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108 DELL’IMITAZIONE E DELLA MEMORIA<br />
Idee, è stato la causa d’ogni eresia gnostica, è anche vero<br />
che quel mondo degli Archetipi eterni ha fornito il riferimento<br />
ad una trascendenza che permetterà ad Agostino di<br />
contrapporre la Gerusalemme Celeste a quella Terrestre, di<br />
combattere la sostanzialità del Male e vederlo invece come<br />
allontanamento dal Bene.<br />
Indiscutibilmente in Paolo c’è una insanabile frattura<br />
tra lo spirito e la carne, un accentuato dualismo che si<br />
traduce nella sua antropologia, nell’opposizione tra carnali,<br />
psichici e spirituali (pneumatikòi). Sarebbe dunque Paolo<br />
uno gnostico? Allora tutto il cristianesimo sarebbe gnostico,<br />
come lascerebbero supporre le conclusioni del Blumenberg.<br />
Di ciò non tiene conto il Vögelin, sulle cui tesi sembra oggi<br />
appiattirsi una moda intellettuale. Alfredo Cattabiani (N. 21<br />
del 26 maggio 1993 de L’Italia-Settimanale) ce ne ha rivelati<br />
i retroscena: «Purtroppo anch’io vi ho contribuito più<br />
di vent’anni fa pubblicando, pur con riluttanza, presso due<br />
case editrici che dirigevo, i saggi di Eric Vögelin, La Nuova<br />
Scienza Politica (Borla 1968) e Il Mito del Mondo Nuovo<br />
(Rusconi 1970): fui spinto da Augusto Del Noce, allora mio<br />
consulente, che credeva erroneamente di aver trovato il<br />
bandolo della matassa per spiegare i movimenti rivoluzionari<br />
moderni quali forme di gnosticismo moderno. Ma che<br />
essi siano stati forme di neognosticismo lo possono credere<br />
soltanto i dilettanti di storia delle religioni.»<br />
Il Vögelin sarebbe dunque un dilettante di storia<br />
delle religioni? Oppure, cattolico austriaco emigrato dopo