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CAPITOLO PRIMO<br />
DEFINIZIONI DI PAESAGGIO E GLOBALIZZAZIONE<br />
I.1. Il paesaggio<br />
I tentativi di dare una definizione esauriente del paesaggio sono<br />
numerosi quasi quanto i punti di vista degli studiosi che si sono<br />
approcciati ad esso poiché «il rapporto tra il soggetto percipiente e<br />
l’oggetto percepito mette in crisi la nozione» (Venturi Ferriolo M., 2009,<br />
p.13). Il paesaggio più che un tema è, infatti, come sostenevano gli<br />
antichi, l’ambito complessivo della vita umana, e «Quindi interrogarsi<br />
sul paesaggio è alla fine interrogarsi sul mondo, la vita, il passato e il<br />
futuro degli uomini» (Turri E., 2004, p. 14). Per questa ragione,<br />
probabilmente, il concetto di paesaggio tende ad assumere una serie di<br />
significati che ne rendono la definizione sempre più ampliata, fino a<br />
farlo divenire “l’onnipaesaggio” a cui si riferisce Michael Jacob (2009),<br />
vale a dire paesaggio che ha subito la perdita dell’autenticità. È in tal<br />
senso che Massimo Venturi Ferriolo sostiene che «La parola e la cosa<br />
soffrono di uso e abuso, svuotati non solo di significato ma anche di<br />
entità, non più presente, bensì assente […]» tanto che recenti studi di<br />
antropologia avanzano la proposta di una sua non definizione, che però<br />
non può essere la soluzione, tenendo presente anche che in passato la<br />
dissoluzione del concetto oggettivo di paesaggio ha condotto alla crisi<br />
della sua progettualità, intesa dal punto di vista architettonico (Caravaggi<br />
L, 2009, p. 18). La questione del paesaggio oggi non può, infatti,<br />
fermarsi al soggetto contemplante e ignorare che «Oltre la fruizione<br />
nello sguardo c’è il luogo in tutta la sua realtà complessa e sedimentata<br />
di creazione e trasformazione culturale di lunga durata, sito di<br />
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