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UN DISCORSO SEMISERIO SULL’UOMO 17
Ecco perché vi invito, Signori, ad affrontare il
problema dalle più diverse angolazioni, come si conviene
a una scultura a tuttotondo. Dall’angolazione
del più brutale realismo, affannarsi a colmare le ineguaglianze
equivale a «raddrizzar le gambe ai cani».
Dall’angolazione diametralmente opposta la
questione viene posta sui due binari dell’altruismo
e dell’egoismo, identificando l’egoismo con la conservazione.
Ma questa posizione, che potremmo definire
idealistica, si scontra con la constatazione che,
eccettuati pochi belli spiriti, una caterva di disgraziati
aspira solamente a subentrare nei privilegi dei
futuri diseredati 10.
nega che la sovranità sia divisibile in tante parti quanti sono i componenti
la popolazione. La popolazione non è il popolo, bensì una massa informe
che, al di fuori delle sue determinazioni e articolazioni: magistrature,
professioni, corporazioni etc., non può esprimere e rappresentare alcunché.
Ma perché a un certo punto l’Egalité diviene il valore dominante e proprio i
philosophes ne invocano l’avvento? Per rispondere, bisogna tener presente
che era venuta meno nell’aristocrate quell’areté che ne faceva un aristòs.
Poiché stiamo risalendo alla sfera dei principia, è bene ricordare che nella
lingua greca la radice ar, denotante forza e superiorità, esprime un’idea
di servizio, benemerenza, come in areth (lat. virtus), per cui arhgw (sscr.
rajati, lat. rex), guido, reggo, conduco, ha implicito il significato di soccorro,
vengo in aiuto. Questo rilievo non è estraneo alla teoria di Evemero, che
ravvisava negli Dèi uomini divinizzati dai posteri per riconoscenza.
10 Il ressentiment di quella «caterva di disgraziati» non gode di dignità
filosofica. Quanto ai belli spiriti, essi non hanno in vista il livellamento
delle condizioni economiche quanto l’esercizio paritetico delle libertà.