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Allergie e reazioni avverse in Odontostomatologia - Associazione ...

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CAPITOLO 1 REAZIONI ALLERGICHE AD ANTIBIOTICI, ANTINFIAMMATORI, ANESTETICI LOCALI<br />

responsabili di un elevato numero di <strong>reazioni</strong> allergiche. Le manifestazioni anafilattiche sono rare,<br />

molto più comuni risultano, <strong>in</strong>vece, le <strong>reazioni</strong> cutanee, quali orticaria e angioedema. Le cross-reattività<br />

tra farmaci appartenenti a questa famiglia sono frequenti e, pertanto, non possono essere<br />

assunti da pazienti con riferita storia di allergia a uno di essi. È stato, <strong>in</strong>oltre, dimostrato che più del<br />

20% dei soggetti con allergia alle b-lattam<strong>in</strong>e può avere <strong>reazioni</strong> con il Bactrim ® . Per tale motivo il<br />

Bactrim ® non è <strong>in</strong>dicato nei soggetti allergici agli antibiotici b-lattamici.<br />

Ant<strong>in</strong>fiammatori non steroidei<br />

I farmaci ant<strong>in</strong>fiammatori non steroidei (FANS, vedi FIG. 1.4) rappresentano la categoria di medic<strong>in</strong>ali<br />

maggiormente prescritta al mondo. Il crescente numero di <strong>reazioni</strong> allergiche che si registra nei<br />

confronti di questa categoria di farmaci è sostanzialmente imputabile al loro diffuso e abituale consumo.<br />

Ciò è favorito dal fatto che alcuni di essi, per esempio l’acido acetilsalicilico (ASA), il paracetamolo<br />

e l’ibuprofene, sono ormai considerati farmaci per automedicazione, senza l’obbligo della<br />

ricetta medica.<br />

I s<strong>in</strong>tomi cl<strong>in</strong>ici delle <strong>reazioni</strong> possono manifestarsi sia con episodi isolati sia con s<strong>in</strong>tomi cronici<br />

che si riacutizzano all’assunzione di altri FANS. Per esempio, il 30% dei soggetti con orticaria cronica<br />

manifesta una riacutizzazione della s<strong>in</strong>tomatologia a seguito dell’assunzione di un FANS che, se<br />

assunto dal paziente quando as<strong>in</strong>tomatico, può essere perfettamente tollerato. L’ASA, <strong>in</strong>oltre, è <strong>in</strong><br />

grado di suscitare attacchi broncocostrittivi <strong>in</strong> circa il 20% dei soggetti asmatici. Il quadro più completo<br />

e tipico dell’allergia da acido acetilsalicilico è l’ASA triad. È caratterizzata dalla progressione<br />

cronologica della patologia che <strong>in</strong>izia come r<strong>in</strong>ite e si complica con poliposi nasale, asma e <strong>reazioni</strong><br />

da ipersensibilità non allergica dopo assunzione di ASA.<br />

La maggior parte delle <strong>reazioni</strong> presenta, tuttavia, una patogenesi non immunologica. I FANS<br />

condividono, <strong>in</strong>fatti, l’effetto farmacologico dell’<strong>in</strong>ibizione della ciclossigenasi. Tale effetto è essenziale<br />

per la loro efficacia come ant<strong>in</strong>fiammatori e analgesici, ma da questa azione scaturiscono alcune<br />

<strong>reazioni</strong> <strong>avverse</strong>. L’ipotesi più conv<strong>in</strong>cente è quella di uno squilibrio del metabolismo dell’acido<br />

arachidonico, provocato dall’<strong>in</strong>ibizione delle ciclossigenasi, che devierebbe il metabolismo verso la<br />

lipossigenasi e, qu<strong>in</strong>di, verso un accumulo di leucotrieni <strong>in</strong>fiammatori.<br />

Anestetici locali<br />

Gli anestetici locali utilizzati nella pratica cl<strong>in</strong>ica sono dei composti azotati che possono essere suddivisi<br />

<strong>in</strong> due gruppi (TAB. 1.3), secondo le rispettive caratteristiche chimiche. Al primo gruppo appartengono<br />

gli esteri dell’acido benzoico e dell’acido param<strong>in</strong>obenzoico, di uso limitato, almeno <strong>in</strong> forma<br />

<strong>in</strong>iettabile; al secondo i non esteri, tra cui le amidi dell’acido benzoico e altre sostanze di più recente<br />

e vasto impiego cl<strong>in</strong>ico. Gli anestetici locali bloccano la generazione dei potenziali d’azione e la conduzione<br />

dell’impulso nervoso dolorifico, agendo primariamente a livello della membrana cellulare ove<br />

<strong>in</strong>tervengono riducendo o prevenendo l’aumento della permeabilità al sodio, che normalmente è prodotto<br />

dalla depolarizzazione della membrana. Nella pratica cl<strong>in</strong>ica l’uso degli anestetici locali ha registrato<br />

un costante e cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong>cremento, soprattutto per l’<strong>in</strong>troduzione delle moderne tecniche m<strong>in</strong>i<strong>in</strong>vasive<br />

e per la crescente diffusione della pratica odontoiatrica, che ha visto migliorare le possibilità<br />

terapeutiche grazie all’utilizzo di questi farmaci. Le <strong>reazioni</strong> allergiche sono considerate di rara evenienza<br />

e rappresentano circa lo 0,6-1% di tutte le <strong>reazioni</strong> <strong>avverse</strong> agli anestetici locali (Cap. 7).<br />

Analogamente alle <strong>reazioni</strong> allergiche agli altri farmaci, anche le <strong>reazioni</strong> allergiche agli anestetici<br />

locali sono <strong>reazioni</strong> immunologiche (o da ipersensibilità allergica).<br />

Possono essere classificate, secondo i quattro meccanismi eziopatologici di Gell e Coombs, <strong>in</strong> <strong>reazioni</strong><br />

di tipo I o IgE-mediate, <strong>reazioni</strong> di tipo II o citolitiche o citotossiche, <strong>reazioni</strong> di tipo III o mediate<br />

da immunocomplessi, <strong>reazioni</strong> di tipo IV o cellulo-mediate (vedi TAB. 1.1).<br />

Le preparazioni commerciali di anestetici locali contengono, oltre al pr<strong>in</strong>cipio attivo dotato di proprietà<br />

anestetiche, altre sostanze che, a loro volta, possono essere responsabili di <strong>reazioni</strong> allergiche<br />

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