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UN DISCORSO SEMISERIO SULL’UOMO 91<br />

Ernst Jünger 82, funestato dalla perdita del figlio, mette<br />

in relazione gravitazione, tempo e Inferno, concludendo:<br />

«Esiste solo il Purgatorio, l’Inferno non<br />

esiste». Le tematiche dei grandi spiriti sono sempre<br />

le medesime, osservate l’affinità che lega Jünger a<br />

Gentile 83: «Il mondo da Dio creato sarebbe ceduto<br />

per metà e abbandonato al diavolo: ciò che non s’addice<br />

né alla bontà né all’infinità di Dio, e fa trop-<br />

82 Ernst Jünger, La capanna nella vigna - Gli anni dell’occupazione,<br />

1945-1948: «Il Paradiso si colloca nel cielo senza peso, l’Inferno, in quanto<br />

luogo di tormenti, nel cuore della terra, nel suo centro di gravità. Che esista<br />

anche un Purgatorio? Ma certamente, non c’è che il purgatorio, l’Inferno<br />

non esiste. Esso presupporrebbe il dominio assoluto della gravità e del<br />

tempo. E lo stesso Purgatorio può agire solo fintanto che esista ancora il<br />

corpo – mentre si vive, non dopo che si è morti. – È una tesi che sostengo<br />

in contrasto con Crisostomo e Agostino, che rifiutano ogni obiezione<br />

all’eternità dell’Inferno.»<br />

83 Cfr. Giovanni Gentile, Genesi e struttura della società, XIII – La società<br />

trascendentale, la morte e l’immortalità: «La fede nella immortalità è messa a<br />

dura prova dal mito dell’Inferno dove il peccatore resta in eterno inchiodato<br />

al suo peccato disperatamente. E l’immortalità per tal modo non sarebbe<br />

solo salvazione, ma anche perdizione, non solo vita ma anche morte: mors<br />

immortalis. Anche qui c’è una logica, ma insufficiente. È vero che il peccato<br />

è eterno come la redenzione: così il male come il bene. Ma questi due termini<br />

non possono correre paralleli in un dualismo inconciliabile; e la Patristica<br />

sentì la necessità di intendere il male come negativo del bene, e questo come<br />

positivo dotato della potenza di negare il suo negativo e annullarlo, senza di<br />

che il mondo da Dio creato sarebbe stato immediatamente ceduto per metà<br />

e abbandonato al diavolo: ciò che non s’addice né alla bontà né all’infinità di<br />

Dio; e fa trppo onore al diavolo. Dunque, eterno sì anche il peccato, ma in<br />

quanto superato e redento nella volontà divina; la cui esistenza esclude la<br />

possibilità dell’inferno senza espiazione.»

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