Massimo Tommolillo - Words on line
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meglio era stata, una giovane imprenditrice di successo. A suo dire c’era stato un momento perfetto nella sua<br />
esistenza, tanto che la sua espressi<strong>on</strong>e per definirlo aveva molto stupito Lorenzo:<br />
«Avrei dovuto morire in quel momento dottore, perché la vita mi aveva già dato tutto; dopo n<strong>on</strong> poteva<br />
che andare peggio… Anche se n<strong>on</strong> immaginavo tanto peggio.»<br />
Infatti era bastato che la figlia si innamorasse di un extra comunitario e se ne andasse via di casa, perché in<br />
un solo colpo crollasse tutta la sua fragile costruzi<strong>on</strong>e, l’idea di una vita altolocata.<br />
Sentendosi improvvisamente inutile, Lucia aveva ceduto l’azienda e c<strong>on</strong> essa, tutti i suoi già sbiaditi<br />
desideri, pur senza aver messo in discussi<strong>on</strong>e minimamente, il suo recente stile di vita.<br />
«Cosa me ne sarei fatta, c<strong>on</strong> mia figlia che dice che si acc<strong>on</strong>tenterà di fare la parrucchiera e di mettere al<br />
m<strong>on</strong>do tre o quattro bastardini caffellatte? Mi capisca, n<strong>on</strong> è che sia razzista, ma mi aspettavo dell’altro per<br />
lei.»<br />
«Lucia lo sai che qui n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>o in discussi<strong>on</strong>e i tuoi valori morali. N<strong>on</strong> è necessario che ti giustifichi.»<br />
Forse le ultime parole, Lorenzo le aveva scandite c<strong>on</strong> troppa forza, ma n<strong>on</strong> poteva dirle che sì invece: lei<br />
era proprio una razzista.<br />
E ora Lucia stava provando a ricostruire sia la sua capacità di avere desideri, sia il rapporto c<strong>on</strong> la figlia.<br />
Era un momento delicato ed entrambi ne erano c<strong>on</strong>sapevoli.<br />
La d<strong>on</strong>na era seduta nel piccolo salottino che faceva da anticamera al suo studio, giacché lui n<strong>on</strong><br />
permetteva ai pazienti di entrare in sua assenza; sfogliava un vecchio giornale illustrato senza neanche<br />
vederne le pagine.<br />
Quando lo vide gli mandò un sorriso forzoso mentre si alzava goffamente, c<strong>on</strong> i movimenti resi<br />
difficoltosi da una bu<strong>on</strong>a dozzina di chili di troppo. C’era stata della bellezza in quella d<strong>on</strong>na, e ora ne<br />
restava un residuo simulacro nei bellissimi capelli del colore dell’oro vecchio.<br />
Lorenzo si disse che doveva c<strong>on</strong>venire c<strong>on</strong> lei un piccolo compito materiale: iniziare ad avere più cura del<br />
suo aspetto esteriore. A volte piccoli successi bastavano a scalfire il muro compatto del pessimismo e<br />
dell’autocommiserazi<strong>on</strong>e.<br />
«Vieni Lucia, accomodati dove preferisci. Come va oggi?»<br />
Il sorriso a denti stretti rimase appiccicato alla faccia della d<strong>on</strong>na come una maschera, mentre lei senza<br />
risp<strong>on</strong>dere, andava a prendere posto sul lettino.<br />
«È un po’ di giorni che n<strong>on</strong> va, n<strong>on</strong> va proprio… Faccio solo cose che peggiorano la situazi<strong>on</strong>e; n<strong>on</strong> so<br />
perché…»<br />
Lorenzo la lasciò riflettere; in quegli sforzi di tradurre i pensieri in parole, c’era molto del lavoro del<br />
paziente in psicoterapia, era come se egli, costretto dal doverli spiegare a un’altro, riuscisse a chiarire per<br />
primo a se stesso, c<strong>on</strong>cetti, sensazi<strong>on</strong>i, sentimenti sui quali mai aveva pensato di interrogarsi.<br />
Lucia però n<strong>on</strong> aveva alcuna intenzi<strong>on</strong>e di proseguire, il sorriso era stato soppiantato da un’espressi<strong>on</strong>e<br />
abulica.<br />
«Spiegami meglio cosa intendi, quando dici che fai solo cose che peggiorano la situazi<strong>on</strong>e; hai fatto<br />
qualcosa del genere in questi giorni?»<br />
«Io n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>o molto intelligente sa; n<strong>on</strong> nei rapporti c<strong>on</strong> la gente intendo. Nei rapporti di lavoro, beh in<br />
quelli me la cavo bene, ma quelli n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>o dei veri e propri rapporti umani, perché n<strong>on</strong> devi metterci molto,<br />
n<strong>on</strong> so se mi s<strong>on</strong>o fatta capire però…»<br />
«Intendi che tu n<strong>on</strong> hai mai fatto grossi investimenti emotivi in quei rapporti, giusto?»<br />
«Sì, intendo più o meno questo.»<br />
«In quali allora, ti ritieni poco intelligente?»<br />
«In quelli che c<strong>on</strong>tano, forse inc<strong>on</strong>tro sempre la gente sbagliata, ma n<strong>on</strong> poss<strong>on</strong>o essere tutti sbagliati le<br />
pare? È una questi<strong>on</strong>e statistica, devo per forza essere io quella sbagliata… Ho fatto un disastro, un vero e<br />
proprio disastro.»<br />
Le ultime parole erano state come una brusca accelerazi<strong>on</strong>e che aveva scosso Lorenzo, ma anche Lucia<br />
stessa ora pareva rendersi c<strong>on</strong>to che doveva in qualche modo spiegare e quindi rivivere, qualcosa che avrebbe<br />
preferito seppellire.<br />
«Ricorda che eravamo d’accordo; avrei parlato c<strong>on</strong> Ver<strong>on</strong>ica, le avrei parlato da madre a figlia, le avrei<br />
detto della mia paura di perderla, le avrei detto tutto, si ricorda dottore?»<br />
«Certo, era il tuo compito più importante; avevi perfino scritto i punti importanti che volevi discutere<br />
c<strong>on</strong> lei, come potrei dimenticare una cosa del genere? Anzi speravo che me ne avresti parlato.»<br />
Il t<strong>on</strong>o di Lorenzo era stato sereno, quasi salottiero, ma lui temeva di aver capito come e quando era<br />
capitato il disastro.<br />
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