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Untitled - i segni dell'auser

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PARTE II<br />

SPAZI DEI VIVI, SPAZI DEI MORTI.<br />

UN ITINE�RIO NEI PAESAGGI URBANI DEL VI E VII SECOLO<br />

Grazie ad uno dei primi provvedimenti di tutela archeologica disposti in Toscana sui centri<br />

urbani, Lucca ha goduto fin dai primi anni Ottanta del Novecento di una minuziosa attenzione<br />

per i lavori pubblici e privati suscettibili di incidere sul tessuto stratigrafico del sottosuolo<br />

cittadino.<br />

Ai risultati conseguiti per la ricomposizione della dinamica dagli anni della fondazione, nel<br />

180 a.C., fino alle metamorfosi medio-imperiali, e ai contributi per la genesi della città<br />

romanica e rinascimentale 1 , si erano aggiunti già sul finire degli anni Ottanta dati sui paesaggi<br />

urbani tardoantichi che, tempestivamente presentati sulla più vivace sede del dibattito<br />

archeologico di quegli anni, Archeologia Medievale, avevano potuto essere rielaborati in un’analisi<br />

d’insieme della struttura della città tardoantica in Toscana 2 . Il modello di ‘città frammentata’<br />

che Lucca proponeva grazie ai materiali accumulati nella stagione di attività di<br />

tutela del 1988-1991 sembra ancora efficace, seppure di recente si sia suggerito un affinamento<br />

della terminologia: Lucca ‘città allo stato fluido’, in cui, all’interno delle mura della<br />

colonia Latina restaurate nella media età imperiale, sui relitti di edifici rimodulati dalle ristrutturazioni<br />

e dai recuperi del II e III secolo si formano poli insediativi volatili, dai contorni<br />

e dalle strutture evanescenti, a cui offrono punti di riferimento stabili le fondazioni<br />

ecclesiastiche intramuranee – la cattedrale di Santa Reparata e il contiguo battistero, in<br />

primo luogo, innalzati verosimilmente sui resti di edifici pubblici del II secolo d.C. – ed<br />

extraurbane, con i quattro luoghi di culto eretti all’esterno delle quattro porte urbiche: San<br />

Vincenzo a nord, San Gervasio a est, San Pietro a sud, San Donato a ovest. Questi pilotano<br />

aree cimiteriali che, con la loro collocazione al di fuori delle mura, conservano ancora<br />

nel V secolo la tradizionale distinzione della città romana in ‘spazi dei vivi’ e ‘spazi dei morti’<br />

3 .<br />

Ancora dalle ricerche degli anni Novanta rimaneva in ombra il periodo che abbraccia la fine<br />

del mondo antico e gli albori dell’Alto Medioevo, gli ‘anni di San Frediano’. Dai ritrovamenti<br />

di tombe ben databili per le dotazioni del defunto a questo volgere di tempo 4 traspariva<br />

che la rigida scansione degli spazi che caratterizza la città romana doveva essere<br />

andata perduta proprio in questi frangenti, tanto da indurre ad ipotizzare che la formazione<br />

di sepolcreti intramuranei, nel corso del VII secolo, avesse concorso a generare il fenomeno<br />

della fondazione di chiese ‘private’ che è tratto saliente dell’urbanistica lucchese del<br />

secolo VIII; benché extramuranea, la chiesa di San Bartolomeo prope Silice, eretta su un se-<br />

1 Si veda rispettivamente, da ultimo, CIAMPOLTRINI 2009, pp. 11 ss.; CIAMPOLTRINI 1992 B; CIAMPOL-<br />

TRINI 2001 B.<br />

2 CIAMPOLTRINI 1994, pp. 615 ss.<br />

3 CIAMPOLTRINI 2006 A, ripreso ampiamente in CIAMPOLTRINI 2007, pp. 26 ss.<br />

4 LTAM I, pp. 569 ss.

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