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Il Giornale dei Biologi - N. 6

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ECM<br />

ad ospiti umani, per rischio va intesa invece la<br />

probabilità di venirne esposti in condizioni di<br />

vulnerabilità (assenza di misure di prevenzione<br />

e protezione). Quanto più il rischio è elevato,<br />

tanto più probabili saranno gli effetti (i<br />

danni) che ne deriveranno a seguito dell’esposizione.<br />

In altre parole, il danno, così come la<br />

sua gravità, dipendono dalle probabilità che<br />

hanno i percoli di “estrinsecarsi” se non individuati<br />

e contenuti. <strong>Il</strong> pericolo è una “caratteristica<br />

certa” che bisogna conoscere; il rischio<br />

è una variabile, la probabilità che il pericolo<br />

dia evidenza di sé provocando effetti negativi,<br />

una variabile da gestire nel modo migliore<br />

(risk management).<br />

<strong>Il</strong> Valore è dunque: Sicurezza uguale<br />

Salute. Sicurezza intesa come salubrità degli<br />

ambienti (sia outdoor che indoor), idoneità Tabella 1.<br />

di strutture, macchine, attrezzature, presidi,<br />

organizzazione del lavoro, ecc. Sicurezza intesa,<br />

anche e soprattutto, come conoscenza di<br />

pericoli-rischi e consapevolezza del ruolo che<br />

ciascun lavoratore, ciascuna persona, può giocare<br />

nel gestire la propria Salute.<br />

Ultima premessa funzionale a ciò che segue<br />

è che la Sicurezza sui luoghi di lavoro deve<br />

essere intesa ed elaborata come “professionalità”.<br />

“La sicurezza è questione culturale, di<br />

approccio alla professione. Spesso siamo noi<br />

stessi artefici della nostra sicurezza e dunque<br />

la garanzia della nostra salute. Non é ammissibile,<br />

né giustificabile affidare la sicurezza solo<br />

alla disponibilità ad investire risorse materiali.<br />

Non ci riusciremmo”.<br />

In tale ottica, la formazione e l’aggiornamento<br />

continuo sulle conoscenze <strong>dei</strong> pericoli<br />

e delle misure utili a ridurre/contenere i rischi<br />

derivanti dalla potenziale esposizione a questi,<br />

assume un ruolo decisivo ed irrinunciabile ed<br />

un preciso compito al quale il datore di lavoro Tabella 2.<br />

deve assolvere, caricandosi obblighi e responsabilità<br />

ed a cui il lavoratore deve approcciare in modo consapevole<br />

ed atteggiamento positivo.<br />

La valutazione del rischio biologico<br />

Da anni il rischio biologico è normato dal titolo X del D.Lgs<br />

81/08 “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, che ha<br />

aggiornato quanto promulgato con il D.Lgs. 626/94 (Titolo VIII -<br />

Rischi da agenti biologici).<br />

In esso, gli agenti biologici potenzialmente pericolosi per i lavoratori<br />

vengono presi in esame secondo la capacità complessiva di<br />

provocare infezione, allergia o intossicazione; sulla base di tali caratteristiche<br />

vengono classificati in 4 gruppi, di cui il quarto assomma<br />

tutte le peculiarità negative (Tabella 1).<br />

Esistono evidenti criticità nel valutare il rischio biologico perché,<br />

al contrario di quanto accade per altri rischi (chimico, fisico, movimentazione<br />

<strong>dei</strong> carichi, ecc), numerose e interdipendenti tra loro sono<br />

le variabili che entrano in gioco dal momento dell’esposizione a quello<br />

dell’eventuale danno conclamato (malattia). Tra queste vanno distinte<br />

quelle proprie dell’agente biologico (carica infettante, patogenicità e<br />

virulenza), quelle riferite all’ospite umano (età, sesso, costituzione, stato<br />

di salute, efficienza del sistema immunitario, ecc.), nonché ulteriori<br />

variabili correlate alle vie di trasmissione (contagiosità) e all’ambiente<br />

fisico (outdoor/indoor) e sociale (relazioni, comportamenti). La tabella<br />

2 ne riassume le principali criticità.<br />

La principale criticità nell’applicare la metodologia è l’assenza di<br />

valori-soglia; altre di riscontro frequente sono l’insufficienza di dati<br />

epidemiologici e le analogie tra l’accertamento del rischio biologico ed<br />

quello relativo ad altre tipologie di rischio, ad esempio cancerogeno.<br />

Sempre ai fini della valutazione, altro aspetto essenziale è l’identificazione<br />

preliminare delle attività lavorative per le quali è previsto<br />

l’uso deliberato di agenti biologici (rischio noto) rispetto a quelle<br />

per le quali il rischio di esposizione è sporadico e/o imprevedibile<br />

(legato ad imprevisti/incidenti).<br />

Tra queste ultime vanno annoverate, ad esempio, le attività professionali<br />

che comportano un rischio di esposizione per manipolazione<br />

e impiego di materiali biologici potenzialmente contaminati<br />

oppure la presenza di microrganismi nell’ambiente stesso di lavoro<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />

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