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VIRGILIO E STESICORO Una ricerca sulla Tabula Iliaca Capitolina *

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116 Giampiero Scafoglio<br />

l’uomo minaccia la moglie adultera, nuda fino alla vita, che cerca<br />

forse di sedurlo e placarlo, <strong>sulla</strong> soglia del tempio di Afrodite. Il<br />

mito è testimoniato da uno scolio a Euripide (Andr. 631; II 293<br />

Schwartz): sul punto di uccidere Elena, Menelao «è vinto dall’<br />

amore e lascia cadere la spada»; se non che il commentatore attribuisce<br />

questo racconto a Ibico 8 . Pare invece che Stesicoro seguisse<br />

un diverso filone mitico (se non lo ha coniato lui stesso): gli Achei<br />

tutti, mentre si accingono a lapidare Elena, lasciano cadere le pietre,<br />

«nel vedere il suo viso»; come si apprende da un altro scolio a<br />

Euripide (Or. 1287; I 214 Schwartz) 9 . La scena della <strong>Tabula</strong> dunque<br />

non coincide con la narrazione di Stesicoro 10 . Non è necessario<br />

però pensare a un diverso modello poetico (come Arctino o lo<br />

stesso Ibico), né tanto meno mettere in dubbio in generale il rapporto<br />

del bassorilievo con Stesicoro 11 . La scena di Elena e Menelao<br />

gode di una diffusione notevole con una fisionomia autonoma nella<br />

tradizione iconografica, <strong>sulla</strong> quale evidentemente si basa l’immagine<br />

della <strong>Tabula</strong> 12 . È una variazione circoscritta, che condiziona<br />

e limita la dipendenza dell’opera scultorea dalla fonte poetica,<br />

ma non la smentisce complessivamente.<br />

Il nome di Stesicoro è citato esplicitamente sul bassorilievo: questo<br />

è il primo, valido motivo per ritenere il pannello centrale legato al<br />

suo poema (esclusi uno o due riquadri, appositamente variati, im-<br />

8) Ecco il testo dello scolio: êmeinon ”konÒmhtai to›w per‹ ÖIbukon: efiw går<br />

ÉAfrod¤thw naÚn katafeÊgei ≤ ÑEl°nh kéke›yen dial°getai t“ Menelãƒ, ı dÉ ÍpÉ<br />

rvtow éf¤hsi tÚ j¤fow. tå paraplÆsia ÑRhg›now §n<br />

diyurãmbƒ fhs¤n.<br />

9) îra efiw tÚ t∞w ÑEl°nhw kãllow bl°cantew oÈk §xrÆsanto to›w j¤fesin:<br />

oÂÒn ti ka‹ Sths¤xorow Ípogrãfei per‹ t«n kataleÊein aÈtØn mellÒntvn. fhs‹ går<br />

ëma t“ tØn ˆcin aÈt∞w fide›n aÈtoÁw éfe›nai toÁw l¤youw §p‹ tØn g∞n.<br />

10) Questa sarebbe addirittura «the best evidence against the <strong>Tabula</strong>»,<br />

secondo Bowra (come n. 5) 105–106, che considera la scena di Menelao ed Elena<br />

«taken by the sculptor, whether directly or indirectly, from Ibycus».<br />

11) A giudizio di Horsfall (come n. 1) 43, «to cite the more obscure Stesichorus<br />

in place of the conventional Arctinus as the author of an Iliou Persis was<br />

but to score a good point». Ma perché mai Stesicoro sarebbe «più oscuro» di Arctino,<br />

il quale è più antico di almeno un secolo ed è poco conosciuto già nel periodo<br />

greco classico? Perché lo scultore del bassorilievo, che menziona puntigliosamente<br />

i poeti presi a modello, compreso Lesche, non avrebbe incluso il nome di Arctino<br />

se non per l’Etiopide?<br />

12) Cf. F. B. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensage, Marburg<br />

3 1973, 406–412; K. S. Schefold, Götter- und Heldensagen der Griechen in der spätarchaischen<br />

Kunst, München 1978, 258–259.

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