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Untitled - i segni dell'auser

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APPENDICE<br />

MASSAE, VICI, CASTELLA.<br />

FORME DELL’INSEDIAMENTO NELLA VALLE DEL SERCHIO<br />

FRA VI E VII SECOLO<br />

Sarebbe oggi vano attendersi dalla ricerca archeologica materiali in grado di proporre qualche<br />

immagine delle campagne lucchesi del VI e del VII secolo e suggerire sfondi di paesaggi<br />

– umani e ambientali – alla massa che Ranilo donò alla chiesa ravennate nel 553. I mancipia,<br />

i coloni che la popolavano, l’actor che la amministrava sono persi nelle labili tracce degli<br />

insediamenti del VI secolo che talvolta affiorano tra le ombre di edifici romani – come nel<br />

caso delle strutture sulle quali sorgerà la plebs de Neure, a Pieve a Nievole, o sui ruderi di<br />

villa tardoantica indiziati a San Lorenzo di Vaiano, ancora nella Valdinievole che in questi<br />

secoli doveva essere pertinente al territorio di Lucca 1 . Più spesso è la toponomastica a conservare<br />

la memoria dei praetoria sede dell’amministrazione – conservati nel toscano Petriolo –<br />

e delle massae che ancora nel VI secolo aggregavano un pulviscolo di insediamenti sparsi in<br />

cui ceti, il cui status emerge paradigmaticamente dalle clausole dell’atto ravennate, sfruttavano<br />

i relitti della centuriazione romana o le risorse silvopastorali di foreste in espansione,<br />

sia nei distretti montani che là dove la palude favoriva la genesi del bosco planiziale.<br />

Caso esemplare pare quello di Massaciuccoli – probabilmente compresa nel territorio di<br />

Pisa – dove i ruderi della villa romana potevano offrire gli ambienti da cui amministrare<br />

una massa formata da terre, servi, coloni, distribuiti per ampio raggio, fra le lagune costiere<br />

ricche di pesce – come sarà ancora nell’Alto Medioevo – le colline e una sottile fascia pianeggiante:<br />

i materiali del VI secolo, fra i quali spicca un frammento di sigillata africana di<br />

forma 105 Hayes, sono una spia del ruolo che l’antica dimora dei Venulei conservava, mentre<br />

stava per trasformarsi anche in plebs, eretta sui pavimenti in opus sectile dell’edificio di<br />

otium dei decenni iniziali del I secolo d.C. 2 .<br />

Qualche indicazione sui livelli di vita negli insediamenti rurali è concessa – più che dal<br />

modestissimo o impercettibile nucleo di contesti riconducibili al VI e al VII secolo – dalle<br />

pur rarissime dotazioni tombali. La fanciulla sepolta con un braccialetto di grani d’ambra<br />

ed un’armilla in verga di bronzo con decorazione incisa, nei sistemi correnti nel corso del<br />

VI secolo (fig. 1), davanti alla facciata della plebs di Sant’Ippolito di Anniano, a Santa Maria<br />

a Monte, sull’Arno (tomba 66) 3 , probabilmente al limite del distretto territoriale lucchese<br />

d’età romana, attesta pratiche dell’ornamento femminile che trovano una spia suggestiva<br />

nella diffusione dell’armilla ‘tipo Bengodi’. Distribuite in tutto il bacino tirrenico, ma<br />

con attestazioni singolarmente numerose dalla Maritima fino all’entroterra della Versilia, nel<br />

corso dello stesso VI secolo, le armille ‘tipo Bengodi’ sembrano l’esito laminare del tipo<br />

1 Rispettivamente CIAMPOLTRINI – PIERI 2004, pp. 20 ss.; CIAMPOLTRINI et alii 1999, pp. 255 ss., passim.<br />

2 Per Massaciuccoli fra Tarda Antichità e Medioevo, nell’evidenza archeologica, si veda CIAMPOLTRINI –<br />

NOTINI 1993, pp. 393 ss.<br />

3 CIAMPOLTRINI – MANFREDINI 2005, pp. 52 ss., tav. XIV.

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