Massimo Tommolillo - Words on line
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Ancora addii<br />
Il tempo è ormai arrivato Oleg, siam<strong>on</strong>e grati alla divinità che ha scritto il passato, il presente e il futuro;<br />
a primavera n<strong>on</strong> abband<strong>on</strong>erò più le acque del lago, per posarmi su un ramo né attirerò c<strong>on</strong> il mio canto i<br />
viandanti, perché n<strong>on</strong> ci saranno per me altre primavere.<br />
Lo so che in qualche modo la mia voce ti arriva, e dunque perd<strong>on</strong>ami se essa è così debole, ma la nostra<br />
forza era un tutt’uno amore mio, e quella vitalità che sta abband<strong>on</strong>ando te, sta parimenti fuggendo via da<br />
me.<br />
Dunque, n<strong>on</strong> ci saranno più d<strong>on</strong>i che mi invoglino a danzare nei campi per far crescere il grano più<br />
rigoglioso, né vedrò un’altra domenica delle rose, poiché una nera cortina di nebbia sta all<strong>on</strong>tanando il mio<br />
lago da me.<br />
Il mio lago… Se ripenso alla mia vita, è sempre l’acqua il segno che la domina tutta, dall’inizio alla fine,<br />
forse perché l’acqua e la vita s<strong>on</strong>o inscindibili, vero Oleg? Attendiamo la nascita immersi nell’acqua e per<br />
tutta la vita da essa siamo attratti.<br />
Pensa piccolo mio, il mare e i grandi corsi d’acqua unisc<strong>on</strong>o le genti e n<strong>on</strong> è già questo un modo per dare<br />
vita? Le grandi civiltà s<strong>on</strong>o tutte nate sull’acqua; dalle acque della Madre Terra è generato il clima e le<br />
piogge, dall’acqua traiamo nutrimento e ristoro. Quanto è più accogliente l’acqua, rispetto all’ostile roccia<br />
delle m<strong>on</strong>tagne.<br />
Capisci perché io rivedo l’esistenza come un grande fiume?<br />
Un grande corso d’acqua lento, che nel suo andare trascina detriti e ricordi; il loro accumulo genera<br />
anse e volute e ne devia il tragitto, c<strong>on</strong>torcendolo in spire sinuose.<br />
Ogni decisi<strong>on</strong>e, piccola o grande che sia stata, mia o degli Dei Immortali, ha determinato un curvarsi del<br />
mio fiume, l’acqua ha scavato un nuovo alveo, una nuova direzi<strong>on</strong>e; snodi e intrecci che mi hanno portato<br />
qui, ora.<br />
Ma mi piace credere che per ciascuno di quelle intersezi<strong>on</strong>i, n<strong>on</strong> ci fosse una sola direzi<strong>on</strong>e da prendere<br />
bensì dozzine di altre, che comunque in qualche modo s<strong>on</strong>o state tracciate; sicché, se mi libro in alto, posso<br />
esaminarne il disegno generale, composto da ciò che è stato e da ciò che poteva essere, e invece n<strong>on</strong><br />
accadde.<br />
Nel mio volo di ritorno riesco a scorgere un delta complesso, quasi un intricato sistema di arterie e vene,<br />
risalendo il quale potrei ritornare indietro e ancora indietro, fino al ventre di mia madre.<br />
In questo regresso però, vorrei anche solo guardare quegli sviluppi diversi, esplorare quelle altre anse<br />
perché, mi piace sperarlo, per ognuno di quei nodi che ho lasciato alle mie spalle, in altri m<strong>on</strong>di o<br />
dimensi<strong>on</strong>i, altre me hanno fatto altre scelte, determinando altri disegni e vivendo un’altra vita.<br />
Una vita certamente più felice della mia.<br />
Uno di questi nodi della mia vita passata, uno di quelli che comunque ripercorrerei senza nulla cambiare,<br />
è sicuramente rappresentato da quella notte di fulmini nella quale ti rifugiasti nel mio letto, piccolo Oleg.<br />
Ricordi come eri spaventato dai br<strong>on</strong>tolii del Dio del tu<strong>on</strong>o?<br />
Da pochi mesi ti avevo aperto la porta della mia capanna; eri appena più di un bambino e portavi sul<br />
volto la solitudine che mi ti rese subito vicino, oltre all’angoscia della colpa.<br />
Ma avevi bisogno di me, e io avevo bisogno di qualcuno che avesse bisogno di me; che fossi un assassino<br />
di padre, poco significava per me che il padre n<strong>on</strong> l’avevo mai c<strong>on</strong>osciuto.<br />
Quella notte, mentre i fulmini si schiantavano tutt’intorno, scivolasti nel mio letto come un s<strong>on</strong>nambulo,<br />
forse sognando la madre che ti aveva rinnegato. Io ti riscaldai tenendoti accanto al seno, e placai i tuoi<br />
tremiti di paura, c<strong>on</strong> carezze che avrebbero potuto essere quella di una madre, ma quale esperienza avevo io<br />
in tal senso?<br />
Ecco perché n<strong>on</strong> fui stupita nel sentire c<strong>on</strong>tro di me la tua piccola erezi<strong>on</strong>e.<br />
Probabilmente n<strong>on</strong> hai mai saputo che ti accolsi dentro di me, avrai creduto forse di sognare, e spero sia<br />
stato un sogno dolcissimo come lo fu per me; avevi tredici anni Oleg e in un’unica breve notte, fosti per me<br />
unico figlio, amante e padre.<br />
Adesso il lago è diventato nero come la notte che ci attende; ci accoglierà un inverno eterno amore mio,<br />
senza la remissi<strong>on</strong>e di alcuna primavera, ma n<strong>on</strong> aver paura; Yelizaveta ti sarà sempre accanto.<br />
Dammi la mano, è ora di andare.<br />
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