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VIRGILIO E STESICORO Una ricerca sulla Tabula Iliaca Capitolina *

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114 Giampiero Scafoglio<br />

Sulle bande superiore e destra della tavola (la sinistra è perduta)<br />

sono delineate scene dell’Iliade, dai canti I, XIII–XVIII. Le<br />

fasce inferiori sono dedicate all’Etiopide e alla Piccola Iliade. Nella<br />

parte centrale sono raffigurate, in sette zone, la conquista di Troia<br />

e le vicende seguenti (fino alla partenza della flotta greca per la patria),<br />

<strong>sulla</strong> scorta dell’Iliupersis di Stesicoro (se si deve credere al<br />

testo inciso proprio nel mezzo dei riquadri illustrati: ÉIl¤ou p°rsiw<br />

katå Sths¤xoron): il modello del pannello quindi sarebbe stato un<br />

carme perduto di questo poeta interessante ed evanescente, operante<br />

nel VI secolo a.C. nel mondo magnogreco 5 . Sono stati riscontrati<br />

però alcuni aspetti controversi, che sembrano smentire o<br />

quanto meno revocano in dubbio il rapporto del bassorilievo con<br />

Stesicoro: si è pensato a qualche altro modello, come l’Iliupersis del<br />

poeta ciclico Arctino o un ditirambo di Ibico; ma si sospetta specialmente<br />

l’influenza dell’Eneide, con la quale la <strong>Tabula</strong> presenta<br />

particolari coincidenze, sicuramente non casuali 6 . Lo scopo di questo<br />

studio è cercare di chiarire il ruolo rivestito da Stesicoro ed<br />

eventualmente da Virgilio nel disegno del bassorilievo, per poi<br />

«fare il punto» nei limiti del possibile sul rapporto tra i due poeti.<br />

Preliminarmente bisogna delineare una descrizione, pur sintetica,<br />

della sezione centrale della <strong>Tabula</strong>, dove si distinguono sette<br />

zone, delimitate da barriere naturali o architettoniche (in base alla<br />

5) Un profilo del poemetto di Stesicoro è ricostruito per sommi capi, per<br />

mezzo dei pochi elementi noti, da C. M. Bowra, Greek Lyric Poetry, Oxford 2 1961,<br />

101–106. I frammenti superstiti sono pubblicati, insieme con le testimonianze, da<br />

M. Davies, Poetarum Melicorum Graecorum Fragmenta, vol. I, Oxford 1991, 183–<br />

205; ma cf. pure D. A. Campbell, Greek Lyric III, Cambridge, Mass. / London,<br />

1991, 100–121, con versione inglese e breve commento.<br />

6) All’influenza virgiliana pensano: C. Robert, Die griechische Heldensage,<br />

Berlin 1926, 1520–1521; J. Hubaux, Misène, AC 2, 1933, 160–162; G. K. Galinsky,<br />

Aeneas, Sicily and Rome, Princeton 1969, 106–113. Escludono addirittura anche la<br />

compresenza dell’Iliupersis di Stesicoro: M. Schmidt, Troika, Göttingen 1917, 84 e<br />

passim; J. Perret, Les origines de la légende troyenne de Rome, Paris 1942, 84–89,<br />

109–115; Bowra (come n. 5) 103–106. Il colpo decisivo è inferto da Horsfall (come<br />

n. 1) 35–43, che confuta il rapporto del bassorilievo col poeta italico e lo fa dipendere<br />

piuttosto da un «picture-book», legato al ciclo epico, a cui lo scultore augusteo<br />

«superimposed unmistakable contemporary Roman elements». D’altra parte E. Simon,<br />

Rom und Troia. Der Mythos von den Anfängen bis in die römische Kaiserzeit,<br />

nel vol. Troia. Traum und Wirklichkeit, hrsg. vom Archäologischen Landesmuseum<br />

Baden-Württemberg et al. 2001, 154–173, dà per scontata la dipendenza<br />

della rappresentazione scultorea (compresa la partenza degli Eneadi «per l’Esperia»)<br />

dall’Iliupersis, ma non la dimostra e non si confronta con le voci contrarie, che<br />

attualmente rimangono maggioritarie.

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