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Untitled - i segni dell'auser

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Figg. 12-13. Saggi 2010 in Via San Giorgio-Via<br />

Battisti: lucerne dalla US 114.<br />

Spazi dei vivi, spazi dei morti. Paesaggi urbani del VI e VII secolo<br />

zione dei materiali, essenzialmente dal labbro<br />

estroflesso, con orlo arrotondato ed ingrossato, sul<br />

quale può essere incisa una linea sinusoidale o una<br />

serie di trattini (figg. 7, 5; 10, 3-5).<br />

Non solo le sigillate africane assicurano, nell’evidenza<br />

delle discariche, della perdurante vitalità dei<br />

circuiti commerciali e la fortuna dei modelli culturali<br />

tardoantichi. Con le sigillate giungono dall’Africa<br />

anche lucerne tipo Atlante VIII (fig. 9, 8) 30 ,<br />

ma il fabbisogno di lucerne è soddisfatto essenzialmente<br />

dalle botteghe che producono i contenitori<br />

d’argilla figulina. Queste ricavano da lucerne<br />

‘africane classiche’ tipo Atlante X le sfinite matrici<br />

sulla quale vengono poi prodotti gli esemplari restituiti<br />

pressoché integri dallo strato 114 (figg. 12-<br />

13), innestando a mano, sommariamente, la presa<br />

apicata 31 . La replica riesce a conservare, in un caso,<br />

anche la leggibilità della ‘conchiglia’ che decorava il<br />

disco (fig. 12). La fortuna di questa produzione, in<br />

cui una sottile vernice rossastra completa la ripetizione<br />

del modello, è attestata anche da frammenti<br />

(fig. 7, 8).<br />

Con ceramiche e lucerne, l’Africa esporta anche i<br />

beni alimentari testimoniati dai contenitori anforici.<br />

Rispetto al contesto del Galli Tassi, spicca infatti<br />

l’evanescenza della componente orientale, e la<br />

coerente presenza di produzioni africane, prevalentemente<br />

riferibili, nello stato di frammentazione,<br />

alle anfore di grande formato tipo Keay LXI e<br />

LXII, alle cui molteplici varianti è assai arduo ascri-<br />

vere i minuti frammenti di bordo; la pasta arancio e l’ingobbio chiaro corroborano l’attribuzione<br />

(figg. 7, 7; 11, 11-12) 32 .<br />

Allo stesso orizzonte cronologico – certificato in questo caso anche dai contesti della Liguria<br />

– è riferibile l’anfora Keay VIII B distribuita in frammenti pressoché in tutti gli strati<br />

(114, 118, 122; fig. 14); per la pasta rosso-arancio e l’ingobbio biancastro ancora ampiamente<br />

conservato, l’anfora è una redazione ‘canonica’ del tipo che – entro la vasta e complessa<br />

30 Atlante, pp. 194 ss.; per la cronologia si veda da ultimo Roma 2001, pp. 185 ss. (M. BARBERA).<br />

31 Per i tipi di imitazione della lucerna ‘africana classica’ Atlante X (raccolti nella classe Bailey S III): Roma<br />

2001, p. 189 (M. BARBERA); pp. 278 ss. (L. SAGUÌ). Per la diffusione delle imitazioni di lucerne ‘africane<br />

classiche’ nella Toscana, si veda il significativo complesso di Vada: SANGRISO – MARINI 2010, p.<br />

346.<br />

32 KEAY 1984, pp. 303 ss.; Roma 2001, pp. 284 ss. (L. SAGUÌ).<br />

35

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