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Untitled - i segni dell'auser

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Parte II<br />

I. FOSSE, DISCARICHE, E I TIPI CERAMICI LUCCHESI FRA VI E VII SECOLO<br />

Come si accennato, nella campagna di scavi condotta fra 1990 e 1991 per il primo lotto di<br />

lavori di adeguamento del complesso dell’ottocentesco Ospedale Galli Tassi (fig. 1, A)<br />

come sede degli uffici giudiziari di Lucca emerse anche un arcipelago di strutture d’età<br />

romana, residenziali e produttive, sopravvissute alla sequenza di edifici che, dall’Alto Medioevo,<br />

avevano dato corpo al monastero di San Salvatore eretto dal dux Allone, attivo fra<br />

gli anni di Desiderio e i primi di Carlo Magno, dedicato già nel secolo XI a Santa Giustina<br />

e drasticamente rimaneggiato, dopo una vita millenaria, nell’ospedale ottocentesco 13 .<br />

Nel settore settentrionale del complesso, aderente a Via San Tommaso, sopravvivevano<br />

lembi di due ambienti con pavimentazioni in battuto cementizio, distinti da un sottile<br />

tramezzo (402 e 414; fig. 2), tipologicamente riferibili alle tecniche che connotano l’urbanizzazione<br />

lucchese della Tarda Repubblica, e già in crisi fra I e II secolo d.C., quando le<br />

macerie delle pareti furono livellate con un sedimento argilloso, compatto e coerente, tratto<br />

comune nelle attività di recupero dell’avanzato II secolo (408) 14 . In questo paesaggio si<br />

pone la rioccupazione del VI secolo certificata dalla fossa aperta nel settore settentrionale<br />

dell’ambiente pavimentato dal battuto 402, che venne ampiamente distrutto (412). Nella<br />

fossa si sedimentò, verosimilmente<br />

da una contigua<br />

area di vita comunque non<br />

incontrata nello scavo, un<br />

accumulo di terra nerastra,<br />

fortemente antropizzata,<br />

ricca di resti di fauna e di<br />

frammenti ceramici prevalentemente<br />

disposti di piatto,<br />

a testimonianza del<br />

modo di formazione dell’accumulo<br />

(413). Il sedimento<br />

fu esplorato, per il condizionamento<br />

dell’acqua di<br />

falda e del percolamento di<br />

liquami, per appena una ventina<br />

di centimetri di spessore,<br />

ma restituì un complesso<br />

organico di materiali (figg.<br />

3-4) coerentemente riferibili<br />

13 Per la presentazione conclusiva dei dati dell’indagine archeologica nel Galli Tassi, conclusa nel 2004,<br />

CIAMPOLTRINI 2006 D; ABELA – BIANCHINI 2006.<br />

14 CIAMPOLTRINI 2006 D, pp. 13 ss.<br />

28<br />

413<br />

Fig. 2. Saggi nell’area Galli Tassi, 1990-1991: settore con stratificazioni del VI<br />

secolo.

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