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NUTSPAPER 5frutti rossi all

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ORIGINE E CENNI BOTANICI<br />

A discapito da quello che suggerisce il nome, l’alchechengio<br />

peruviano è originario del Brasile e solo successivamente si è<br />

naturalizzato negli altopiani del Perù e del Cile.<br />

Cominciò ad essere coltivato in Inghilterra nel 1774 nei giardini di<br />

casa e, dopo l’introduzione a Capo di Buona Speranza ad opera<br />

dei primi coloni, la pianta fu trasportata in Australia dove si diffuse<br />

rapidamente <strong>all</strong>o stato selvatico e acquisì l’attuale nome inglese.<br />

I semi sono stati portati <strong>all</strong>e Hawaii prima del 1825, permettendo<br />

la naturalizzazione della pianta in tutte le isole a media e alta altitudine.<br />

In Israele i primi semi furono piantati nel 1933: le piante<br />

crescevano molto bene, ma i frutti che producevano non riuscivano<br />

ad attirare l’attenzione dei consumatori locali né freschi né<br />

trasformati.<br />

Tonnellate<br />

185˙000<br />

180˙000<br />

175˙000<br />

170˙000<br />

165˙000<br />

160˙000<br />

155˙000<br />

2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018<br />

Il frutto della Physalis peruviana è principalmente conosciuto in<br />

italiano come alchechengio peruviano, o uciuva, e in inglese<br />

come golden berry, ma ha altri numerosi nomi a livello<br />

internazionale: Inca berry, Cape gooseberry, Giant ground cherry,<br />

Peruvian cherry (U.S.), Poha (Hawaii), Ras bhari (India), Aguaymanto<br />

(Peru), Uvilla (Ecuador), Uchuva (Colombia) etc.<br />

È una pianta perenne che raggiunge in media un’altezza inferiore<br />

al metro, compresa tra i 60 e i 90 cm. Occasionalmente, in buone<br />

condizioni, può raggiungere 1,8 m d’altezza.<br />

I rami sono di color porpora e ricoperti da una fine peluria.<br />

Le foglie sono cuoriformi e dentate, quasi opposte, leggermente<br />

vellutate e lunghe 5-15 cm.<br />

Nelle ascelle fogliari crescono i fiori, d<strong>all</strong>a caratteristica forma a<br />

campana, gi<strong>all</strong>i con macchie marrone-violacee scure nella gola e<br />

arricchiti da un calice peloso verde a cinque punte, con venature<br />

color porpora. Dopo la caduta del fiore il calice si espande, formando<br />

un involucro gi<strong>all</strong>o paglierino, amaro e non commestibile<br />

a differenza del frutto racchiuso al suo interno, che impiega dai<br />

70 agli 80 giorni per maturare.<br />

Il frutto è una bacca globosa, liscia e cerea, con buccia gi<strong>all</strong>a<br />

aranciata e polpa succosa contenente numerosi semi molto<br />

piccoli di colore gi<strong>all</strong>astro. Quando i frutti maturano, hanno un<br />

sapore dolce e cominciano a cadere a terra.<br />

ESIGENZE CLIMATICHE E TERRENO<br />

La Physalis peruviana può svilupparsi in una vasta gamma di<br />

condizioni pedoclimatiche ed è classificata come specie molto<br />

tollerante proprio per la sua adattabilità a diversi tipi di clima<br />

e suolo. L’altitudine ha una forte influenza su piante e frutti.<br />

Un aumento delle radiazioni ultraviolette e una diminuzione della<br />

temperatura dell’aria, contemporanei <strong>all</strong>’aumento dell’altitudine,<br />

portano a piante di dimensioni più contenute con foglie piccole e<br />

spesse, ritardando inoltre la produzione di picco. In Colombia, ad<br />

esempio, la Physalis peruviana è coltivata a quote comprese tra<br />

i 2.000 e i 2.650 metri di altezza. Per quanto riguarda il tipo di<br />

suolo, l’ideale per la coltivazione sarebbe un terreno sabbiosoargilloso<br />

con un buon drenaggio, a grana grossa, preferibilmente<br />

quelli ricco di materia organica in percentuale superiore al 4%<br />

e con pH compreso tra 5,5 e 6,8. È importante evitare i terreni<br />

ricchi di acqua e quelli coltivati in precedenza con altre specie di<br />

Solanaceae.<br />

PAESI PRODUTTORI<br />

La produzione mondiale nel decennio compreso tra il 2006 e il<br />

2016 ha visto una produzione altalenante. Attualmente i valori registrati<br />

sono in crescita.<br />

Nel 2016 sono stati coltivati 31.395 acri di terreno e prodotte<br />

174.309 tonnellate di alchechengio. Coltivazione e produzione<br />

sono prerogativa quasi esclusivamente europea, con 31.374 acri<br />

coltivati e 174.199 tonnellate prodotte. La Germania è il maggior<br />

produttore, seguita da Russia e Polonia.<br />

N/21

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