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Massimo Tommolillo - Words on line

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Come guidato da un silenzioso richiamo, il Professore era arrivato alla sua solita panchina, quella<br />

circ<strong>on</strong>data da un piccola macchia di ginepri argentati, e lì si accomodar<strong>on</strong>o. Complice la luce ormai morente<br />

del giorno e il silenzio che li avvolgeva, Lorenzo si era perso nel racc<strong>on</strong>to del vecchio, dimenticando<br />

addirittura la stanchezza che lo avviluppava.<br />

Poteva trattarsi dell’incanto della storia, narratagli come una di quelle favole, che n<strong>on</strong> ricordava aver<br />

ascoltato da bambino, o forse era possibile che volesse solo posporre il momento del ritorno a casa, ma<br />

sentendo correre tra se e l’altro una particolare corrente di intimità, provò a chiedergli ciò che n<strong>on</strong> aveva mai<br />

osato.<br />

«Professore, ogni volta che la ascolto mi dico che lei n<strong>on</strong> dovrebbe essere qui. Come mai ci è finito?<br />

Perché n<strong>on</strong> vuole uscirne? Io posso aiutarla, davvero.»<br />

Il vecchio n<strong>on</strong> parve averlo sentito, immobile a osservare un angolo di cielo che aveva assunto un tenue<br />

color malva, come se vi stesse leggendo qualcosa, proseguì assorto.<br />

«Capisco di n<strong>on</strong> avere titoli per dirle ciò che sto per dire. Ma lo sa? Io a quella teoria del suo dottor Freud<br />

n<strong>on</strong> ho mai creduto, che fosse la d<strong>on</strong>na a patire l’invidia del maschio, e poi perché? Perché soffrirebbe la<br />

mancanza di quella piccola appendice? Suvvia n<strong>on</strong> le sembra ridicolo, che chi ha il potere di generarci, possa<br />

essere invidioso di una tale sciocchezza? Io direi proprio il c<strong>on</strong>trario. Tutte queste leggende serv<strong>on</strong>o solo a<br />

crearci un alibi. Da sempre quest’ambigua creatura ha un potere determinante su di noi, una forza insana che<br />

n<strong>on</strong> possiamo e n<strong>on</strong> potremo c<strong>on</strong>trollare. Ed ecco che giustifichiamo questa incapacità, assimilando a un<br />

mostro, a un’entità n<strong>on</strong> umana e quindi inc<strong>on</strong>trollabile. La nostra migliore nemica.»<br />

Il vecchio sorrise, compiaciuto del gioco di parole; quindi, simulando efficacemente un t<strong>on</strong>o miagolante.<br />

«Lamentosi come bambini, diciamo frasi come: ho ceduto è vero, ma lei era una strega, una maga, una<br />

Morgana incantatrice; avevo oceani di amore da darle, ma lei n<strong>on</strong> sapeva che farsene, mi s<strong>on</strong>o fatto sollevare<br />

fino in cielo, scambiandola per un angelo e ora eccomi qui, sfracellato a terra. Ossa rotte e muscoli sfilacciati,<br />

come una corda che n<strong>on</strong> ha retto al troppo sforzo, la mente ormai inerte e il cuore svuotato. Avrei dovuto fare<br />

come Ulisse, legato all’albero e c<strong>on</strong> le orecchie tappate dalla cera? No, caro dottore, no! Meglio uccidere il<br />

mostro e far sparire c<strong>on</strong> lei la prova della nostra incapacità.»<br />

Intorno era sceso il buio, e l’aria era rinfrescata da una brezza tesa che faceva frusciare le cime dei ginepri.<br />

L’uomo aveva smesso di parlare, ma c<strong>on</strong>tinuava a restare immobile, a guardare verso il cielo ormai nero.<br />

«Professore, forse è ora di ritornare per lei.»<br />

Il Professore fu scosso, come da un brivido.<br />

«Certo, è ora per me, e mi perd<strong>on</strong>i se ho parlato a vanvera. Credo che questa libertà sia c<strong>on</strong>sentita solo ai<br />

vecchi e ai matti e io, come ben sa, posso c<strong>on</strong>tare su entrambe le scusanti. Mi riaccompagni, la prego, n<strong>on</strong><br />

vorrei perdermi la puntata del teleromanzo o come lo chiamano adesso, sarei costretto a farmela spiegare dai<br />

miei compagni, e sapesse che c<strong>on</strong>fusi<strong>on</strong>e riesc<strong>on</strong>o a fare quei ragazzi.»<br />

Quando si erano ormai salutati, e Lorenzo si era trattenuto solo per accertarsi che il vecchio varcasse la<br />

porta a vetri del padigli<strong>on</strong>e, questi si voltò per un istante, stagliandosi come una sagoma sul rettangolo di<br />

luce gialla proveniente dall’interno.<br />

«Dottor Crotti…»<br />

«Mi dica professore.»<br />

«Bu<strong>on</strong>a fortuna. Ma n<strong>on</strong> pensi che uccidendo il mostro lei lo abbia eliminato.»<br />

Lorenzo n<strong>on</strong> ci avrebbe giurato, ma per un attimo gli era sembrato di vedere delle lacrime sul volto del<br />

vecchio.<br />

«Lo senti il pianto Oleg? Senti che nel silenzio della nostra casa, l’unico rumore è quello dei singhiozzi<br />

del domovoi? Ma a che serve farti domande che neanche ascolti? Svegliati dunque mio piccolo Oleg, anche<br />

solo per un attimo, e ricorda la leggenda che ti racc<strong>on</strong>tavo, rammenta l’avvertimento che questa ci dà.<br />

Ricordi che lo spirito folletto, insieme alla sua buffa moglie Domovikha, si prende cura della casa e dei<br />

suoi abitanti; di notte si deve ascoltare attentamente il su<strong>on</strong>o che essi produc<strong>on</strong>o e, se tutto va bene e il<br />

futuro della casa è sereno, potrai sentire un delicato mormorio, come di due vecchi che chiacchierano a<br />

bassa voce, accanto al fuoco. Ma n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>o delle divinità, ricordi? S<strong>on</strong>o dei piccoli spiritelli bizzosi e per<br />

c<strong>on</strong>servarne il favore bisogna <strong>on</strong>orarli entrambi; c<strong>on</strong> d<strong>on</strong>i, offerte e anche parlando c<strong>on</strong> loro, sì, proprio<br />

come se fossero due pers<strong>on</strong>e della famiglia, due vecchi saggi ma un po’ lunatici.<br />

E noi, l’abbiamo dimenticato tutto ciò, presi come eravamo dai nostri desideri di vendetta, né abbiamo<br />

ascoltato i loro lamenti notturni e quei gemiti che annunciano la disgrazia e la sventura; e adesso che il<br />

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