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Untitled - i segni dell'auser

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Fig. 14. Anello-sigillo di Faolfo, da Chiusi. Firenze,<br />

Museo Nazionale del Bargello.<br />

Gli anni di Frygianus/Frediano, vescovo della chiesa di Lucca<br />

insediamenti d’altura in cui doveva ricadere Castelfalfi<br />

poteva appartenere – oltre al misterioso<br />

castellum Frundariolum – anche l’altura di Santa Mustiola<br />

(Colle Mustarola), nei pressi di Ghizzano di<br />

Peccioli, nella quale, sul finire del VI secolo, si<br />

insediò, sui resti di un complesso produttivo della<br />

prima età imperiale, la piccola comunità testimoniata<br />

dai materiali ceramici finiti a livellare i resti<br />

di una cisterna del I secolo d.C. Il sito conserva,<br />

deformato dalla tradizione popolare, l’agionimo<br />

attestato già agli albori del secolo XI: la santa<br />

chiusina, Mustiola, straordinaria suggestione delle<br />

proiezioni verso Chiusi di questo sistema di inse-<br />

diamenti ‘protetti’ dello scorcio finale del VI secolo 52 .<br />

Le proprietà fondiarie della classe dirigente longobarda di Lucca, così come sono attestate<br />

dai documenti del secolo VIII al di fuori del territorio lucchese, disegnano limpidamente le<br />

vie di una conquista che in parte modificò anche i confini del distretto cittadino di Lucca,<br />

in parte si limitò a dilatare i patrimoni dei membri dell’aristocrazia longobarda, e, grazie<br />

alle loro donazioni, delle grandi istituzioni ecclesiastiche della città, o dei monasteri della<br />

città e del territorio: Santa Mustiola di Ghizzano appare nei documenti dei primi del secolo<br />

XI, come proprietà dell’abbazia di San Salvatore di Sesto, possibile indizio della provenienza<br />

lucchese del nucleo insediato a presidiare un asse strategico verso Chiusi 53 .<br />

Un’altra via verso il sud – nella quale si collocava il perduto vico Asulfi, forse su un guado<br />

dell’Arno nei pressi della confluenza con l’Arme/Usciana 54 – può essere seguita attraverso<br />

l’espansione a sud dell’Arno del distretto cittadino e della diocesi di Lucca verso la Valdera,<br />

e poi sul sistema di colline che permetteva di raggiungere all’altezza di Rosignano quel che<br />

restava dell’antica Aurelia, per seguirla oltre il Cecina, verso Populonia e Roselle, fin oltre<br />

l’Ombrone e sin quasi all’Albegna: le proprietà che Pertuald conferirà nel 722 alla sua fondazione<br />

ospitaliera di San Michele in Cipriano – oggi San Micheletto – a Lucca propongono<br />

una via (la ‘via di Pertuald’) 55 che è immediato identificare con quella che il dux crudelissimus<br />

Grimarit (o Gummarit, nella incertezza della tradizione manoscritta) poteva seguire<br />

per le incursioni alle quali San Cerbone, vescovo di Populonia, sfuggiva rifugiandosi all’Elba,<br />

negli anni Settanta del VI secolo 56 . Non è dunque irragionevole – considerata la pertinenza<br />

di gran parte della Val di Cornia al distretto territoriale lucchese, nel secolo VIII – la<br />

tradizionale ipotesi che da Lucca muovesse il dux che, attraverso il territorio di Populonia,<br />

52 PILUDU 2008, per i dati di scavo; per i materiali MASONI – PIPPIA 2008; per il culto di Santa Mustiola<br />

LICCIARDELLO 2009.<br />

53 CIAMPOLTRINI 2008, pp. 28 s.<br />

54 CIAMPOLTRINI 2001, p. 461, fig. 1; il suo ruolo potrebbe essere stato ereditato in età carolingia dalla curtis,<br />

di grande rilevanza strategica, posta a Montecchio (ivi, p. 463).<br />

55 CIAMPOLTRINI 2004, pp. 87 ss.<br />

56 Si rinvia per il dux a PLRE, III, p. 556, s.v. Grimarit; COLLAVINI 2011, pp. 38 s.<br />

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