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Massimo Tommolillo - Words on line

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combattimento?»<br />

La creatura è accanto a lui, si sente avvolto dal calore del corpo di lei, percepisce la pressi<strong>on</strong>e del seno<br />

sul suo braccio destro; lui vorrebbe avvicinarsi ancora di più ma è immobilizzato.<br />

«Lo sai che io potrei essere diversa per te, insieme pensa a quante anime avremo sotto il nostro<br />

c<strong>on</strong>trollo… Potrai f<strong>on</strong>derti nel mio corpo e io nel tuo per amarci ogni notte, potrai farti avvolgere dai miei<br />

veli e sentire i miei capelli d’oro che strappano brividi alla tua pelle, vivere per sempre, in un s<strong>on</strong>no più<br />

vitale di qualunque veglia, senza più sogni né paure, perché saremo insieme io e te, a generare gli uni e le<br />

altre.»<br />

Le parole n<strong>on</strong> sembrano uscire da lui, ma è la sua voce che le esprime.<br />

«Dimmi, cosa vuoi da me?»<br />

«Il mio destino mi obbliga ad aiutare, nel suicidio, le d<strong>on</strong>ne che scelg<strong>on</strong>o di c<strong>on</strong>cludere la loro vita<br />

mortale nelle acque del mio lago; ma n<strong>on</strong> ho più né un lago, né un corpo che mi ospiti. Ho scoperto che nel<br />

tuo m<strong>on</strong>do ci s<strong>on</strong>o pers<strong>on</strong>e che, n<strong>on</strong> avendo il coraggio di annegare il loro corpo fisico, s<strong>on</strong>o però in grado<br />

di provvedere al suicidio della loro anima. N<strong>on</strong> sarà difficile aiutarle se tu le avvicinerai a me, Lorenzo…<br />

Io n<strong>on</strong> dovrò fare altro che assisterle nell’intento, mostrando loro quelle debolezze dalle quali n<strong>on</strong><br />

vogli<strong>on</strong>o guarire… Ma come i pallidi umpir, anche io ho bisogno che tu mi voglia accogliere nella casa<br />

della tua mente, solo così potrò proseguire nella missi<strong>on</strong>e che il dio volle affidarmi. Ma io lo so che tu mi<br />

vuoi Lorenzo; mi hai aspettato per tanto tempo e io lo so cosa vuol dire un’attesa tanto straziante.»<br />

Ora la d<strong>on</strong>na è incombente su di lui, che è steso tra le radici di un grande albero in una malinc<strong>on</strong>ica<br />

z<strong>on</strong>a di paludi. I capelli d’oro della creatura cad<strong>on</strong>o verticalmente fino al suo viso, costituendo una<br />

barriera che gli toglie la luce e il respiro.<br />

L’alito di lei sa di fango e acqua stagnante. Lorenzo vorrebbe inspirare violentemente per prendere<br />

fiato e urlare e urlare ancora, ma troppo forte è il peso che grava sul suo petto e n<strong>on</strong> c’è aria a sufficienza<br />

per i suoi polm<strong>on</strong>i. Lui spalanca ancora di più la bocca e inarca la schiena per liberarsi di quel peso, ma la<br />

creatura implacabile, lo domina ridendo grottescamente.<br />

La tazza ricolma di liquido bollente emetteva un delicato filo di fumo; come sempre quando sentiva il<br />

profumo della camomilla, Lorenzo si lasciò trascinare dai ricordi dell’infanzia. N<strong>on</strong> c’era malanno, serio e<br />

no, per il quale sua madre n<strong>on</strong> ritenesse che una bu<strong>on</strong>a tazza di camomilla, n<strong>on</strong> desse risultati miracolosi.<br />

A distanza di tanti anni, il solo odore generava immagini di molli giornate trascorse a smaltire febbr<strong>on</strong>i<br />

nel letto materno, brodo di pollo e manzo c<strong>on</strong> le chiazze dorate che galleggiavano in superficie, agrumi<br />

che ti lasciavano le dita profumate e una frase:<br />

«Queste febbri ti serv<strong>on</strong>o per crescere.»<br />

N<strong>on</strong> aveva mai capito perché una febbre potesse far crescere, e ancora oggi n<strong>on</strong> credeva a quella<br />

vecchia storia, ma più d’una volta aveva rimpianto quella sensazi<strong>on</strong>e di cura e protezi<strong>on</strong>e, legata alle<br />

malattie. Avrebbe voluto essere malato in quel momento, e n<strong>on</strong> era detto che in un certo qual modo, n<strong>on</strong><br />

lo fosse.<br />

Nella cucina illuminata dalla cruda luce al ne<strong>on</strong>, Emma lo fissava preoccupata, i capelli arruffati e il<br />

viso un po’ g<strong>on</strong>fio di chi è stato svegliato nel cuore della notte; erano seduti al tavolo della prima<br />

colazi<strong>on</strong>e, l’uno di fr<strong>on</strong>te all’altra.<br />

Lui le aveva racc<strong>on</strong>tato del lungo colloquio avuto c<strong>on</strong> Linda. Le aveva detto della sc<strong>on</strong>volgente lettura<br />

del diario, e poi del sogno, o almeno di quanto riusciva a ricordarne, fino al momento in cui la creatura si<br />

era piegata su di lui, c<strong>on</strong> quel sorriso così simile a un ghigno animalesco; era allora che aveva urlato<br />

liberandosi finalmente di quell’incubo, o forse era stata Emma stessa a svegliarlo.<br />

In quel momento, mentre lui si sentiva immobilizzato e indifeso, la d<strong>on</strong>na aveva assunto di nuovo il<br />

volto di Tommy, proprio quello che Lorenzo si era trovato a pochi centimetri dal viso, quando era salito<br />

su una sedia per tirarlo giù, e nel mentre lo faceva, pensava che forse la sedia sulla quale lui era salito, era<br />

la stessa che l’amico aveva usato e poi scalciato via, c<strong>on</strong> un ultimo slancio, per impiccarsi.<br />

Marinella piangeva e urlava, letteralmente imprecava, accusandolo in pratica di essere un assassino.<br />

Lui n<strong>on</strong> riusciva a calmarla né a farsi aiutare e, n<strong>on</strong>ostante il freddo intenso della casa, sudava<br />

copiosamente, mentre cercava di calare delicatamente il corpo sul pavimento polveroso. N<strong>on</strong> avrebbe mai<br />

detto che Tommy fosse tanto pesante.<br />

Aveva provato a richiamare alla memoria il suo esame di medicina legale; cosa aveva provato l’amico<br />

in quegli istanti? Era molto dolorosa quella fine? Credeva di ricordare che a volte occorressero diversi<br />

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