30.08.2016 Views

Intimo più mare n° 204 - Luglio 2016

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

In questa foto, una proposta<br />

Oroblù Bodywear.<br />

In apertura, poncho della<br />

collezione beachwear<br />

Pepita Forte dei Marmi.<br />

L’ATTENZIONE AGLI STIMOLI<br />

Patrizia Amantini ha portato qualche esempio.<br />

“Stiamo tornando a casa dal lavoro dopo una lunga giornata - ha<br />

spiegato - Un amico chiama per invitarci a cena e ci chiede di<br />

portare il vino. Quale vino compriamo? Altro esempio. Abbiamo<br />

organizzato un barbecue a sorpresa per festeggiare il compleanno<br />

del nostro partner con oltre 50 invitati. Dove compriamo il vino? Terzo<br />

esempio. Facciamo il consueto shopping per la casa ogni venerdì<br />

pomeriggio e tra le altre cose compriamo qualche bottiglia di vino<br />

da bere a cena durante la settimana. Quando compriamo il vino?<br />

La shopping mission influenza il comportamento dei consumatori<br />

e la scelta del luogo di acquisto”.<br />

Secondo l’analisi di Patrizia Amantini lo shopping verte sulla ricerca<br />

e su opportunità mancate.<br />

“Il percorso che porta all’acquisto parte dalla pianificazione (il 20%<br />

degli articoli pianificati non finisce nel carrello della spesa) - ha<br />

specificato Patrizia - Prosegue con la ricerca (chi fa shopping passa<br />

il 90% del tempo navigando sul web), la selezione (chi fa shopping<br />

passa il 10% del tempo nel negozio interagendo con i prodotti<br />

per fare una selezione) e infine arriva al momento dell’acquisto<br />

(il 30%di chi fa shopping abbandona il negozio o uno scaffale<br />

senza comprare). Ci sono due tipi di consumatori al momento dello<br />

shopping e si comportano in due modi e con due obiettivi diversi.<br />

I decisi che sanno già cosa vogliono, che marca, che prodotto e<br />

cercano quello che intendono comprare, quindi la loro decisione<br />

è pre-store. Gli aperti che decidono cosa comprare direttamente<br />

sul luogo d’acquisto e operano quindi una selezione, interagiscono,<br />

confrontano, si fanno coinvolgere dalle comunicazioni”.<br />

Al momento dell’allestimento e dell’organizzazione dell’offerta,<br />

i negozi dovrebbero focalizzarsi sui consumatori che sanno già<br />

cosa comprare. Secondo un dato di Kantar Wolrld Panel, il 69%<br />

dei consumatori acquista la stessa marca nelle diverse categorie<br />

e al momento dello shopping hanno già deciso cosa comprare e<br />

che marca.<br />

“I consumatori decisi sono la maggioranza - ha spiegato Patrizia<br />

- Organizzare l’offerta di un negozio pensando a loro non può<br />

che migliorare l’efficienza e in questo modo anche la shopping<br />

experience. Inoltre uno shopping <strong>più</strong> veloce permette di far aumentare<br />

le possibilità che il consumatore trasformi la sua semplice<br />

ricerca in selezione. Di conseguenza aumenterà anche il numero<br />

di consumatori che prenderanno in considerazione alternative alla<br />

loro scelta iniziale o che diventeranno aperti a nuove influenze”.<br />

Molti consumatori sono decisi, indipendentemente dalle categorie.<br />

Il loro obiettivo è quello di trovare quello che vogliono, non di fare<br />

shopping.<br />

“Gli esseri umani deselezionano la gran parte degli stimoli visivi - ha<br />

aggiunto Patrizia - Praticamente il 99%. Del restante 1%, solo il 5%<br />

è elaborato dal cervello, quindi solo lo 0,05% di tutti gli stimoli visivi.<br />

E per i consumatori che fanno shopping ci sono moltissimi stimoli<br />

visivi. Ma loro deselezionano marche e prodotti per arrivare al loro<br />

obiettivo. Distrarli perché restino il <strong>più</strong> a lungo possibile in-store e<br />

quindi acquistino di <strong>più</strong> è sbagliato. Bisogna aiutarli a selezionare<br />

perché abbiano il tempo per essere influenzati e notino altri marchi<br />

e prodotti. Le ricerche hanno dimostrato che guardano il packaging<br />

di un prodotto per una frazione di secondo (0,29 per le bibite,<br />

0,34 dischi e cd, 0,48 i medicinali, 0,65 i dentifrici, 0,79 il cibo e<br />

0,90 il vino) e quindi deve contenere poche informazioni precise”.<br />

Chi fa shopping non vede la maggior parte (85%) dei materiali<br />

studiati per il punto vendita.<br />

“La comunicazione sul punto vendita, sia quella promozionale<br />

che quella corporate, non viene notata dai consumatori e diventa<br />

invisibile al momento della ricerca di un prodotto ben preciso. In<br />

generale, non vediamo quello che non stiamo cercando. Il consumatore<br />

non legge mentre sta facendo shopping (al massimo otto<br />

parole) e tende a usare segni iconici di un brand, colori e forme<br />

per localizzare una particolare categoria”.<br />

La ricerca di un prodotto rappresenta un’esperienza negativa<br />

perché presuppone principalmente un’esclusione. Le emozioni<br />

positive riguardano solo il momento in cui vengono trovati i prodotti<br />

cercati. L’obiettivo dei punti vendita dovrebbe essere quello di<br />

rendere lo shopping veloce e facile. Le marche possono inserire<br />

in-store comunicazioni che facilitino lo shopping. Si è visto che<br />

minore è il tempo impiegato per identificare il prodotto cercato,<br />

maggiore sarà la spesa. Una volta trovato il prodotto desiderato il<br />

consumatore può diventare aperto ed essere coinvolto. Bisogna<br />

prima di tutto comprendere, secondo le differenti categorie, in che<br />

modo il consumatore acquista e in base a questa informazione<br />

ripensare e riorganizzare il punto vendita.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!