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BIOLOGIA DEL PALAZZO<br />
© EQroy/www.shutterstock.com<br />
matico <strong>dei</strong> tamponi e il tracciamento <strong>dei</strong><br />
contatti sono quelli che stanno uscendo<br />
meglio, e con i minori danni anche economici,<br />
dalla pandemia.<br />
Infine, anche sull’uso delle mascherine<br />
le linee guida dell’Oms non sono state<br />
all’altezza di un’organizzazione che ha il<br />
compito istituzionale di tutelare la salute<br />
del mondo, sostenendo che in caso di<br />
persone senza sintomi non c’è il rischio di<br />
contagio e che le mascherine non deve portarle<br />
nessuno, se non gli operatori sanitari<br />
che hanno in cura malati di Coronavirus,<br />
ignorando così il tasso di trasmissione dagli<br />
asintomatici. Un altro passo falso, insomma.<br />
Ora Mike Ryan, capo del programma<br />
di emergenze sanitarie dell’Oms, durante<br />
uno <strong>dei</strong> briefing sul Coronavirus, ha avvertito<br />
che sarà necessario fare ancora un<br />
lungo cammino per arrivare alla cosiddetta<br />
“nuova normalità”. Non si parla ancora,<br />
dunque, di revocare l’allerta pandemia.<br />
L’Oms non abbasserà il livello di allarme<br />
fino a quando – ha detto - “non disporremo<br />
di un significativo controllo del virus,<br />
di solidi sistemi di sorveglianza e di sistemi<br />
sanitari più forti”.<br />
Come la Chinatown pratese ha dato scacco al Covid-19<br />
I<br />
l governo di Pechino è sul banco degli imputati per il Coronavirus: 122 Stati<br />
membri dell’Onu si sono detti favorevoli a un’inchiesta per fare luce sulle circostanze<br />
e sulle modalità in cui la pandemia si è originata e diffusa dalla Cina al<br />
resto del mondo, non ritenendosi soddisfatti né delle indagini condotte dall’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità né delle dichiarazioni ufficiali del presidente<br />
Xu Jinping, che ha offerto due miliardi di dollari per la lotta mondiale contro la<br />
pandemia; promettendo di mettere a disposizione di tutti il vaccino, se saranno<br />
gli scienziati di Pechino i primi a svilupparlo. Ma se la Cina è sotto accusa, c’è<br />
un’enclave cinese in Italia, quella di Prato, che ha saputo invece dare il buon<br />
esempio. All’inizio della pandemia Prato, dove vive la seconda comunità cinese<br />
d’Europa, era considerata la città più esposta al rischio Covid a causa <strong>dei</strong> 2500<br />
cinesi che dovevano rientrare proprio in quei giorni dal Capodanno celebrato in<br />
patria<br />
Gli allarmi si sono moltiplicati di pari passo con le polemiche. Ebbene, Prato<br />
è stata finora uno <strong>dei</strong> capoluoghi che stanno uscendo meglio dall’emergenza<br />
sanitaria. Questo piccolo miracolo ha però una spiegazione empirica molto precisa,<br />
che deriva sia dai forti legami di solidarietà che caratterizzano le comunità<br />
cinesi sparse nel mondo, sia dall’antica vocazione all’obbedienza: c’è una catena<br />
di comando che ha funzionato alla perfezione e ha organizzato una ferrea cintura<br />
sanitaria per evitare i contagi. Quando il virus è arrivato in Italia la Chinatown<br />
pratese, che brulica sempre di gente dalle sei del mattino fino a mezzanotte, ha<br />
letteralmente chiuso i battenti, diventando d’improvviso, da un giorno all’altro,<br />
un quartiere fantasma. Questo perché c’è stata una regia tempestiva ed oculata<br />
dell’emergenza: decine di famiglie sono state spedite in quarantena sull’Appennino,<br />
in case prese in affitto all’Abetone e a Fiumalbo, e i cinesi rientrati dal Capodanno<br />
sono stati sottoposti a una doppia quarantena: la prima nello Zhejiang,<br />
dove il governo regionale aveva adottato misure rigorose che impedivano l’espatrio,<br />
e la seconda appena rientrati nelle abitazioni pratesi, applicando l’autoisolamento<br />
volontario.<br />
Senza dunque aspettare le indicazioni delle autorità italiane, i cinesi di Prato<br />
hanno importato dalla madrepatria le rigide misure di sicurezza che laggiù hanno<br />
alla fine dimostrato di funzionare: quarantena generalizzata e a turno, ogni tre<br />
giorni, un condomino va a fare la spesa per gli altri nuclei familiari in isolamento.<br />
Non solo: si rientra in casa lasciando fuori scarpe e vestiti e si riducono al minimo<br />
i contatti col mondo esterno, comprese le visite ai parenti, sostituite dalle videochiamate<br />
su Wechat. I cinesi di Prato, insomma, hanno giocato d’anticipo sul<br />
virus attraverso sacrificio, disciplina, solidarietà, autoisolamento e igiene scrupolosa,<br />
un atteggiamento responsabile che ha contribuito a fugare tra i pratesi i<br />
timori sul fatto che le migliaia di rientri dalla Cina potessero trasformare la città<br />
laniera in una zona rossa come quelle lombarde. R.M.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />
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