natura. Quest’ultima idea, comunque, che la<br />

composizione paesaggistica si esaurisca nella natura è stata ampiamente<br />

superata e la distanza tra natura e storia è, in seguito, svanita. Il tempo di<br />

natura di Assunto, però, che ipotizza tre diverse forme spaziali che si<br />

concretizzano nel tempo dell’identità immobile, che è quello del regno<br />

minerale, nella novità dell’identico che si incarna nel movimento<br />

assoluto dell’elemento acquatico, fiume, lago o oceano che sia, e nella<br />

temporalità circolare, che è specifica del regno vegetale, con il suo<br />

continuo ritorno dei cicli delle stagioni, si può invece ritrovare nelle tre<br />

componenti metaforiche in cui è divisa la natura e che vengono poste a<br />

fondamento dell’opera di Simon Schama, Paesaggio e Memoria, e cioè<br />

legno, acqua e roccia. La posizione di Schama è, in un certo senso,<br />

ribaltata rispetto a quella di Assunto. Schama sostiene, infatti, la <strong>tesi</strong> che<br />

i paesaggi sono considerati cultura prima che natura, nel senso che, se la<br />

vita sul pianeta segue il suo corso indipendentemente dall’azione<br />

dell’uomo, è vero anche che è difficile immaginare un solo sistema<br />

naturale che non sia stato sostanzialmente modificato dalla cultura<br />

umana, a cominciare dall’antichità, attraverso un processo che ci<br />

consegna una natura irreversibilmente modificata. Egli, però, nonostante<br />

le riconosciute difficoltà ambientali, a differenza di Assunto, che vede in<br />

un certo sfruttamento della natura il rifiuto del paesaggio in quanto<br />

identificabile con essa, non considera calamitoso per la Terra il rapporto<br />

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