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tesi vecchio

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diversità ci possa essere fra il modo di approcciarsi a quelle che erano le<br />

culture chiuse e preindustriali e fra quello richiesto dalla società<br />

contemporanea, caratterizzata dalla globalizzazione e dalla “surmodernità”.<br />

Le società aperte della globalizzazione richiedono infatti una<br />

revisione epistemologica e concettuale dell’antropologia e di<br />

conseguenza un nuovo modo di porsi di fronte al luogo. Questo è il<br />

problema su cui si interroga Augè nella sua trattazione di un’<br />

«antropologia vicina», nel senso di un’antropologia del mondo<br />

contemporaneo, nel paragrafo Il vicino e l’Altrove del suo Nonluoghi.<br />

Riferendosi alle ricerche dell’etnologia del passato, i cui studi sono<br />

fondamentali per l’antropologia, egli afferma: «Il luogo comune<br />

dell’etnologo […] è appunto un luogo: quello occupato dagli indigeni<br />

[…]. Questo luogo comune all’etnologia e ai suoi è in un certo senso (nel<br />

senso latino di invenire) un’invenzione. Esso è stato scoperto da coloro<br />

che lo rivendicano come proprio» (Augè M., 2005, pp. 43-44). Questo<br />

senso di identificazione fra un luogo e una popolazione, che ha costituito<br />

l’oggetto imprescindibile degli studi etno-antropologici, e che è<br />

inapplicabile nell’attualità, è una delle ragioni che hanno spinto Augè a<br />

chiedersi se gli aspetti sociali della contemporaneità possano essere<br />

oggetto d’indagine dell’antropologia, se cioè possa esistere<br />

un’antropologia della modernità. A tale interrogativo la risposta che<br />

Augè si è data è che: «La questione della realizzabilità di<br />

un’antropologia della contemporaneità deve essere spostata dal metodo<br />

all’oggetto» (ibidem, p. 41) nel senso che bisogna interessarsi prima di<br />

tutto ai cambiamenti che hanno riguardato le grandi categorie attraverso<br />

cui gli uomini pensano la propria identità e le proprie relazioni<br />

reciproche, che per Augè si concretizzano nelle tre figure dell’eccesso<br />

che caratterizzano la surmodernità, ovvero la sovrabbondanza<br />

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