Gemeinsam auf dem Weg - Kindergarten und Schule in Südtirol

Il laboratorio di italiano L2
Samantha Scappiti
Il luogo è come tanti altri, poco importa che si chiami Bolzano, Egna o Salorno. La mia avventura,
iniziata nel settembre 2008, mi ha portata a confrontarmi con diverse realtà, diversi bambini e diversi
bisogni, linguistici ovviamente. Una in particolare ha risvegliato in me ricordi sopiti.
Anche io, come i bambini di cui mi sto occupando, ho girovagato a lungo, ho cambiato spesso città e
scuola e anche io, come loro, ho sentito a lungo la necessità di raccontarmi. Diversamente dai miei studenti
migranti, parlavo la stessa lingua dei miei compagni di classe, ma raramente ho trovato qualcuno
che ascoltasse ció che avevo da dire. Forse per questo, sin dall’inizio della mia avventura lavorativa ho
sentito la necessità di far parlare i miei studenti, di far raccontare loro, in qualunque modo, ciò che
avevano dentro, ciò che volevano raccontare. Ed è stato bellissimo.
A metà ottobre dell’anno scorso, in due scuole in cui lavoro sono arrivati due fratelli, una bambina di
10 anni e un ragazzino di 13, fuggiti da un paese sconvolto dalle vicissitudini degli ultimi anni: l’Iraq.
Prima di giungere in Italia, sono stati per un certo periodo in Inghilterra e poi in un campo vicino
Roma. Le loro conoscenze della lingua italiana erano molto limitate, ma da subito, pur non sapendo nè
leggere, né scrivere nella nostra lingua hanno sentito il bisogno di parlare, di raccontare la loro storia
e quello che avevano vissuto prima, durante e dopo la loro fuga.
All’inizio i racconti erano incomprensibili. Abbiamo lavorato molto per riempire il vuoto lessicale che
li affliggeva, per dare forma a quelle frasi troppo spesso troncate in malo modo e a quella sofferenza
dovuta alla mancata conoscenza della lingua italiana. Con l’andare del tempo e la pazienza di compagni
di classe e insegnanti, siamo riusciti a dare più chiarezza alle frasi pronunciate, cogliendo, non
senza sorridere, la bellezza di tutti i neologismi da loro creati e riutilizzandoli a volte per rendere più
simpatici i nostri racconti. Per non dimenticare che il “fazzoletto” un tempo è stato il “puzzoletto”, dal
momento che, usato, era sporco e forse anche puzzava; o che “l’estate“, diventava la “secondavera”,
visto che seguiva la primavera.
Non accettare questo equivale a non accettare l’altro, che sta facendo uno sforzo immane per ricordarsi
tutto ciò che cerchiamo di insegnargli. E allora ben venga il racconto libero, senza regole da seguire,
perché crea un legame indissolubile sia con le persone che ascoltano, che con la lingua che matura
dentro di loro.
Bericht über meine Deutschkurse im Schuljahr 2008/2009
Maggi Terzi
Mein Unterricht Deutsch als Zweitsprache an der Landesberufschule (LBS) Industrie und Handwerk und
an der Graphik Gutenberg in Bozen startete im September 2008 mit 3 verschiedenen Modulen.
Ziel des Projektes war es, die Jugendlichen mit Migrationshintergrund zu motivieren, ihre Deutsch-
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