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ECM<br />
ad ospiti umani, per rischio va intesa invece la<br />
probabilità di venirne esposti in condizioni di<br />
vulnerabilità (assenza di misure di prevenzione<br />
e protezione). Quanto più il rischio è elevato,<br />
tanto più probabili saranno gli effetti (i<br />
danni) che ne deriveranno a seguito dell’esposizione.<br />
In altre parole, il danno, così come la<br />
sua gravità, dipendono dalle probabilità che<br />
hanno i percoli di “estrinsecarsi” se non individuati<br />
e contenuti. <strong>Il</strong> pericolo è una “caratteristica<br />
certa” che bisogna conoscere; il rischio<br />
è una variabile, la probabilità che il pericolo<br />
dia evidenza di sé provocando effetti negativi,<br />
una variabile da gestire nel modo migliore<br />
(risk management).<br />
<strong>Il</strong> Valore è dunque: Sicurezza uguale<br />
Salute. Sicurezza intesa come salubrità degli<br />
ambienti (sia outdoor che indoor), idoneità Tabella 1.<br />
di strutture, macchine, attrezzature, presidi,<br />
organizzazione del lavoro, ecc. Sicurezza intesa,<br />
anche e soprattutto, come conoscenza di<br />
pericoli-rischi e consapevolezza del ruolo che<br />
ciascun lavoratore, ciascuna persona, può giocare<br />
nel gestire la propria Salute.<br />
Ultima premessa funzionale a ciò che segue<br />
è che la Sicurezza sui luoghi di lavoro deve<br />
essere intesa ed elaborata come “professionalità”.<br />
“La sicurezza è questione culturale, di<br />
approccio alla professione. Spesso siamo noi<br />
stessi artefici della nostra sicurezza e dunque<br />
la garanzia della nostra salute. Non é ammissibile,<br />
né giustificabile affidare la sicurezza solo<br />
alla disponibilità ad investire risorse materiali.<br />
Non ci riusciremmo”.<br />
In tale ottica, la formazione e l’aggiornamento<br />
continuo sulle conoscenze <strong>dei</strong> pericoli<br />
e delle misure utili a ridurre/contenere i rischi<br />
derivanti dalla potenziale esposizione a questi,<br />
assume un ruolo decisivo ed irrinunciabile ed<br />
un preciso compito al quale il datore di lavoro Tabella 2.<br />
deve assolvere, caricandosi obblighi e responsabilità<br />
ed a cui il lavoratore deve approcciare in modo consapevole<br />
ed atteggiamento positivo.<br />
La valutazione del rischio biologico<br />
Da anni il rischio biologico è normato dal titolo X del D.Lgs<br />
81/08 “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, che ha<br />
aggiornato quanto promulgato con il D.Lgs. 626/94 (Titolo VIII -<br />
Rischi da agenti biologici).<br />
In esso, gli agenti biologici potenzialmente pericolosi per i lavoratori<br />
vengono presi in esame secondo la capacità complessiva di<br />
provocare infezione, allergia o intossicazione; sulla base di tali caratteristiche<br />
vengono classificati in 4 gruppi, di cui il quarto assomma<br />
tutte le peculiarità negative (Tabella 1).<br />
Esistono evidenti criticità nel valutare il rischio biologico perché,<br />
al contrario di quanto accade per altri rischi (chimico, fisico, movimentazione<br />
<strong>dei</strong> carichi, ecc), numerose e interdipendenti tra loro sono<br />
le variabili che entrano in gioco dal momento dell’esposizione a quello<br />
dell’eventuale danno conclamato (malattia). Tra queste vanno distinte<br />
quelle proprie dell’agente biologico (carica infettante, patogenicità e<br />
virulenza), quelle riferite all’ospite umano (età, sesso, costituzione, stato<br />
di salute, efficienza del sistema immunitario, ecc.), nonché ulteriori<br />
variabili correlate alle vie di trasmissione (contagiosità) e all’ambiente<br />
fisico (outdoor/indoor) e sociale (relazioni, comportamenti). La tabella<br />
2 ne riassume le principali criticità.<br />
La principale criticità nell’applicare la metodologia è l’assenza di<br />
valori-soglia; altre di riscontro frequente sono l’insufficienza di dati<br />
epidemiologici e le analogie tra l’accertamento del rischio biologico ed<br />
quello relativo ad altre tipologie di rischio, ad esempio cancerogeno.<br />
Sempre ai fini della valutazione, altro aspetto essenziale è l’identificazione<br />
preliminare delle attività lavorative per le quali è previsto<br />
l’uso deliberato di agenti biologici (rischio noto) rispetto a quelle<br />
per le quali il rischio di esposizione è sporadico e/o imprevedibile<br />
(legato ad imprevisti/incidenti).<br />
Tra queste ultime vanno annoverate, ad esempio, le attività professionali<br />
che comportano un rischio di esposizione per manipolazione<br />
e impiego di materiali biologici potenzialmente contaminati<br />
oppure la presenza di microrganismi nell’ambiente stesso di lavoro<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />
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