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Untitled - i segni dell'auser

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Spazi dei vivi, spazi dei morti. Paesaggi urbani del VI e VII secolo<br />

Se la sepoltura di Via Buia parrebbe isolata, ricavata fra resti spoliati di edifici che si affacciavano<br />

sul kardo maximus della città, le tombe di inumati in fossa con pareti definite in<br />

parte da frammenti laterizi di recupero esplorate nel 1985 nell’area di Palazzo Lippi in Via<br />

Sant’Anastasio 92 dovrebbero testimoniare che la tomba d’età longobarda più cospicua non<br />

solo di Lucca, ma dell’intera Toscana settentrionale, ritrovata nel 1859 in Piazza del Suffragio,<br />

davanti alla chiesa di Santa Giulia (fig. 1, K) ricadeva in una vasta area sepolcrale.<br />

Il resoconto del ritrovamento su un periodico coevo è, nella sua asciutta precisione, ancora<br />

capace di trasmettere l’emozione del ritrovamento: «Di fronte alla chiesa sull’angolo che guarda<br />

mezzodì si rinvenne per il primo un sepolcro coperto di una pietra che certo aveva già servito ad altro uso e<br />

che era circa un braccio [= cm 59] sotto il livello attuale della via: scoperchiatolo, si vide che la pietra,<br />

perché troppo stretta, non lo chiudeva bene sui lati, di dove era penetrata assai terra. Fra questa si rinvennero<br />

alcuni frammenti d’ossa umane, una croce in cui dovevano essere incastonate piccole pietre, vari pezzi<br />

d’oro (circa mezza libbra) lavorati a pressione e tutti rappresentanti due delfini intrecciati i quali pezzi sia<br />

per la forma loro, sia per la disposizione in cui furon trovati sarebbe a credere avessero formato una collana.<br />

Vi si trovarono inoltre la fibbia e il puntale d’oro di una cintura, varie croci non piccole di sottilissima lama<br />

pur d’oro, e molti fregi, dorati mediante sovrapposizione di una laminetta, e rappresentanti teste di cavalli,<br />

leoni e l’immagine di un guerriero con uno stendardo; i quali insieme ad una grossa borchia a mezza sfera è<br />

chiaro che appartenevano ad uno scudo o rotella di cui sonovi anche altri avanzi. Finalmente furono in<br />

questo sepolcro rinvenuti i resti di uno stile o di una spada, di una alabarda, di un piccolo vaso di cristallo<br />

opaco, ed anche la mandibola di un animale, forse un cavallo. Oltre a questo sepolcro altri due ne furono<br />

trovati lì presso alla profondità stessa, nei quali erano ossa di molti cadaveri appartenenti certamente a<br />

tempi diversi, siccome ne assicura lo stato molto diverso della loro conservazione. Le mura di questi sepolcri<br />

erano composte in gran parte di rottami di pavimento romano a scagliola: l’ammattonato di essi era formato<br />

di pezzi di quadroni simili ad uno trovatovi intero e che ha la misura di once 13 per ogni lato. Sotto il pavimento<br />

stesso era, misto a poca terra, uno strato di frammenti di vasi romani e alcuni forse etruschi» 93 .<br />

Grazie a un parere del giurisperito Francesco Carrara l’intero complesso fu acquisito alle<br />

raccolte pubbliche del Comune di Lucca, ed è oggi finalmente esposto nel Museo Nazionale<br />

di Villa Guinigi.<br />

La struttura della cassa, con il ricorso a materiale di spoglio da strutture romane (in questo<br />

caso pavimenti ‘a scagliola’, ‘battuti cementizi’ nella terminologia corrente), offre un suggestivo<br />

richiamo alle architetture sepolcrali viste nell’area del Galli Tassi, anche per il riuso<br />

del monumento, mentre l’alternarsi di sepolture provviste di dotazioni e di altre senza corredo<br />

parrebbe ripetere il caso del piccolo gruppo di deposizioni di Via Fillungo 140.<br />

La sontuosità delle dotazioni personali, con il rarissimo caso di cinque crocette in lamina<br />

d’oro, non decorate, forse pertinenti al velo funebre 94 , della croce-enkolpion ancora in oro 95 ,<br />

della cintura con la completa guarnizione d’oro, trova rispondenza nello scudo, provvisto di<br />

92 LTAM I, p. 571, fig. 11.<br />

93 L’Utile, 28 febbraio 1859, già opportunamente valorizzato da ARRIGHI 1961 e da CIAMPOLTRINI 1983,<br />

pp. 514 ss.; Lucca e il Medioevo 2010, p. 65 (G. CIAMPOLTRINI).<br />

94 Lucca e il Medioevo 2010, pp. 64 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

95 VON HESSEN 1975, p. 31, con i riferimenti agli esemplari di Castel Trosino – si veda anche, ad esempio,<br />

Longobardi nelle Marche 1995, p. 301 (L. PAROLI) – e Senise.<br />

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