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Il Giornale dei Biologi - N. 6

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AMBIENTE<br />

© Pop Tika/www.shutterstock.com<br />

© Art-sonik/www.shutterstock.com<br />

ti o i sistemi di irrigazione e produzione di<br />

cibo sono sviluppati e progettati all’interno<br />

di questi vincoli di temperature. Fuori<br />

dalle normali condizioni ambientali ci si<br />

ritroverebbe ad operare e vivere in zone<br />

come il Sahara che oggi rappresentano<br />

meno dell’1% della<br />

superficie terrestre<br />

ma che in futuro diventeranno<br />

il 20%,<br />

se non riusciremo ad<br />

abbassare le emissioni<br />

climalteranti.<br />

<strong>Il</strong> rapido aumento<br />

porterebbe infatti<br />

il 30% della popolazione mondiale ad abitare<br />

in posti con una temperatura media<br />

superiore ai 29 gradi (condizione climatica<br />

che oggi è sperimentata sullo 1% della<br />

superficie delle terre emerse) mentre nel<br />

Lo scenario che si prospetta<br />

porterà, in futuro, scarsità di<br />

cibo, di risorse e sempre più<br />

rifugiati climatici<br />

2070 questa condizione potrebbe riguardare<br />

il 19% della superficie.<br />

«I cambiamenti si manifesterebbero<br />

meno velocemente che con l’attuale pandemia<br />

da Covid-19, ma sarebbero ancor più<br />

deleteri perché alcune zone del Pianeta si<br />

riscalderebbero a livelli<br />

a malapena accettabili<br />

per la sopravvivenza<br />

umana, e non si<br />

raffredderebbero mai<br />

più» ha spiegato Marten<br />

Scheffern dell’Università<br />

di Wageningen,<br />

coordinatore<br />

dello studio assieme a Xu Chi dell’università<br />

di Nanjing. Secondo i ricercatori non<br />

solo milioni di persone sarebbero costrette<br />

a migrare, ma inoltre c’è il rischio che<br />

avvenga presto un possibile spopolamento<br />

delle aree costiere dovuto allo scioglimento<br />

<strong>dei</strong> ghiacci e il conseguente innalzamento<br />

del livello del mare.<br />

«Visto che le nostre scoperte erano<br />

così rilevanti - ha spiegato Xu Chi dell’Università<br />

di Nanjing - ci siamo presi un anno<br />

in più per verificare attentamente tutte le<br />

supposizioni e i calcoli. Inoltre, abbiamo<br />

deciso di pubblicare tutti i dati e i codici<br />

informatici, per trasparenza e per agevolare<br />

qualunque attività di follow-up da parte<br />

di altri studiosi. Avremo bisogno di un<br />

approccio globale per salvaguardare le generazioni<br />

future dalle significative tensioni<br />

sociali che il cambiamento previsto potrebbe<br />

causare».<br />

Non tutto però è perduto. Per Tim<br />

Lenton, coautore dello studio, climatologo<br />

e direttore del Global Systems Institute<br />

dell’Università di Exeter, «la buona notizia<br />

è che questi effetti si possono ridurre enormemente<br />

nel caso in cui la specie umana<br />

riesca a frenare il surriscaldamento globale.<br />

I nostri calcoli dimostrano che ogni grado<br />

al di sopra <strong>dei</strong> livelli attuali corrisponde<br />

all’incirca a un miliardo di persone che<br />

finiranno fuori dalla nicchia climatica. È<br />

importante dimostrare i benefici ottenuti<br />

dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto<br />

serra in termini di migliori condizioni<br />

di vita per gli esseri umani prima ancora<br />

che in termini monetari». (G. T.).<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />

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