VIRGILIO E STESICORO Una ricerca sulla Tabula Iliaca Capitolina *
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120 Giampiero Scafoglio<br />
sione militare; nel Laocoonte di Sofocle, l’eroe lasciava la città<br />
spontaneamente alla vigilia della conquista, sotto l’avvertimento di<br />
un terribile prodigio 17 . La memoria delle sue peregrinazioni si conservava,<br />
non senza presunte prove, in svariate località nelle isole e<br />
sulle coste mediterranee, dalla Tracia alla Sicilia 18 . Più recentemente,<br />
dal IV secolo a. C. in poi, Enea è stato riconosciuto come il capostipite<br />
del popolo romano (garanti lo storico Fabio Pittore e il<br />
poeta Nevio, che si rifacevano ad autori greci: Ieronimo di Cardia,<br />
Timeo e Antioco di Sicilia) 19 . Tuttavia Roma non è né la sola né la<br />
prima città occidentale a far risalire la propria fondazione ai Troiani<br />
seguaci di Enea, se non a lui stesso 20 . Quindi il ruolo dell’eroe<br />
si evolve nel corso dei secoli e si integra nel mondo latino, per<br />
giungere al clou nel periodo augusteo, segnatamente nel poema<br />
virgiliano; nondimeno questo personaggio esiste e agisce nel Mediterraneo<br />
occidentale da molto tempo: è possibile che occupasse un<br />
posto di rilievo nel carme di Stesicoro.<br />
2. Il contenitore rappresentato nei tre riquadri, definito tå<br />
flerã (nella didascalia della scena della partenza), è sicuramente un<br />
sacrario; non è detto però che portasse i Penati. Questi, originari<br />
del mondo italico ed etrusco, sono stati identificati con i yeo‹<br />
megãloi, associati al culto di ÉAfrod¤th Afineiãw («madre di Enea»)<br />
in Samotracia, da dove sarebbero stati portati da Dardano in Troade,<br />
per poi essere trasferiti da Enea in Italia, secondo un mito<br />
riferito dal Seruius auctus: Virgilio conosce questo fenomeno di<br />
17) Le svariate leggende riguardanti la salvezza di Enea sono ricordate da<br />
Dionisio di Alicarnasso, 1,48. Sull’episodio di Laocoonte nel panorama mitografico<br />
e in particolare nel dramma omonimo di Sofocle: C. Zintzen, Die Laokoonepisode<br />
bei Vergil, AAWM, Wiesbaden 1979, 15–26.<br />
18) Il percorso di Enea nel Mediterraneo è descritto (pur in forma selettiva,<br />
con l’eliminazione delle tappe non funzionali all’economia narrativa) nel libro III<br />
del poema virgiliano; un resoconto più articolato si trova in Dionisio di Alicarnasso,<br />
1,49–52. Tra le altre testimonianze: Seruius auctus, ad Aen. 3,279; 9,712; 10,145.<br />
19) Cf. Schur (come n. 16) 137; Perret (come n. 6) 344–366; M. Barchiesi,<br />
Nevio epico, Padova 1962, 347–384; L. Pearson, Myth and archaeologia in Italy and<br />
Sicily. Timaeus and his predecessors, YClS 24, 1975, 171–195.<br />
20) Basti ricordare, tra i luoghi toccati da Enea nel percorso descritto da Dionisio<br />
di Alicarnasso (1,48 ss.), che riprende e concilia faticosamente diversi filoni<br />
mitici, esistenti da secoli a livello locale, in un racconto unitario: la Iapigia e le città<br />
di Erice, Elimo e Segesta in Sicilia. La presenza troiana in quest’isola lascia una traccia<br />
palese nell’Eneide (nel libro III e soprattutto nel V), ma è attestata nella leggenda<br />
assai prima dell’epopea augustea (cf. D. Kienast, Rom und die Venus vom Eryx,<br />
Hermes 93, 1965, 478–489; Galinsky [come n. 6] 62–102).