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Untitled - i segni dell'auser

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Spazi dei vivi, spazi dei morti. Paesaggi urbani del VI e VII secolo<br />

L’estensione della necropoli<br />

fin quasi alla porta è<br />

suggerita dal ripetuto<br />

impiego sepolcrale dell’area<br />

di Via dell’Anguillara<br />

2 esplorata nell’autunno<br />

del 198885 , e –<br />

verosimilmente – anche<br />

dal piccolo nucleo di<br />

deposizioni che negli<br />

interrati di Via Fillungo<br />

140 (fig. 1, G) erano<br />

almeno in parte superstiti<br />

ancora nell’estate<br />

1989, quando fu disposto<br />

un intervento di recupero<br />

dell’ambiente86 .<br />

La dotazione di capi di abbigliamento e la panoplia di uno dei quattro inumati non lasciano<br />

dubbio sul fatto che anche Longobardi ricorrevano a questa area cimiteriale, o per la<br />

contiguità ad un nucleo insediativo che sarebbe suggestivo – seppure senza alcun concreto<br />

sostegno – collocare nell’area dell’anfiteatro, o per la suggestione del San Vincenzo, con le<br />

spoglie di San Frediano che ospitava.<br />

Delle quattro deposizioni individuate, orientate est/ovest (fig. 58), tre (1, 2, 3) erano pressoché<br />

distrutte; sotto il cranio dell’inumata 1 restava, frammentario e lacunoso, un pettine<br />

d’osso (fig. 59), mentre erratico, fra le tombe 1 e 2, un ‘orciolo’ ovoide, con fondo piano,<br />

labbro svasato, ansa a bastoncello leggermente sormontante, con colature di vernice rossa<br />

sparse sul corpo, permette di ricomporre il tipo cui dovevano essere pertinenti i frammenti<br />

restituiti dalle stratificazioni di VI-VII secolo del Cortile Carrara (fig. 60) 87 Fig. 58. Saggi 1989 in Via Fillungo 140: planimetria complessiva.<br />

.<br />

È solo la dotazione di armi dell’inumato 4, in conclusione, a far attribuire ad un nucleo<br />

longobardo questo settore del sepolcreto all’esterno di Porta San Vincenzo. La fossa in cui<br />

il defunto fu collocato era consolidata, al margine settentrionale, da un sottile rivestimento<br />

di frammenti laterizi e pezzame lapideo; il defunto vi fu sistemato collocando sulla sua<br />

destra la lancia – attestata dal puntale, colto all’altezza della testa – e ponendo sul fianco<br />

sinistro, a ridosso del braccio, il sax con la lama in alto, provvisto di una fodera con tre<br />

borchie di bronzo, sovrapposto al coltello (figg. 61-62).<br />

Nonostante l’accurato lavoro condotto nel Centro di Restauro della Soprintendenza per i<br />

Beni Archeologici della Toscana, le armi restano appena riconoscibili, concrezionate nella<br />

massa di ossidazione. È discretamente leggibile, per contro, il sistema di rivestimento della<br />

85 LTAM I, pp. 578 ss.<br />

86 LTAM I, pp. 581 ss.<br />

87 LTAM I, p. 581, fig. 25, 30; CIAMPOLTRINI 1998, pp. 293 ss.<br />

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