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Untitled - i segni dell'auser

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Gli anni di Frygianus/Frediano, vescovo della chiesa di Lucca<br />

Nel 568 scendono in Italia i Longobardi, in massa, abbandonando le sedi della Pannonia da<br />

cui già avevano potuto conoscere l’Italia militando al soldo di Narsete.<br />

Non sarebbe fuor di luogo sospettare che dalle vaste lande della Pianura Padana occidentale,<br />

devastata da decenni di guerre e pestilenze, alluvioni, deportazioni in massa di popolazioni<br />

e occupata quasi senza contrasto – se si esclude la tenace resistenza opposta da Pavia<br />

– schiere di Longobardi abbiano subito seguito l’itinerario militare che portava a Lucca per<br />

aprirsi una via verso il sud, e, comunque, acquisire terre e bottino.<br />

La discussione dei risultati raggiunti da decenni di ricerca storico-archeologica recentemente<br />

proposta da Simone Collavini 42 impone di rinunciare ad una minuziosa analisi delle fasi<br />

della conquista longobarda della Toscana che, come la letteratura agiografica, partendo dai<br />

pochi dati acquisiti con l’evidenza archeologica 43 o dalle fonti – in particolare Paolo Diacono<br />

o cenni indiretti nell’Epistolario di papa Gregorio Magno – si proponesse di integrarli<br />

in una cornice storica inevitabilmente destinata a rimanere fluida, come fluidi furono per<br />

decenni i confini fra quel che rimaneva dell’Italia bizantina e gli spazi in cui si muovevano<br />

consorterie longobarde perennemente oscillanti fra il rispetto dell’autorità del re e la sensibilità<br />

all’oro imperiale, seguendo le scelte dei loro duces 44 .<br />

L’accenno di Paolo Diacono al rapido passaggio degli Appennini, da parte dei Longobardi 45 ,<br />

e la centralità di Lucca in questa azione trovano tuttavia riscontri convincenti nelle fonti<br />

archeologiche e documentarie, illuminate dalla strategia ideata da Narsete nel 553.<br />

La via transappenninica che aveva, sul versante toscano, due piazzaforti itinerarie nel castello<br />

di Carfaniana e nel Castrum Novum che ha generato l’odierna Castelnuovo di Garfagnana<br />

doveva essere strutturata già in età pre-longobarda, se i due castella sono i soli, in<br />

questo lembo di Toscana, a indurre la formazione di distretti amministrativi che si conserveranno<br />

ancora fino all’età carolingia; l’identificazione di Carfaniana con l’attuale Sala di<br />

Piazza al Serchio, e del castellum de Carfaniana con il sistema di pinnacoli di diabase che qui<br />

vigila sulla confluenza dei due rami del Serchio trova – al di là delle infinite discussioni –<br />

un conforto nel dato archeologico, con la necropoli dei decenni finali del VI secolo tumultuariamente<br />

esplorata nell’area della stazione ferroviaria di Piazza, oltre che nei pur scarni<br />

materiali ceramici e bronzei del VI secolo ritrovati sulla vetta del Monte Croci 46 .<br />

Da qui, verosimilmente, giungono a Lucca i Longobardi che occupano la città, e inducono<br />

nel suo territorio un sistema di insediamenti che solo la piana lucchese conosce, nell’Alto<br />

Medioevo toscano: castelli e villaggi (vici) che traggono nome da un Longobardo, o hanno<br />

nome longobardo 47 . Vico Alahis, vico Elingo e vico Schulcamo (il termine che designa un ‘presi-<br />

42 COLLAVINI 2011, pp. 38 ss., con ampia bibliografia.<br />

43 Encomiabili, da questo punto di vista, le ricerche di Kurze e Citter; si veda ad esempio KURZE – CITTER<br />

1995.<br />

44 COLLAVINI 2011, p. 39.<br />

45 PAULI DIACONI, Historia Langobardorum, II, 26.<br />

46 Appendice, pp. 72 ss.<br />

47 CIAMPOLTRINI 1990; CIAMPOLTRINI 2001, pp. 458 s., fig. 2 (con errata localizzazione di vico Gulfari).<br />

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