Untitled - i segni dell'auser

Parte II
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Figg. 22-23. Saggi 1999 nel Cortile Carrara: materiali dallo strato 331.
L’indicatore stratigrafico, condizionato dalla limitata esecuzione di saggi in profondità,
lascia aperta la possibilità che la vasca sia stata semplicemente recuperata – adattandola con
la struttura 336 – al ruolo che doveva svolgere nel rinnovato complesso. Infatti, l’allineamento
della parete settentrionale della vasca (357) con il margine pressoché rettilineo della
fossa trilobata che si apre fra 333 e 328 (332) potrebbe non essere casuale, e riflettere, di
conseguenza, la presenza di un coerente sistema di apprestamenti.
Suggellata da un velo di terra limoso-sabbiosa, verdastra per la componente antropica
(328), la fossa 332 era colmata da uno scarico di pietrame e frammenti laterizi, misti a poca
terra limoso-sabbiosa verdastra, che aveva sepolto i residui di attività di focolare (carboni,
ossa, ceramiche) addensati sul fondo (331). Benché le pareti non presentassero tracce di
rubefazione per esposizione diretta al fuoco, è evidente che l’area investigata nel saggio era
stata pianificata per accogliere attività che dovevano contemporaneamente disporre di acqua
e di fuoco; l’ipotesi di un’area aperta, almeno in parte, in cui poteva operare un fabbro
sarebbe di conseguenza assai suggestiva, ma l’assenza di resti direttamente riconducibili
all’attività metallurgica rende la proposta del tutto vaga, e dovrebbero pertanto essere valutate
altre attività – come quelle di tintura dei tessuti – a cui una vasca e un’area di fuoco
fossero indispensabili.
All’incertezza sulla destinazione funzionale si contrappone l’organico quadro di riferimento
cronologico tracciato dai materiali restituiti dai vari contesti.
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