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Il Giornale dei Biologi - N. 6

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BIOLOGIA DEL PALAZZO<br />

© EQroy/www.shutterstock.com<br />

matico <strong>dei</strong> tamponi e il tracciamento <strong>dei</strong><br />

contatti sono quelli che stanno uscendo<br />

meglio, e con i minori danni anche economici,<br />

dalla pandemia.<br />

Infine, anche sull’uso delle mascherine<br />

le linee guida dell’Oms non sono state<br />

all’altezza di un’organizzazione che ha il<br />

compito istituzionale di tutelare la salute<br />

del mondo, sostenendo che in caso di<br />

persone senza sintomi non c’è il rischio di<br />

contagio e che le mascherine non deve portarle<br />

nessuno, se non gli operatori sanitari<br />

che hanno in cura malati di Coronavirus,<br />

ignorando così il tasso di trasmissione dagli<br />

asintomatici. Un altro passo falso, insomma.<br />

Ora Mike Ryan, capo del programma<br />

di emergenze sanitarie dell’Oms, durante<br />

uno <strong>dei</strong> briefing sul Coronavirus, ha avvertito<br />

che sarà necessario fare ancora un<br />

lungo cammino per arrivare alla cosiddetta<br />

“nuova normalità”. Non si parla ancora,<br />

dunque, di revocare l’allerta pandemia.<br />

L’Oms non abbasserà il livello di allarme<br />

fino a quando – ha detto - “non disporremo<br />

di un significativo controllo del virus,<br />

di solidi sistemi di sorveglianza e di sistemi<br />

sanitari più forti”.<br />

Come la Chinatown pratese ha dato scacco al Covid-19<br />

I<br />

l governo di Pechino è sul banco degli imputati per il Coronavirus: 122 Stati<br />

membri dell’Onu si sono detti favorevoli a un’inchiesta per fare luce sulle circostanze<br />

e sulle modalità in cui la pandemia si è originata e diffusa dalla Cina al<br />

resto del mondo, non ritenendosi soddisfatti né delle indagini condotte dall’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità né delle dichiarazioni ufficiali del presidente<br />

Xu Jinping, che ha offerto due miliardi di dollari per la lotta mondiale contro la<br />

pandemia; promettendo di mettere a disposizione di tutti il vaccino, se saranno<br />

gli scienziati di Pechino i primi a svilupparlo. Ma se la Cina è sotto accusa, c’è<br />

un’enclave cinese in Italia, quella di Prato, che ha saputo invece dare il buon<br />

esempio. All’inizio della pandemia Prato, dove vive la seconda comunità cinese<br />

d’Europa, era considerata la città più esposta al rischio Covid a causa <strong>dei</strong> 2500<br />

cinesi che dovevano rientrare proprio in quei giorni dal Capodanno celebrato in<br />

patria<br />

Gli allarmi si sono moltiplicati di pari passo con le polemiche. Ebbene, Prato<br />

è stata finora uno <strong>dei</strong> capoluoghi che stanno uscendo meglio dall’emergenza<br />

sanitaria. Questo piccolo miracolo ha però una spiegazione empirica molto precisa,<br />

che deriva sia dai forti legami di solidarietà che caratterizzano le comunità<br />

cinesi sparse nel mondo, sia dall’antica vocazione all’obbedienza: c’è una catena<br />

di comando che ha funzionato alla perfezione e ha organizzato una ferrea cintura<br />

sanitaria per evitare i contagi. Quando il virus è arrivato in Italia la Chinatown<br />

pratese, che brulica sempre di gente dalle sei del mattino fino a mezzanotte, ha<br />

letteralmente chiuso i battenti, diventando d’improvviso, da un giorno all’altro,<br />

un quartiere fantasma. Questo perché c’è stata una regia tempestiva ed oculata<br />

dell’emergenza: decine di famiglie sono state spedite in quarantena sull’Appennino,<br />

in case prese in affitto all’Abetone e a Fiumalbo, e i cinesi rientrati dal Capodanno<br />

sono stati sottoposti a una doppia quarantena: la prima nello Zhejiang,<br />

dove il governo regionale aveva adottato misure rigorose che impedivano l’espatrio,<br />

e la seconda appena rientrati nelle abitazioni pratesi, applicando l’autoisolamento<br />

volontario.<br />

Senza dunque aspettare le indicazioni delle autorità italiane, i cinesi di Prato<br />

hanno importato dalla madrepatria le rigide misure di sicurezza che laggiù hanno<br />

alla fine dimostrato di funzionare: quarantena generalizzata e a turno, ogni tre<br />

giorni, un condomino va a fare la spesa per gli altri nuclei familiari in isolamento.<br />

Non solo: si rientra in casa lasciando fuori scarpe e vestiti e si riducono al minimo<br />

i contatti col mondo esterno, comprese le visite ai parenti, sostituite dalle videochiamate<br />

su Wechat. I cinesi di Prato, insomma, hanno giocato d’anticipo sul<br />

virus attraverso sacrificio, disciplina, solidarietà, autoisolamento e igiene scrupolosa,<br />

un atteggiamento responsabile che ha contribuito a fugare tra i pratesi i<br />

timori sul fatto che le migliaia di rientri dalla Cina potessero trasformare la città<br />

laniera in una zona rossa come quelle lombarde. R.M.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />

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