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Massimo Tommolillo - Words on line

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Il locale nel quale si trova è tutto di marmo bianco, e una luce opaca arriva da un basso finestrino<br />

all’altezza del soffitto; in alto c’è una trave di legno dalla quale pende una corda, che sta oscillando<br />

lievemente. Lorenzo nota che fuori cade una fitta nevicata che sta accumulando croste di ghiaccio sul piccolo<br />

lucernario, rendendo la luce sempre più incerta.<br />

Nel breve istante che ha volto lo sguardo alla piccola finestra, sul catafalco al centro della stanza è<br />

comparsa una lunga cassa di legno grezzo. La cassa è scoperchiata e dentro giace un corpo, il cui volto n<strong>on</strong> è<br />

però visibile a causa della poca luce; il coperchio della cassa è appoggiato alla parete di marmo, poco<br />

distante, e lungo il suo bordo s<strong>on</strong>o già stati piantati per metà dei lunghi chiodi neri.<br />

C’è qualcosa di minaccioso e definitivo in quel coperchio, che sembra stare lì in attesa.<br />

Lorenzo, volgendo il capo per impedirsi di ric<strong>on</strong>oscere il volto nella cassa, afferra il coperchio e ve lo<br />

poggia sopra, ma n<strong>on</strong> ha nulla per far penetrare i chiodi e chiudere così, definitivamente la cassa.<br />

Si guarda intorno sempre più terrorizzato, perché dall’interno del feretro si sent<strong>on</strong>o piccoli t<strong>on</strong>fi attutiti<br />

come se qualcosa tentasse di uscire, ma n<strong>on</strong> c’è nulla che possa aiutarlo. La stanza di marmo bianco è<br />

completamente nuda, ma il panico che sta addentandolo gli dice che deve sigillare quella bara, subito.<br />

Deve farlo prima che ciò che giace lì dentro trovi la forza di uscire, e protenda verso di lui le sue dita<br />

gelide.<br />

Allora decide di usare le mani e c<strong>on</strong> i pugni serrati cerca di c<strong>on</strong>ficcare i chiodi nel legno; colpisce c<strong>on</strong><br />

forza ignorando il dolore, ma è tutto inutile. Per ogni chiodo che si pianta nella cassa, ve ne s<strong>on</strong>o dozzine di<br />

altri che sporg<strong>on</strong>o e lui sta lavorando da troppo tempo ormai, per n<strong>on</strong> capire che qualcosa li fa subito<br />

fuoriuscire, rendendo vana la sua fatica.<br />

Le sue mani s<strong>on</strong>o piene di lacerazi<strong>on</strong>i e il sangue gli sgocciola dai palmi lungo le dita, penetrando tra le<br />

grezze tavole della cassa; quasi che il corpo nella bara acquisisca energia dal suo sangue che filtra tra le assi,<br />

all’interno lo scalpiccio c<strong>on</strong>tinua sempre più frenetico.<br />

Lorenzo è sc<strong>on</strong>fortato, decide di rinunciare e si lascia cadere sul freddo pavimento, dove si accuccia<br />

tremante, nasc<strong>on</strong>dendo la testa tra le braccia.<br />

Alle sue spalle sente il t<strong>on</strong>fo del coperchio che piomba giù, e capisce che il corpo che riposava nella cassa<br />

sta uscendo dal suo rifugio. Tra qualche istante sarà accanto a lui, a lui che ha tanto freddo e tanta paura da<br />

n<strong>on</strong> riuscire più a muoversi, ma ormai n<strong>on</strong> gli importa più.<br />

Ora la presenza gli è vicinissima e lui, pur c<strong>on</strong> gli occhi chiusi riesce a vederla: è Tommy, n<strong>on</strong> può che<br />

essere lui, ma il viso n<strong>on</strong> è g<strong>on</strong>fio come quella volta che c’era tutta quella neve, quando lui lo aveva calato<br />

dalla trave della vecchia casa.<br />

Gli sembra di rivedere le impr<strong>on</strong>te che le scarpe sporche di fango e neve, avevano lasciato sul pavimento<br />

polveroso. Lì, sotto alla trave, dove per qualche istante aveva girato incredulo e indeciso intorno al corpo<br />

sospeso, le orme avevano disegnato una specie di margherita dai luridi petali.<br />

Repentino, sente il braccio di Tommy attorno alle sue spalle, ma n<strong>on</strong> c’è alcuna minaccia in quel c<strong>on</strong>tatto,<br />

e la voce dell’amico che gli mormora all’orecchio:<br />

«Hai capito perché n<strong>on</strong> riesci a sfuggire al gelo?»<br />

Le parole proveng<strong>on</strong>o da lui, anche se la voce sembra l<strong>on</strong>tana ed estranea.<br />

«Perché lei viene da me, n<strong>on</strong> è vero?»<br />

Allora Tommy comincia a parlargli; parla a bassa voce, come loro due facevano nelle interminabili<br />

discussi<strong>on</strong>i serali quando in macchina, prima di salutarsi, potevano stare per ore a disquisire di grandi<br />

questi<strong>on</strong>i esistenziali, o solo di musica rock, per decidere se Jimmy Hendrix era un grande chitarrista o solo<br />

uno che faceva una gran scena.<br />

Dividevano uno spinello e ascoltavano roba dura, tipo Foxy Lady, Tommy diceva che quella musica<br />

potenziava gli effetti del fumo; ma allora n<strong>on</strong> c’era stato ancora l’inc<strong>on</strong>tro c<strong>on</strong> la bianca nemica.<br />

L’angusto abitacolo della Mini si saturava di fumo dolciastro poi, nel bel mezzo della discussi<strong>on</strong>e, uno dei<br />

due finiva sempre per chiedere: «Ma perché parliamo a bassa voce? Siamo solo io e te dentro questa cavolo<br />

di macchina?»; questo li faceva ridere, e spezzava l’atmosfera felpata che si era creata. D’altr<strong>on</strong>de n<strong>on</strong><br />

importava che si arrivasse a una c<strong>on</strong>clusi<strong>on</strong>e, tanto ci sarebbero state altre sere, altre questi<strong>on</strong>i esistenziali,<br />

altri cantanti, altri spinelli.<br />

Ma Tommy era uno di quelli in perenne e insoddisfatta esplorazi<strong>on</strong>e dei propri c<strong>on</strong>fini. Doveva lanciare il<br />

sasso sempre un po’ più in là lui, e quando era passato all’eroina, Lorenzo lo aveva seguito, come faceva da<br />

quando erano bambini; lo aveva fatto più per n<strong>on</strong> lasciarlo solo in quell’ennesima incursi<strong>on</strong>e, che per un<br />

reale c<strong>on</strong>vincimento.<br />

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