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del mondo occidentale che Cosgrove propone la sua teoria fondamentale,<br />
quella sulla transizione dal feudalesimo al capitalismo, in merito alla<br />
quale dichiara che: «La transizione europea da società dominate da<br />
relazioni sociali di tipo feudale con le relative assunzioni culturali, alla<br />
centralità capitalistica in un sistema mondiale di produzione e scambio è<br />
un fenomeno di importanza storica fondamentale nel dar senso al nostro<br />
mondo» (ibidem, p. 24).<br />
È il modo produttivo dominante, dunque, secondo Cosgrove, il<br />
fattore determinante nella formazione del paesaggio culturale. In tal<br />
senso, a proposito del capitalismo, Cosgrove afferma che: «La<br />
produzione è sociale mentre l’appropriazione è individuale» (ibidem, p.<br />
60). Cosgrove poi rifacendosi ad autori precedenti propone tre categorie<br />
della transizione capitalista, che vanno dal modello<br />
ecologico/demografico, in cui ci si concentra sull’impatto ecologico<br />
delle dinamiche demografiche, a quello commerciale /mercantile che<br />
analizza i ruoli delle città e del commercio nel processo di sviluppo<br />
capitalistico, fino ai modelli strutturali/conflitto di classe di ispirazione<br />
marxista, in cui si sostiene che «un modo di produzione contiene al suo<br />
interno le dinamiche della propria trasformazione» (ibidem, p. 64).<br />
Cosgrove, comunque, giunge alla conclusione che «gran parte del<br />
conflitto che ha accompagnato la transizione si è incentrata sulla terra, la<br />
sua proprietà, il suo uso e la sua importanza sociale» (ibidem, p. 67) e<br />
anche a quella che in una formazione sociale sia l’ economia che la<br />
cultura hanno un ruolo irrinunciabile e «si interpretano e rapportano<br />
dialetticamente strutturandosi a vicenda» (ibidem, p. 69). Il paesaggio<br />
diviene così una produzione anche culturale della transizione<br />
capitalistica, nel senso che è in quel periodo di perdita di importanza<br />
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