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Il Giornale dei Biologi - N. 6

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SALUTE<br />

© Snailstudio/www.shutterstock.com<br />

Riprogrammare le cellule per ringiovanire<br />

Da un articolo pubblicato su “Nature Communications” da Sarkar TJ et al.<br />

di Carla Cimmino<br />

transitoria di alcuni fattori di riprogrammazione<br />

nucleare, tende a promuovere il ringiovanimento<br />

cellulare. L’invecchiamento è caratterizzato da una perdita<br />

L’espressione<br />

graduale della funzionalità di molecole, cellule, tessuti, è<br />

dato dall’accumulo di errori a livello epigenetico che dà come risultato:<br />

regolazione aberrante di geni, esaurimento di cellule staminali,<br />

senescenza e omeostasi de-regolazione di cellule e tessuti. Se si riprogrammasse<br />

il DNA nucleare, si potrebbe riportare le cellule all’età<br />

embrionale. Alcuni esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato<br />

che la riprogrammazione anche se transitoria, può migliorare alcuni<br />

aspetti associati all’avanzare dell’età e prolungare<br />

la vita nei topi progeroidi. Sconosciuta è la<br />

modalità secondo la quale tutto ciò potrebbe<br />

essere applicato all’uomo. Lo studio preso in<br />

considerazione in tale articolo, evidenzia che<br />

l’espressione transitoria di fattori di riprogrammazione<br />

nucleare mediata dall’espressione di<br />

mRNA, permette di controllare l’invecchiamento<br />

cellulare, ripristina l’orologio epigenetico,<br />

riduce l’infiammazione nei condrociti, rigenera le cellule invecchiate<br />

in cellule staminali muscolari umane. La riprogrammazione nucleare<br />

delle cellule ha messo in evidenza che se questa è solo transitoria, le<br />

cellule ritorneranno allo stato somatico iniziale. Quindi, se tale riprogrammazione<br />

dura poco, non cancella quello che è il codice epigenetico<br />

della cellula, che ne definisce l’identità cellulare. Ma non è noto se è<br />

possibile riprogrammare in maniera sostanziale e modificare l’età della<br />

cellula stessa prima del Punto di Non Ritorno (PNR).<br />

Ocampo et al., (primi che hanno preso in considerazione tali studi)<br />

hanno dimostrato che la riprogrammazione transitoria può migliorare<br />

l’espressione fenotipica invecchiata nei topi progeroidi. Questi<br />

Lo studio preso evidenzia che<br />

i fattori di riprogrammazione<br />

nucleare permettono di controllare<br />

l’invecchiamento cellulare<br />

però parlano solo in parte della complessità dell’invecchiamento naturale,<br />

essendo questo proprio caratterizzato da un lento e progressivo<br />

accumulo di errori epigenetici. Inoltre, non è stato provato se l’effetto<br />

ringiovanente può essere ottenuto con cellule umane invecchiate naturalmente<br />

e isolate da individui anziani. L’articolo di “Nature Communications”<br />

mette in risalto se l’espressione transitoria <strong>dei</strong> geni di riprogrammazione<br />

nucleare riesce a migliorare i tipi di invecchiamento<br />

in cellule umane e di topo naturalmente invecchiate.<br />

Sono state paragonate l’espressione transitoria di fattori riprogrammanti<br />

sull’RNA di fibroblasti e cellule endoteliali di soggetti<br />

umani anziani, con l’RNA delle stesse cellule isolate da giovani donatori.<br />

La riprogrammazione nucleare degli iPSC comprende iniziazione,<br />

maturazione e stabilizzazione. Al termine di una riprogrammazione<br />

epigenetica così dinamica e complessa,<br />

dovremmo esserci iPSC pluripotenti e giovani.<br />

Non esiste la prova che un ringiovanimento<br />

cellulare multispettrale possa essere ottenuto<br />

in modo autonomo da cellula umana in cellule<br />

umane isolate da individui naturalmente anziani.<br />

È stato quindi dimostrato, che la riprogrammazione<br />

cellulare transitoria basata su mRNA,<br />

può invertire molto rapidamente segni distintivi<br />

dell’invecchiamento nella fase di iniziazione, quando non è ancora avvenuta<br />

la cancellazione epigenetica dell’identità cellulare. Si nota che<br />

il processo di ringiovanimento si verifica nelle cellule di topo, invecchiate<br />

naturalmente, le cellule malate ripristinano la funzionalità perduta<br />

e le cellule staminali invecchiate preservano la loro identità cellulare.<br />

Sono necessari però ulteriori studi per chiarire il meccanismo<br />

che guida l’inversione del fenotipo invecchiato durante la riprogrammazione<br />

cellulare, allontanandolo dal processo di dedifferenziazione.<br />

I risultati di tale studio rappresentano un passo avanti per capire come<br />

invertire l’invecchiamento cellulare e possono risultare indispensabili<br />

anche per lo studio di malattie correlate all’invecchiamento stesso.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Maggio 2020<br />

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