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104 DELL’IMITAZIONE E DELLA MEMORIA<br />
rie sia da trovarsi nell’eredità gnostica vista come «un nucleo<br />
canceroso in seno alla civiltà occidentale, un cancro nel<br />
cuore della sua tradizione classica e cristiana». Da allora gli<br />
studiosi si sono lanciati nella disputa, molti per dissentire,<br />
pochi per la verità per approvare.<br />
Adolfo Morganti prende opportunamente le distanze<br />
dall’abuso che si fa del termine gnosticismo, rilevando «l’inutilità<br />
di un certo genere di polemica anti-gnostica» che<br />
dilata il significato di questo termine fino ad includervi<br />
praticamente ogni aspetto della storia e della cultura umana»,<br />
per cui «accettare pure in chiave critica il clima di confusione<br />
e di sincretismo terminologico creato dalla gnosidi-massa<br />
contemporanea, non aiuta affatto ad uscirne». Le<br />
ottime intenzioni di Morganti s’infrangono però contro la<br />
moda assurda di evocare un pericolo gnostico, che non ha<br />
in realtà nulla da spartire con le categorie della modernità,<br />
neppure a costo di decontestualizzazioni e ricontestualizzazioni.<br />
Il Blumenberg parla infatti della modernità come il<br />
secondo, riuscito «superamento della gnosi», dopo il fallimento<br />
del primo tentativo da parte di Agostino e del cristianesimo<br />
medievale. Illuminante giudizio, a cui Augusto<br />
Del Noce oppone che, se la gnosi storica ateizza questo nostro<br />
mondo in nome di una trascendenza, lo gnosticismo<br />
moderno nega valore al mondo presente in nome di un eone<br />
futuro completamente nuovo e perfetto. Di parere diverso<br />
è Alfredo Cattabiani: «L’affermazione estrema ed estremi-