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Massimo Tommolillo - Words on line

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leggenda, Perun era presso la riva del fiume Dnepr, quando sull’altra sp<strong>on</strong>da vide alcune fanciulle che<br />

danzavano e cantavano. Il dio si innamorò di una di loro… Come sarebbe potuto accadere a me, la fanciulla<br />

della quale si invaghì era Ros. Perun cercò di arrivare all’altra sp<strong>on</strong>da, ma il fiume n<strong>on</strong> glielo permise, allora<br />

il dio prese una sua freccia d’oro e la lanciò verso la sp<strong>on</strong>da dove Ros si trovava insieme alle compagne.<br />

La freccia volò come un lampo e si c<strong>on</strong>ficcò in una pietra che iniziò a illuminarsi. Ne scaturì l’immagine<br />

di fuoco di un uomo che, c<strong>on</strong> la sua apparizi<strong>on</strong>e, spaventò n<strong>on</strong> poco la bella Ros dai lunghi capelli.<br />

Allora il potente Perun gridò a Ros: “Chiama Svarog ed egli, che sa cosa fare, ti aiuterà,” e Svarog venne<br />

e aiutò la fanciulla a creare un uomo dalla pietra; quell’uomo era Dazhdbog.<br />

Egli divenne potente ma n<strong>on</strong> vide mai suo padre. Quando crebbe studiò libri, l’antica saggezza e l’arte<br />

della battaglia. La sua fama si stava diff<strong>on</strong>dendo per la terra, fino a quando…»<br />

«Yelizaveta, ora no ti prego… Queste storie ora n<strong>on</strong> mi interessano.»<br />

«Da bambino ti addormentavi al calore del mio corpo e c<strong>on</strong> il su<strong>on</strong>o della mia voce, quella voce che ti<br />

narrava le antiche leggende. Ricordi?»<br />

«Dimmi perché io, è solo questo che adesso voglio sapere… Ne saranno passati di uomini accanto a<br />

quella riva. Perché proprio io?»<br />

Ci fu un lungo silenzio in quel luogo che n<strong>on</strong> era un luogo, perché lì n<strong>on</strong> c’era lo spazio, e Stefano n<strong>on</strong><br />

avrebbe saputo dire quanto lungo era stato quel silenzio, poiché neanche il tempo sembrava esserci.<br />

Qualcosa di simile a un orologio, da qualche parte scandiva c<strong>on</strong> pulsazi<strong>on</strong>i sorde, il passaggio del suo<br />

tempo. Evidentemente quella dimensi<strong>on</strong>e n<strong>on</strong> era ancora riuscito a superarla. O forse, pensò, io s<strong>on</strong>o il mio<br />

spazio, il mio cuore scandisce il mio tempo. Ormai, io s<strong>on</strong>o la dimensi<strong>on</strong>e.<br />

In qualche anfratto sepolto, se solo fosse riuscito ad accedervi, avrebbe potuto ancora pensare i suoi<br />

pensieri, ma la presenza rispose, e in quell’istante percepì la sovrapposizi<strong>on</strong>e che lo annullava e lo trascinava,<br />

come un galleggiante nella corrente.<br />

Sei tu allora Yelizaveta che pensavi i miei pensieri.<br />

«Mi chiedi perché proprio tu. Il tempo, il tempo è stato il mio problema in questi secoli. Perché ho scelto<br />

te? Forse è avvenuto il c<strong>on</strong>trario e tu preferisci n<strong>on</strong> saperlo… Io n<strong>on</strong> potevo entrare in chiunque si<br />

avvicinasse al lago, doveva essere una pers<strong>on</strong>a dotata di un’energia che mi nutrisse, qualcuno che provasse<br />

un bisogno di vendetta n<strong>on</strong> fugace, ma radicato e resistente, come il tuo… Certo s<strong>on</strong>o tanti quelli che<br />

provano il desiderio di vendicarsi, ma s<strong>on</strong>o fuochi fatui che si estingu<strong>on</strong>o troppo in breve, perché la vendetta<br />

è dispendiosa, toglie energia. I più rinunciano dopo essersi beati, per qualche tempo di inutili fantasie… Tu<br />

no, tu n<strong>on</strong> eri come gli altri e io l’ho sentito subito. Ci vogli<strong>on</strong>o anni per generare un sentimento così,<br />

tumultuoso come un torrente delle mie m<strong>on</strong>tagne. Sei ancora certo che sia stata io a scegliere te?»<br />

«E tutto quest’odio da dove ti viene? Per tanto tempo poi. Io ho odiato certo, ma adesso… Adesso mi<br />

sembra tutto così l<strong>on</strong>tano. Tu invece…»<br />

«Quando io interruppi… No, n<strong>on</strong> fui io, quando loro interruppero la mia vita, io c<strong>on</strong>gelai il tempo e c<strong>on</strong><br />

esso i miei sentimenti. Nulla è cambiato, proprio nulla in f<strong>on</strong>do a quel lago.»<br />

«E ora? Cosa farai ora, anzi cosa faremo?»<br />

«Ora saremo due piccoli umpir, vampiri, perché anche noi siamo dei n<strong>on</strong> morti che cercheranno di<br />

trascinare gli altri nella loro c<strong>on</strong>dizi<strong>on</strong>e. Anche noi n<strong>on</strong> siamo passati attraverso l’altro lato e possiamo fare<br />

proseliti amore mio, anzi dobbiamo, ma n<strong>on</strong> come i vampiri che terrorizzavano gli antichi abitanti delle mie<br />

foreste. Noi n<strong>on</strong> succhieremo sangue, n<strong>on</strong> diff<strong>on</strong>deremo malattie ma, attraverso i sogni, saremo vampiri<br />

dell’anima che si curano di n<strong>on</strong> uccidere mai la loro vittima.»<br />

«E come li indurrai a venire da te?»<br />

«Saremo noi a entrare in loro, attraverso la porta delle loro paure, dei vecchi rimorsi, delle colpe sepolte in<br />

f<strong>on</strong>do alla loro anima. N<strong>on</strong> ci saranno annegamenti di corpi ma di menti, solo torbide depressi<strong>on</strong>i e<br />

annichilimenti che affogano il desiderio di vivere.»<br />

«Sei sicura di riuscirci?»<br />

«L’ho già fatto.»<br />

«L’hai già fatto? La d<strong>on</strong>na della spiaggia… Il grosso cane sporco e quell’altra, quella della partita a<br />

scacchi. Credevo fossero miei sogni. Ebbene sei ancora una maga. E ora che lo sai cosa hai ottenuto?»<br />

«Angoscia e malinc<strong>on</strong>ia saranno i miei incantesimi; ritornerò ai miei riti e alla mia magia, a quei d<strong>on</strong>i<br />

luminosi e terribili che il Dio mi diede e, finalmente, c<strong>on</strong>tinuerò a vivere.»<br />

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