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Massimo Tommolillo - Words on line

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«Quando ero una bambina di sei anni, n<strong>on</strong> avevo ancora cognizi<strong>on</strong>e di me e dei miei poteri, anche se mia<br />

madre mi accennava spesso a un futuro, nel quale avrei scoperto in me capacità per le quali n<strong>on</strong> avrei mai<br />

potuto rispecchiarmi in altri uomini o d<strong>on</strong>ne. Ero c<strong>on</strong>dannata alla diversità; lo intuivo ma ciò n<strong>on</strong> mi pesava<br />

allora.<br />

Mia madre praticava l’arte della guarigi<strong>on</strong>e e della divinazi<strong>on</strong>e, come prima di lei sua madre, ed era molto<br />

rispettata; n<strong>on</strong> solo la gente del villaggio si recava da lei per avere lumi sul futuro, ma da tutta la regi<strong>on</strong>e<br />

arrivava un costante flusso di postulanti.<br />

C’era chi chiedeva c<strong>on</strong> cortesia, chi blandiva c<strong>on</strong> dei d<strong>on</strong>i, chi ancora f<strong>on</strong>dava le sue richieste<br />

sull’arroganza sulla sua posizi<strong>on</strong>e; ma n<strong>on</strong> ricordo mai, che qualcuno lamentasse un resp<strong>on</strong>so n<strong>on</strong><br />

risp<strong>on</strong>dente a ciò che veramente poi accadeva.<br />

N<strong>on</strong>ostante questo suo potere, lei n<strong>on</strong> mi fece mai capire se c<strong>on</strong>osceva il mio destino. Forse n<strong>on</strong> volle, o<br />

forse gli dèi n<strong>on</strong> le permisero di c<strong>on</strong>oscere la triste sorte che mi attendeva, per n<strong>on</strong> sottoporla a una<br />

sofferenza così dura, perché in f<strong>on</strong>do c’è un limite, anche a quella n<strong>on</strong>curanza c<strong>on</strong> la quale le divinità<br />

giocano c<strong>on</strong> noi e ci mett<strong>on</strong>o alla prova.<br />

Devo dire che questo periodo di n<strong>on</strong> perfetta coscienza di me, fu l’unico veramente felice della mia vita. A<br />

volte avevo dei sospetti, strane percezi<strong>on</strong>i. Una pers<strong>on</strong>a mi toccava per una carezza o io toccavo lei e,<br />

immediatamente, sapevo quanto ancora sarebbe vissuta, c<strong>on</strong>oscevo i suoi malanni, quelli del corpo come<br />

quelli della mente, e vedevo la sua storia.<br />

Per quanto fossi ancora solo una bambina, capivo che dovevo tacere. Solo mia madre intuiva; d’altr<strong>on</strong>de<br />

neanche io sapevo a cosa attribuire le immagine che mi nascevano nella mente.<br />

Dopo la tempesta fu tutto diverso.<br />

Un giorno, tornando verso casa, un temporale di violenza inaudita mi sorprese nel bosco; quando Perun e<br />

Dazhdbog si sc<strong>on</strong>trar<strong>on</strong>o senza sapere, l’uno di essere il padre dell’altro, certamente n<strong>on</strong> crear<strong>on</strong>o un flagello<br />

maggiore di quella volta.<br />

La foresta ululava come un branco di lupi, e gli alberi si muovevano come le <strong>on</strong>de del mare infuriato. Io<br />

mi rifugiai tra le radici di un grande faggio, ma più le saette cadevano intorno a me, più mi rendevo c<strong>on</strong>to che<br />

n<strong>on</strong> avevo paura. Anzi, uno strano senso di eccitazi<strong>on</strong>e aveva sostituito l’iniziale timore.<br />

I fulmini mi danzavano intorno, ma erano amichevoli, sembrava quasi che volessero indicarmi la strada<br />

per uscire dalla foresta, e così fu.<br />

Mia madre n<strong>on</strong> ebbe dubbi: Perun, il dio del fulmine, mi aveva salvato. N<strong>on</strong> avrei potuto fare altro che<br />

dedicargli la mia vita.<br />

Quelle che inizialmente erano solo percezi<strong>on</strong>i imprecise, ora erano diventate certezze; n<strong>on</strong> ebbi bisogno di<br />

spiegazi<strong>on</strong>i da mia madre circa quei poteri che avrei scoperto, poiché la scoperta n<strong>on</strong> fu progressiva ma<br />

immediata e sfolgorante, proprio come uno di quei lampi.<br />

Le saette del Dio n<strong>on</strong> mi avevano indicato solo la strada per uscire dal bosco.<br />

Io vedevo nel passato e nel futuro degli uomini, c<strong>on</strong> piena c<strong>on</strong>sapevolezza del mio potere. Così come voi<br />

mortali potreste guardare un’alba nebbiosa o un campo coperto di neve, c<strong>on</strong>siderandoli come normali oggetti<br />

della vostra vista, così io avevo escluso la dimensi<strong>on</strong>e temporale dalla mia c<strong>on</strong>oscenza.<br />

Sarebbe meglio dire che il tempo si era ridotto per me a un’unica dimensi<strong>on</strong>e; un c<strong>on</strong>tinuo nel quale<br />

potevo vedere senza difficoltà, passato, presente e futuro.<br />

Credimi Oleg, credi solo alle mie parole, se la memoria di quei tempi l<strong>on</strong>tani n<strong>on</strong> è ancora ben chiara in<br />

te, ma ti giuro che per i primi anni di quella mia nuova vita, la mia vita dopo la tempesta come la chiamavo<br />

allora, io ero assolutamente certa che avrei usato quei poteri per fare del bene; soltanto del bene.<br />

Purtoppo n<strong>on</strong> fu così.<br />

Qualche ricordo sta tornando Oleg? Ricordi che n<strong>on</strong> fu così e perché?»<br />

«Io ricordo solo che mi accogliesti; n<strong>on</strong> mi posi domande. Per me era già tanto perché… N<strong>on</strong> ricordo c<strong>on</strong><br />

precisi<strong>on</strong>e, ma n<strong>on</strong> credo che molti altri l’avrebbero fatto.»<br />

«Questo accadde dopo, prima ci fur<strong>on</strong>o altri fatti. A volte, in presenza delle pers<strong>on</strong>e che venivano a<br />

trovare mia madre, cadevo in un deliquio nel quale la mia voce cambiava, il mio viso trasfigurato,<br />

probabilmente inquietava quei poveri c<strong>on</strong>tadini ignoranti.<br />

C<strong>on</strong>oscere il destino delle pers<strong>on</strong>e, ti p<strong>on</strong>e nella posizi<strong>on</strong>e ambigua di essere cercato e aborrito; come si<br />

cerca un pozi<strong>on</strong>e che ti guarirà, ma se ne detesta il sapore amaro.<br />

Mia madre morì che n<strong>on</strong> avevo ancora compiuto i dodici anni e sembrò naturale che ne prendessi il posto;<br />

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